“Leggiamo con piacere la proposta avanzata dalla responsabile del comitato donne della Federazione Pensionati della CSdL, Nerina Zafferani, che intende dare l’opportunità ad un famigliare di una persona non autosufficiente di svolgere il compito del “prendersi cura” eliminando vincoli normativi che attualmente lo impedirebbero” scrive in una nota la Segreteria di Stato per la Sanità.
Questa proposta insieme a tante altre, è attualmente presente su diversi tavoli di confronto e di studio, sia tecnico che politico. In particolar modo ci riferiamo a quello della riforma previdenziale e a quello della predisposizione di una nuova normativa sull’inclusione lavorativa.
Entrambi gli interventi hanno individuato la necessità di introdurre nell’ambito del nostro sistema normativo nuove regole proprio per valorizzare al meglio questa importante opportunità.
La figura del caregiver (familiare assistente) è una persona che aiuta, in maniera gratuita e quotidiana, un proprio parente non autosufficiente fisicamente e/o mentalmente.
Nello svolgimento di questa amorevole attività, il familiare assistente può operare in maniera diretta (lavare, vestire, cucinare, …) o indiretta (adempiere agli obblighi amministrativi) il proprio congiunto, così come adottare tecniche di sorveglianza attiva (intervenire in caso di pericolo per l’assistito o gli altri) o passiva (paziente a letto che ha bisogno di controllo).
L’Emilia Romagna si è dotata di una propria legge regionale “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare” nel marzo del 2014, per sostenere psicologicamente ed economicamente queste persone ed ha istituito anche la Giornata del caregiver, che si tiene nell’ultimo sabato di Maggio.
La Segreteria di Stato per la Sanità ha in programma di aprire un confronto vasto sulle politiche sociali per tutte le persone con bisogni complessi al fine di dare al nostro Paese la capacità di affrontare le sfide che pone anche il progressivo invecchiamento della popolazione e trasformarle in un’opportunità per tutte le generazioni.
Entro fine marzo p.v, sarà organizzato un tavola rotonda presso la Sala Conferenza del Casale la Fiorina dove chiamare tutti gli esperti e le parti in causa (servizi, parti sociali, associazioni, volontari) capaci di presentare una fotografia e uno studio conoscitivo del mondo della terza età per gli aspetti sociali e sanitari, in merito alla popolazione anziana. Obiettivo in questa prima fase è quello di raccogliere tutti i dati rappresentativi della situazione degli anziani e al tal fine promuove un primo momento di studio, approfondimento e confronto con gli uffici preposti e i servizi per attivare una serie di interventi finalizzati a sostenere le persone con bisogni speciali e a rivalutarne il suo ruolo come risorsa per il territorio.
Inoltre le associazioni che si occupano di Volontariato, in collaborazione con la Segretaria per la Sanità e l’ISS, hanno pensato di unirsi e di organizzare anche a San Marino la giornata del Caregiver Familiare “MICURODITE”, prevista per il 14 aprile p.v., per riconoscere e sostenere questa figura anche da un punto di vista normativo e per accendere un faro su compiti, prerogative e importanza, ma pure sulle difficoltà e le necessità che si incontrano nel percorso terapeutico di chiunque debba fare i conti con una patologia, soprattutto se cronica ed invalidante. Durante la giornata sarà presente il contributo dell’Onorevole Edoardo Patriarca, Presidente del Centro Nazionale per il Volontariato e dell’Istituto Italiano della Donazione, promotore della legge al parlamento italiano sul caregiver e saranno presentati i progetti dell’Associazione Sammarinese Gerontologia e Geriatria (A.S.G.G.)- “MOVEMENT DISORDERS” SEZIONE PARKINSON, del Polo delle Associazioni socio sanitarie e della Papa Giovanni XXVII e i contributi delle Federazioni dei Pensionati.
Insieme a tutte le parti sociali possiamo promuovere le condizioni per la creazione di una società inclusiva, equa, che non scarta nessuno, non discrimina, fa propri i problemi di tutte le persone, non lascia nessuno da solo, perché dentro una società con questa cultura tutti si troverebbero pienamente a casa propria e l’inclusione non troverebbe ostacoli.