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Telefonia mobile, presentata la Rete dello Stato

da Redazione

Gestita da una new.co. di proprietà dell’AASS, vi parteciperà ZTE. In 25 anni previsti 135 milioni di entrate e circa 80-90 milioni di costi.

ZTE Gruppo

 

di Alessandro Carli

 

La stima è prudente ma utile per capire la portata, le ricadute economiche e “sociali” del progetto. In 25 anni, quindi da oggi al 2043, il guadagno della new.co. chiamata a gestire “la Rete mobile dello Stato” sarà di circa 45-55 milioni di euro.

Il progetto di sviluppo delle telecomunicazioni stipulato tra il Titano e l’azienda cinese ZTE Corporation, dopo la delibera del 7 maggio del 2017 e il Memorandum siglato lo scorso dicembre, è diventato realtà.

“Lo Stato da tempo sta investendo nella fibra ottica e nelle reti mobile – ha spiegato il Segretario di Stato Andrea Zafferani -. Un impegno importante, anche perché riteniamo che si debbano creare un pacchetto di infrastrutture di rispetto”. Zafferani, prima di entrare nei dettagli, ha aggiunto: “Abbiamo aspettato qualche mese prima di darne comunicazione ufficiale in quanto mancavano due ‘punti’: avere una manifestazione d’interesse scritta da parte di un operatore non presente in territorio – si tratta di Wind Tre che ha annunciato l’interesse nell’utilizzare la rete che lo Stato metterà in piedi ma il discorso è aperto anche con Vodafone – e la predisposizione di un business plan dettagliato che ci permettesse di avere i ‘numeri’, quindi i costi della realizzazione delle infrastrutture e i guadagni dello Stato”. Gli operatori privati difatti dovranno versare un certo importo nelle casse della Repubblica per poter usufruire delle reti.

E rispetto all’orizzonte individuato – 25 anni – i ricavi, ha sottolineato il Segretario di Stato all’Industria, “sono buoni”.

 

GLI ATTORI E I COSTI DEL PROGETTO


ZTE Corporation è il partner per lo sviluppo della Rete dello Stato. Parte attiva del Memorandum è l’AASS che, oltre a luce e gas, si occupa anche di telecomunicazioni. Memorandum che, tra le altre cose, prevede anche un “training center”, un centro di formazione per il personale che vedrà la partecipazione anche dell’Università di San Marino e che dovrà gestire la rete e tenerla efficiente. Sempre il Memorandum poi chiarisce che l’infrastruttura dovrà essere pubblica ma la sua gestione dovrà essere demandata a una new. co., di proprietà dell’AASS e che vede al suo interno anche la partecipazione di ZTE Corporation, un Gruppo che, come ha sottolineato il Presidente Western Europe Hu Kun, “nel mondo ha una forza-lavoro di circa 85 persone di cui 35 mila impegnati nella Ricerca & Sviluppo”. ZTE, ha proseguito, “è coinvolto nello sviluppo del 5G, una tecnologia che ci vede tra i leader a livello internazionale. Siamo profondamente impegnati nel suo sviluppo e stiamo spingendo per la sua commercializzazione globale che avverrà nel 2020. Puntiamo anche a ridurre il costo del 5G per gli operatori”.

In Italia il colosso cinese ha 12 uffici in cui lavorano circa 600 persone. Di queste, circa il 75% sono italiane. Una forza lavoro, ha assicurato il Presidente, destinata a essere implementata. Poiché le infrastruttura per un Paese sono strategiche, Hu Kun ha assicurato che nella Repubblica di San Marino verrà portata la migliore tecnologia. I benefici avranno una ricaduta a pioggia sia per i cittadini che per i turisti e per le imprese. “Con la nuova rete si può promuovere la sviluppo economico della Repubblica”.

Il business plan è stato svelato da Jaume Salvat Font, consulente dell’AASS e estensore del progetto assieme a Gerardo Giovagnoli e Augusto Gasperoni. “Abbiamo lavorato su diversi piani industriali finché non abbiamo individuato quello più adeguato. Con la rete il ROI, il ritorno dall’investimento, più incisivo nella fase iniziale, si ammortizza sul lungo periodo”. In 25 anni la stima dei costi, delle entrate e dei guadagni è la seguente: entrate per circa 135 milioni di euro, 80-90 milioni invece serviranno per coprire le spese di manutenzione e funzionamento. Degli 80-90 milioni “messi sul tavolo”, circa 10 saranno spesi nel 2018 ha detto Salvat. con un guadagno “pulito” di circa 50 milioni.

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