L’ECRI conferma San Marino come accogliente, ma rileva problematicità sui diritti dei lavoratori stranieri e sull’opinione pubblica (media compresi). Questo nonostante i numeri.
di Daniele Bartolucci
San Marino si conferma terra dell’accoglienza e del dialogo. Nessun pericolo razzismo o di incitamento all’odio (esclusi i casi recenti sui social, ndr), rileva l’ECRI nel quinto report sulla Repubblica di San Marino, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, emanazione del Consiglio d’Europa. Nel suo quarto rapporto, l’ECRI ha ritenuto che “la società sammarinese fosse caratterizzata da un clima generale di dialogo e tolleranza. Le ultime informazioni ricevute suggeriscono che il clima di serenità rilevato dall’ECRI cinque anni fa ancora permane. Tuttavia, i rappresentanti della società civile e dei sindacati hanno comunicato all’ECRI che persiste un pregiudizio latente (già notato nel quarto rapporto) in alcuni settori della società sammarinese nei confronti degli stranieri, in particolare degli italiani, e specialmente dei lavoratori frontalieri”. Sulla falsariga della libera circolazione dei lavoratori e delle persone , insomma. Un tema che è già da mesi sul tavolo di trattativa con la Commissione europea e che vede San Marino essere trattato – ancora una volta – senza tener conto delle sue peculiarità di piccolo Stato, ovvero di avere necessità e quindi di normare in maniera differente i flussi delle persone e dei lavoratori, garantendo comunque a chi arriva (per vivere o lavorare) standard elevatissimi rispetto ad altri Paesi.
MOLTI I PASSI IN AVANTI IN SOLI CINQUE ANNI
Dall’adozione del quarto rapporto dell’ECRI su San Marino il 21 marzo 2013, sono stati compiuti progressi in alcuni campi. Ad esempio, “il codice penale è stato modificato per ricomprendere l’identità di genere tra i motivi vietati di discriminazione o violenza o di istigazione a commettere tali atti, così come tra le circostanze aggravanti nelle condanne per reati penali”. Inoltre “le autorità di polizia hanno messo in atto un metodo per la raccolta di dati concernenti gli atti o i reati di razzismo, sia per i casi di incitamento all’odio che per i reati di violenza razzista, omofoba o transfobica”.
E’ in vigore da dicembre 2014 una legge che disciplina la proprietà dei mezzi di informazione e la professione degli operatori dell’informazione e San Marino ha firmato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Criminalità Informatica nel marzo 2017 e il suo Protocollo Aggiuntivo nel maggio 2017. Inoltre l’accesso alla naturalizzazione è ora disciplinato da una legge ordinaria e non più straordinaria. E a tal proposito, la revisione, nel 2015, della normativa sulla durata dei permessi di soggiorno e di lavoro per gli stranieri ha ridotto la precarietà del lavoro per i lavoratori stranieri e, in particolare, per le badanti.
L’ECRI accoglie favorevolmente tali sviluppi positivi intervenuti a San Marino. “Tuttavia”, spiega nel report, “nonostante i progressi compiuti, alcune questioni continuano a destare preoccupazione”.
LAVORO: ELIMINARE LE ULTIME DISCRIMINAZIONI
Sul fronte degli stranieri presenti in Repubblica, l’ECRI è molto in linea con l’Unione Europea: “Dovrebbe essere emanata una normativa esaustiva civile e amministrativa che vieti la discriminazione razziale in tutti i settori della vita”. Ma è soprattutto l’ambito lavorativo che interessa oggi: “San Marino è un enclave nel territorio dell’Italia”, si legge nel documento, “con la quale condivide la lingua e le origini etniche. I due Stati e i loro cittadini hanno forti legami politici, economici, culturali e personali. Tra il 2008 e il 2014 questi legami sono stati interrotti da una crisi diplomatica tra i due paesi, che ha interessato principalmente i 5.000 lavoratori frontalieri italiani, a causa dei problemi legati alla doppia imposizione. La controversia avrebbe dovuto essere risolta nel 2012 con una convenzione e un protocollo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri, ma l’Italia non ha ratificato il documento perché riteneva che la normativa sammarinese fosse inadeguata in materia di segreto bancario, cooperazione diretta tra le autorità finanziarie, legislazione sui reati fiscali, residenza delle società ai fini fiscali, ecc. La maggior parte dei problemi riguardanti la doppia imposizione dei lavoratori frontalieri italiani sono stati infine risolti con la ratifica della accordo da parte dell’Italia nel 2014, che ha dato attuazione alla citata convenzione e al relativo protocollo. Anche un parziale rimborso delle imposte indebitamente pagate a San Marino a causa della doppia imposizione e una riforma generale delle imposte dirette hanno contribuito a risolvere il problema”.
