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L’Associazione dei giovani agricoltori (Agia) di Cia Romagna ha il nuovo coordinatore

da Redazione

Energia, entusiasmo e voglia di fare non mancano a Matteo Pagliarani, nuovo coordinatore di Agia Romagna, l’Associazione dei giovani imprenditori agricoli della Cia. Pagliarani, classe 1994 è socio della cooperativa agricola Clorofilla (180 ettari a Mercato Saraceno), azienda biologica, multifunzionale per eccellenza che si occupa di conduzione di terreni, allevamento, vitivinicolo, agriturismo (compreso agricampeggio), fattoria didattica, associata Cia da oltre 20 anni. Pagliarani, da 5 anni nell’Associazione dei giovani imprenditori agricoli, è stato coordinatore provinciale Agia Forlì-Cesena (prima della nascita di Cia Romagna) e ha fatto anche parte del consiglio di amministrazione della Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Forlì-Cesena.

Gli passa il testimone Stefano Francia (classe 1989), che ringraziando per l’importante opportunità ed esperienza vissuta in Agia sottolinea il ruolo dell’agricoltura guardiana del territorio: l’importanza strategica delle organizzazioni come luoghi di confronto e di discussione fra persone che non lasciano le relazioni alla sola telematica; la necessità di comunicare l’immagine dell’agricoltore e cosa fa sul territorio.

Matteo Pagliarani coglie l’assist. Premette che l’agricoltura deve affrontare molteplici problematiche, ma che bisogna cercare le soluzioni ed essere pratici. Aggiunge poi che intende far conoscere i giovani agricoltori e Agia in tutto il territorio: «Prima di tutto andrò a trovare nelle zone della Romagna i miei colleghi e coetanei per creare un circuito positivo di persone, che ci sono. È importante la formazione e l’informazione e in questo contesto dobbiamo anche perseguire scambi fra giovani agricoltori e giovani ricercatori degli istituti agrari e delle università. Dobbiamo valorizzare il ruolo sociale dell’agricoltore, valorizzare le aree svantaggiate come le colline e le montagne, lavorare per creare reti d’impresa».

La questione del reddito spaventa: fra difficoltà di mercato, volatilità dei prezzi all’origine, cambiamenti climatici le preoccupazioni non mancano, “ma non chiediamo soldi – afferma Pagliarani – chiediamo che il lavoro e il ruolo dell’agricoltore venga riconosciuto per quello che è e che vale per l’ambiente, per la società e per l’economia, perché l’imprenditore agricolo crea lavoro non lo chiede”. Da rivedere anche il rapporto agricoltori e istituti di credito: alle aziende agricole serve una formazione bancaria/creditizia per comprendere, assimilare e valutare le forme di finanziamento a loro dedicate. Le banche, a loro volta, hanno bisogno di conoscere le imprese agricole, aziende a “cielo aperto”. «I prodotti proposti dalle banche devono tenere conto dei tempi dell’agricoltura, della natura – spiega Pagliarani – e i finanziamenti devono avere un periodo di preammortamento lungo in base a tempi di messa in produzione delle piante e degli allevamenti».

Un’altra finalità di Agia Romagna è che attorno alla terra, intesa come bene comune, agli areali agrari, allo spazio rurale e agro-silvo-forestale si costruisca un’offerta integrata unica, distintiva, che fa della salubrità e della sanità la carta identitaria del prodotto legato al territorio di provenienza: aspetto importante per fidelizzare e rassicurare il consumatore sul versante della sicurezza alimentare, della sostenibilità ambientale e della qualità del cibo.

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