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ANIS: “Confronto sul mercato del lavoro, ma si parta dai dati”

da Redazione

I primi effetti della Legge Sviluppo non hanno soddisfatto né sindacati né Segreteria. Gli industriali: “Non è certamente il momento di parlare di discriminazioni e disincentivi”.

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di Daniele Bartolucci

 

Si riapre il confronto sul mercato del lavoro, soprattutto dopo le evidenze dei primi risultati della Legge per lo Sviluppo, che non soddisfano i sindacati e, in parte, nemmeno la Segreteria all’Industria. Ovviamente le due parti in causa non hanno la stessa idea né sulle cause né sulle soluzioni, ma, come rileva anche ANIS, almeno sono partite dalla stessa “fotografia” dello stato di fatto, “ed è dai dati reali che occorre ripartire per aprire un confronto”, hanno sollecitato gli Industriali, consapevoli che il mercato del lavoro è un passaggio delicatissimo ma anche fondamentale per generare sviluppo, quello a cui il Paese deve aspirare. Uno sviluppo che passa necessariamente dall’occupazione e quindi dalle politiche per il lavoro che si andranno a costruire, ma anche dalla crescita delle imprese, del loro numero e degli investimenti che faranno in territorio, perché senza imprese è ben difficile che si creino nuovi posti di lavoro, per i sammarinesi, così come per i frontalieri, ancora una volta oggetto del contendere.

Al di là della questione ovvia, per cui le competenze e le professionalità che necessitano le aziende spesso non si trovano nel mercato del lavoro interno e quindi si vada a cercarle oltre confine, sembra essersi creata una anomala tendenza anche sulle qualifiche più basse, cosa che non era mai accaduta prima.

E questo – potrebbe essere vero – a scapito dei residenti, ma il condizionale è d’obbligo senza un’accurata verifica dei casi che si sono poi effettivamente compiuti, perché, sempre come invita l’ANIS, andrebbero verificate anche le aspettative dei singoli iscritti nelle liste di disoccupazione, tenendo conto anche dei generosi ammortizzatori sociali che probabilmente ancora percepiscono, ma anche delle mansioni (e degli orari, altro tabu atavico per molti sammarinesi) che certe offerte di lavoro avrebbero previsto.

 

I DATI RISERVATI E QUELLI UFFICIALI


Al momento, secondo l’Ufficio Statistica, ci sono 15.056 occupati nel settore privato, di cui 8.935 residenti, 665 soggiornanti e 5.326 frontalieri. I dati emersi in Commissione Lavoro – ancora riservati – in effetti hanno messo in rilievo una tendenza all’assunzione dei frontalieri, più marcata rispetto al passato, probabilmente per via della liberalizzazione, anche se, a ben guardare, riguarda solo le professionalità più basse, cosa che stupisce in quanto dovrebbero esserci anche tra i disoccupati sammarinesi.

 

L’AFFONDO DELLA CSU: “VIA LA LIBERALIZZAZIONE”


Per la CSU, “gli effetti della liberalizzazione delle assunzioni per tutti i livelli, introdotta nell’autunno scorso, non hanno portato nessun vantaggio alla occupazione dei sammarinesi e residenti”.

In pratica per i sindacati, “siamo di fronte ad una parziale ripresa dell’occupazione nei settori privati, ma che è costituita quasi esclusivamente da lavoratori frontalieri. Le cifre sono molto eloquenti: i circa 250 occupati in più rispetto al periodo gennaio/febbraio di un anno fa, provengono quasi esclusivamente da fuori territorio, peraltro con inquadramenti molto bassi, a dimostrazione che sono lavoratori poco qualificati o inquadrati in maniera non conforme ai contratti di lavoro. A San Marino dunque cresce l’occupazione nel privato, ma aumenta anche la disoccupazione interna… Si tratta di un paradosso insostenibile, che conferma una volta di più la forte opposizione messa in campo dalla CSU al provvedimento sulla completa liberalizzazione di tutte le assunzioni”.

Come fare per invertire la tendenza? “Ribadiamo che agire sull’inasprimento di tale forma di tassazione è una misura non condivisibile in linea di principio, oltre che inefficace e incapace di risolvere il problema, perché molte aziende non fanno altro che far scontare agli stessi lavoratori frontalieri il relativo costo, assumendoli in condizioni di sottotrattamento”. Quindi? “Quello che serve è il superamento della liberalizzazione delle assunzioni, reintroducendo norme che danno la precedenza all’occupazione dei sammarinesi e residenti iscritti alle liste di avviamento al lavoro. La liberalizzazione, semmai, potrà riguardare solo i livelli professionali più elevati, a fronte di curriculum e requisiti corrispondenti alle mansioni richieste”. Di qui l’invito al Segretario di Stato per il Lavoro e al Governo “a riconsiderare profondamente le politiche per il lavoro, e a rendersi realmente disponibili a ricercare soluzioni concertate con le organizzazioni sindacali, al fine di assicurare il diritto al lavoro e rafforzare la ripresa economica del paese”.