Ma “nonostante un miglioramento nella situazione dei lavoratori frontalieri per quanto concerne la doppia imposizione, permangono altri problemi, come ad esempio il fatto che non possono essere assunti con contratti a tempo indeterminato”. Anche se, come è stato comunicato all’ECRI, “a settembre 2017 è stata adottata una Legge per favorire lo sviluppo economico che, tra l’altro, migliorerà le condizioni precarie dei lavoratori transfrontalieri”, con la stabilizzazione dopo i 18 mesi di lavoro continuativo, che scatterà da luglio.
LAVORATRICI MIGRANTI, SERVONO PIÙ TUTELE
Riguardo alle lavoratrici migranti dall’Europa centrale e orientale che sono impiegate come badanti, si sono fatti diversi passi in avanti – ad esempio uno Sportello Unico ora si occupa di tutte le formalità amministrative e dei provvedimenti per le badanti e i loro datori di lavoro – “tuttavia, il rapporto del 2015 su San Marino del Commissario per i Diritti Umani e il rapporto del 2014 sull’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani (GRETA) hanno evidenziato che queste donne rimangono in una situazione di vulnerabilità. Ciò è principalmente dovuto al fatto che la maggior parte delle badanti vivono con i loro datori di lavoro. Benché i servizi sociali controllino le condizioni di lavoro e di vita delle badanti e offrano loro corsi di formazione, sembra che tali corsi riguardino principalmente le competenze e le qualifiche nello svolgimento delle loro mansioni. I rappresentanti della società civile hanno anche sottolineato il rischio che alcune di queste persone possano lavorare in nero attraverso canali illeciti, con la possibilità di essere vittime di sfruttamento e abusi. Si dovrebbero adottare delle misure per garantire che queste lavoratrici migranti ricevano informazioni sui loro diritti e su come ottenere assistenza in caso di problemi, così come sui mezzi di ricorso previsti dalla legge in caso di discriminazione.
ASSISTENZA SANITARIA: NON ALLA QUOTA CAPITARIA
“Ad eccezione delle leggi elettorali, la normativa sammarinese conferisce agli stranieri e ai cittadini i medesimi diritti sociali: accesso all’occupazione, all’alloggio, all’assistenza sociale, alla sanità, all’istruzione e alla scuola, alle attività economiche, ecc. Ai sensi dell’articolo 3 della legge n. 118/2010 modificata da ultimo nel 2015, i cittadini stranieri presenti nel territorio della Repubblica di San Marino godono dei “diritti fondamentali della persona umana previsti dalle norme di diritto interno, dalle Convenzioni internazionali in vigore e dai principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti” e di “parità di trattamento con il cittadino sammarinese relativamente alla tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi”. Tuttavia, l’ECRI ha osservato che vi è “una differenza di trattamento tra i residenti sammarinesi senza un’attività retribuita (non dipendenti da un membro della famiglia che beneficia di copertura medica) che godevano di assistenza sanitaria gratuita, e gli stranieri residenti o in possesso di un permesso di soggiorno senza un’attività retribuita (non dipendenti da un membro della famiglia che beneficia di assistenza medica) che dovevano versare le contribuzioni (quota capitaria) al sistema sanitario sammarinese. Questa differenza di trattamento ancora esiste, anche se le autorità hanno leggermente modificato le disposizioni sulla quota capitaria, esentando dal pagamento i residenti stranieri che sono registrati come persone in cerca d’occupazione. Le autorità stanno affrontando il problema al fine di abolire l’obbligo del pagamento delle contribuzioni per tutti gli stranieri residenti nel paese o in possesso di un permesso di soggiorno”.
RESIDENZA E CITTADINANZA MA ANCHE DIRITTO DI VOTO
“I cittadini stranieri residenti a San Marino non hanno diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrativi. I cittadini italiani residenti da lungo tempo a San Marino che non vogliono rinunciare alla loro nazionalità italiana non hanno accesso alla cittadinanza sammarinese tramite naturalizzazione. Le coppie dello stesso sesso non hanno il diritto di sposarsi o di ottenere un’altra forma di riconoscimento giuridico delle loro relazioni a San Marino”.
Nel suo quarto rapporto, l’ECRI lamentava il fatto che il Parlamento non avesse preso in considerazione, nella legge n. 36 del 23 marzo 2009 che modificava la normativa del 1994 sulle Giunte di Castello, la raccomandazione secondo cui si doveva promuovere la partecipazione dei residenti stranieri alla vita politica, concedendo loro i diritti di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative, in conformità con la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Partecipazione degli Stranieri alla Vita Pubblica a Livello Locale.
