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La “Freccia Azzurra” che trasporta generazioni di sogni

da Redazione

Il libro di Gianni Rodari racconta la vita di personaggi ribelli e teneri. La morale: tutti i giocattoli del mondo non valgono mai quanto un amico.

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di Simona Bisacchi Pironi

 

C’è un treno che in tanti hanno preso. Un treno che continua a girare per gli scaffali della libreria, nonostante siano passati tanti anni da quando è stato fabbricato.

“La Freccia Azzurra” di Gianni Rodari viaggia attraverso le generazioni e racconta un mondo di giocattoli ribelli ed estremamente teneri, di bambini che vanno a letto senza cena perché da mangiare non c’è, ma non perdono comunque la voglia di giocare, ridere e immaginare. E poi ci sono le letterine scritte a una Befana arcigna, che solo sul finale svelerà il suo cuore buono, come una cipolla che si spoglia lungo le pagine.

Perché tutto ha inizio nella notte dell’Epifania, quando i giocattoli in mostra nel negozio dell’anziana signora – quasi baronessa – decidono di rispondere alle richieste di quei bimbi destinati a rimanere senza regali, a causa della povertà dei genitori.

Il trenino elettrico creato da Rodari carica sui suoi vagoni bambole, matite colorate e marionette. Lo seguono i cowboy e gli indiani sui loro cavalli, il prode Mezzabarba con il suo veliero, un pilota di aerei e un motociclista. Ma a capo di tutti c’è Spicciola, un cane di pezza, che con il suo fiuto guida il fantastico convoglio alla ricerca di Francesco, un bambino che avrebbe tanto voluto la Freccia Azzurra.

Il viaggio della fantasia, così avventuroso da bambini, si arricchisce di un buon senso che sfiora la saggezza nell’intraprenderlo da adulti.

Così, quando l’Orso Giallo abbandona alla prima tappa i suoi amici dichiarandosi pigro ma desiderando in realtà stare accanto a un bambino che dorme in cantina, Rodari si domanda – ci domanda – “Chissà perché quelli che hanno il cuore buono davvero si sforzano sempre di non farlo sapere agli altri”.

Si scopre la difficile virtù della compassione nella bambola rosa, che sceglie di stringersi al petto di una vecchina che dorme “di uno strano sonno”.

Le marionette ci ricordano che a rimanere di legno nelle situazioni si sente un gran freddo, e ci si scalda solo quando si ha un cuore rosso e gonfio.

Il pupazzo Spicciola è il miracolo del libro, perché sfida il freddo, la solitudine e la morte per amore di un bambino che lo ha commosso e a cui ha deciso di rimanere fedele. Una dedizione così forte da trasformare il suo corpo di pezza in un cane in carne e ossa.

Ma la morale di questo libro che non dovrebbe proprio sfuggire agli adulti, è che Francesco non riceverà mai la Freccia Azzurra, eppure sarà contentissimo. Avrà un lavoro nel negozio di giocattoli della Befana, potrà aiutare la sua famiglia, e al posto di un trenino elettrico si trova un amico fedele.

“Tutti i giocattoli del mondo non valgono un amico”, diceva Francesco in un orecchio a Spicciola.

E quello che per i bambini è una lezione ancora da imparare, per gli adulti è un monito da ricordare.

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