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Editoriale: i progetti della politica e i problemi di metodo

da Redazione

La speranza è che il “Piano di Stabilità Nazionale”, lanciato proprio in questi giorni, possa davvero rappresentare lo spunto per iniziare, finalmente, un confronto serio.

 

di Alessandro Carli

 

A distanza di circa due mesi dalle raccomandazioni che il Fondo Monetario Internazionale ha fatto a San Marino sul sistema bancario, sul passaggio all’IVA e sulle pensioni, sembra che la “spinta” si sia affievolita. L’impressione netta è che le Segreterie di Stato abbiano in parte “smarrito” l’obiettivo di mettere in sicurezza il Paese e di rilanciare il sistema.

Dopo la visita del FMI è calato un preoccupante silenzio sulle “priorità” evidenziate dall’organizzazione internazionale.

Le riforme da mettere in campo sono tante e sicuramente cambieranno la faccia al Paese. Il sistema bancario sta vivendo un periodo di grande difficoltà: continua a perdere in raccolta e paga in termini di competitività. Sul tema, registriamo un avvicinamento tra le parti, quindi tra il Segretario alle Finanze Simone Celli, Associazione Bancaria Sammarinese e Banca Centrale della Repubblica di San Marino. Un primo passo che, ci auguriamo, possa essere l’inizio di una lunga camminata.

L’impressione netta è che, nonostante la buona volontà, ci sia un problema di fondo.

Un problema di “metodo”. I “cantieri” sono tantissimi e molto spesso non dialogano tra di loro, oppure vengono aperti e mai davvero chiusi.

Un esempio emblematico è rappresentato dalla spending review dove, a distanza di diversi mesi, non si è riusciti a redigere un documento unico, frutto di un confronto tra tutti gli attori, tant’è che ad oggi è stato fatto poco o nulla.

Capiamo che non sia facile coordinare tutto, ma sappiamo anche che con una seria programmazione e con la volontà si possano raggiungere gli obiettivi prefissati.

Crediamo quindi che creare una serie di tavoli specifici possa essere una soluzione.

Tavoli su cui tutti gli attori – politica e parti sociali – si possano confrontare, senza fretta, per individuare le soluzioni migliori per il Paese.

Bisogna allo stesso tempo avere chiare le priorità, le urgenze più strette.

Dare cioè una scala ai temi – banche, bilancio, pensioni, riforma delle imposte indirette, eccetera – e darsi tempi certi per fornire una risposta concreta.

La speranza è che il “Piano di Stabilità Nazionale”, lanciato proprio in questi giorni, possa davvero rappresentare lo spunto per iniziare, finalmente, un confronto serio.

Un’occasione importante per cambiare le “modalità” che hanno caratterizzato tanti altri progetti firmati e promossi dall’attuale Esecutivo: tre o quattro confronti con le parti sociali e datoriali, e quindi pochissimi margini per modulare le proposte e gli eventuali aggiustamenti, e poi la “presentazione”. Vista l’importanza degli argomenti – è in ballo il futuro e il rilancio del Paese – e la professionalità degli interlocutori (le associazioni di categoria vivono la “quotidianità” di imprese e lavoratori), una maggior condivisione nella fase di “progettazione” e di “stesura” dei documenti diventa un atto di “responsabilità”.

E un progetto condiviso è più efficace.

E porta spesso a risultati migliori.

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