 

IL SEGRETARIO AL LAVORO: “PRONTI A INTERVENIRE”

 

La Segreteria di Stato per il Lavoro, nel confermare la propria richiesta di dati attuali sul mercato del lavoro interno, cosa che poi si è tradotta nel report presentato in Commissione Lavoro, è stata la prima ad ammettere che “l’andamento degli avvii in questa fase si rivela non soddisfacente, in particolare nel mese di Dicembre: fino a questo momento la liberalizzazione delle assunzioni”, spiega, “è stata tradotta dalle imprese nel senso di una eccessiva assunzione di frontalieri rispetto ai residenti, se paragonata col passato. Anche a causa di una aliquota sulle assunzioni dei frontalieri (il famoso 4,5%) che a seguito della mediazione politica è diventata decisamente più bassa di quanto inizialmente proposto”, rileva quindi Andrea Zafferani. “Un fenomeno come questo può essere fisiologico nella prima fase di applicazione della legge, anche per effetto della regolarizzazione di lavoratori precedentemente irregolari, ma non può certo diventare strutturale. Questo, se da un lato dimostra quanto fossero immotivate le tesi di chi diceva che l’aggravio di costi sui frontalieri ne avrebbe impedito le assunzioni e pregiudicato la crescita delle imprese, dall’altro lato ci richiede, se la tendenza proseguirà, interventi immediati e risoluti. Le analisi basate sull’andamento di un solo mese, naturalmente, non possono che essere molto parziali. La nostra priorità assoluta è l’occupazione dei sammarinesi e dei residenti e quindi saremo estremamente rapidi, se i numeri si confermeranno nei prossimi mesi, nel valutare i necessari provvedimenti di correzione in modo da far crescere le assunzioni di residenti e limitare quelle di non residenti. Un periodo di assestamento è fisiologico ma se continuerà sarà necessario intervenire con decisione”.

 

ANIS: “PARTIRE DAI DATI PER FAVORIRE LO SVILUPPO”

 

“Gli ultimi dati disponibili sugli avvii al lavoro hanno riaperto il dibattito sulla recente Legge Sviluppo e, più in generale, sul mercato del lavoro a San Marino”, annunciano dall’Associazione Nazionale Industria San Marino, “e questo non può che essere colto con favore da parte della nostra Associazione, la quale ha sempre affrontato questioni così delicate (in maniera empirica) partendo proprio dai numeri e dal quadro reale della situazione. E’ una questione basilare, sia per aprire un dialogo costruttivo, sia per elaborare le migliori soluzioni al fine di raggiungere gli obiettivi che ci si è posti”.

“Partiamo dunque dagli obiettivi”, avvertono gli Industriali, “perché devono essere chiari e condivisi da tutti: è un obiettivo prioritario la piena occupazione dei sammarinesi? Al netto di una quota fisiologica di disoccupati, il nostro Paese può raggiungere tassi di occupazione sicuramente molto alti, ma occorre muovere le leve giuste e, soprattutto, fare una valutazione onesta e veritiera della situazione attuale. Occorre”, avvertono da ANIS, “verificare quante persone iscritte alle liste di avviamento sono realmente disponibili ad accettare un’offerta di lavoro subito, ma anche quanto incide in questa scelta la generosità degli ammortizzatori sociali attuali. Allo stesso modo, andrebbe resa obbligatoria la formazione e l’aggiornamento delle competenze, che oggi mancano nel mercato interno. Un mercato che va reso semplice e veloce, con procedure chiare per le imprese che vogliono assumere e crescere. Perché l’altro obiettivo è lo sviluppo del Paese e questo si può raggiungere solo attraverso la crescita dell’economia reale. Tutti i Governi stanno spingendo sulle politiche industriali, agevolando le imprese nel difficile compito di intercettare i timidi segnali di ripresa, e così deve fare anche San Marino, perché anche qui l’unico settore che sta crescendo e sta generando occupazione è il manifatturiero. E non da oggi, non da questa legge, ma da diversi anni: se vogliamo parlare di numeri, si deve iniziare necessariamente da questi, dalle imprese che investono e che abbiamo l’onore di rappresentare. Le nostre imprese necessitano di competenze e qualifiche, che non trovano nel mercato interno, ma se guardiamo ai numeri – ancora una volta – non sono queste aziende quelle che hanno utilizzato la “liberalizzazione” introdotta recentemente, perché nella maggior parte dei casi hanno utilizzato la vecchia procedura, proprio perché certe competenze non sono oggi disponibili. Invece, sentiamo parlare di disincentivi e discriminazioni nei confronti dei frontalieri: con il problema di reputazione che San Marino sta vivendo, con titoli di giornali nazionali italiani che ci mettono alla gogna ogni settimana, crediamo che tali interventi ci portino sulla strada sbagliata. Una strada che non porterà nuovi investimenti e, quindi, nemmeno nuove imprese. E senza imprese non ci sarà occupazione, di questo crediamo se ne siano finalmente resi conto tutti: ora aspettiamo interventi coerenti con questo principio”. Insomma, anche per gli Industriali “una riflessione sulle dinamiche del mercato del lavoro è dunque più che opportuna”, e “se i presupposti sono quelli appena esposti”, aprono le porte, “la nostra Associazione è pronta a dare, come ha sempre fatto, il proprio contributo di idee e di soluzioni, volte a raggiungere gli obiettivi dichiarati: più imprese che generino occupazione, dunque, e più sviluppo per il Paese”.

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