60. In tale ambito nulla è cambiato, purtroppo. La raccomandazione dell’ECRI è pertanto ancora valida, come quella riguardante la ratifica della Convenzione. Vale la pena notare che nel frattempo San Marino ha firmato e ratificato la Carta Europea dell’Autonomia Locale (rispettivamente, il 16 maggio 2013 e il 29 ottobre 2013).
61. L’ECRI raccomanda ancora una volta che agli stranieri residenti a San Marino siano concessi di diritti di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative (Giunte di Castello), in conformità con i principi stabiliti nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Partecipazione degli Stranieri alla Vita Pubblica a Livello Locale.
RAZZISMO: AGGIORNARE LA LEGISLAZIONE PENALE
“San Marino”, si legge nel report, “non ha ancora una legislazione penale che vieta la discriminazione per motivi di lingua o di colore, né una normativa esaustiva civile e amministrativa contro la discriminazione razziale, o un organismo indipendente per la lotta contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza a livello nazionale”.
“L’opinione pubblica, in particolare le vittime potenziali dell’incitamento all’odio, non sembra pienamente informata dei diritti e dei mezzi di ricorso previsti dalla legge”.
L’INVITO: SCIOGLIERE I PARTITI
Su razzismo e odio ce n’è anche per la politica. Dopo aver verificato anche l’ultima campagna elettorale, l’ECRI raccomanda alle autorità sammarinesi di “promuovere l’autoregolamentazione delle istituzioni pubbliche e private, compresi gli organismi eletti e i partiti politici, come strumento per combattere l’uso dei discorsi incitanti all’odio, favorendo anche nel contempo l’adozione di adeguati codici di condotta che prevedano la sospensione o altre sanzioni in caso di violazione delle loro disposizioni, nonché la creazione di canali di comunicazione efficaci”. L’ECRI invita le autorità “ad ispirarsi ai principi fondamentali enunciati nella sua Raccomandazione di Politica Generale n. 15 sulla lotta l’incitamento all’odio nell’esame di tali questioni”. Non solo: più specificatamente, l’ECRI raccomanda alle autorità, “pur rispettando il diritto alla libertà di associazione, di prevedere la possibilità di ritirare tutti i finanziamenti e altre forme di supporto concessi dagli organismi pubblici ai partiti politici e alle organizzazioni che fanno uso di discorsi improntati all’odio o non riescono a sanzionarne l’uso da parte dei loro membri, nonché la possibilità di vietare o di sciogliere tali organizzazioni. L’ECRI invita le autorità ad ispirarsi ai principi fondamentali enunciati nella sua Raccomandazione di Politica Generale n. 15 sulla lotta contro l’incitamento all’odio nell’esame di tali questioni”.
Dal canto loro, le istituzioni sammarinesi e il Governo in primis, hanno spiegato come sia in essere un percorso per addivenire anche a San Marino di una disciplina specifica. Nel report viene infatti spiegato che “è attualmente in esame, al fine di un’eventuale adozione, un progetto di codice di condotta per i membri del Parlamento che prevede sanzioni in caso di uso dell’incitamento all’odio”. Per quanto riguarda i partiti, probabilmente vige l’invito dell’ECRI: si devono autoregolamentare.
MEDIA: BLOG SENZA CONTROLLO
Capitolo interessante quello dedicato dall’ECRI ai “Mezzi di informazione e Internet”. Prendendo ad esempio il sito di Marco Severini, “un blog che da tempo si presenta come un giornale on-line chiamato Giornalesm.com news”, l’ECRI rileva che “l’assenza di regolamentazione del settore dei mezzi di informazione e dei giornalisti è da lungo tempo un problema a San Marino. Di conseguenza”, si legge nel report, “l’ECRI ha raccomandato, nel pieno rispetto del principio di indipendenza dei mezzi di informazione, di incoraggiare questi ultimi ad istituire un meccanismo extra giudiziario per far fronte alle denunce nei loro confronti anche nei casi di discriminazione”. E infatti, “da dicembre 2014 è in vigore una legge che disciplina la proprietà dei mezzi di informazione e la professione degli operatori dell’informazione. Tuttavia”, spiegano, “le pubblicazioni on-line, come i blog o i messaggi sui social media gestiti o scritti da individui, associazioni o partiti, non sono considerati come facenti parte della stampa e pertanto non rientrano nel campo di applicazione di questa normativa”. Né in quello del Codice Deontologico adottato il 31 luglio 2017, che “prende in considerazione, in particolare, la tutela dei minori e dei gruppi vulnerabili, la tutela della vita privata e dei diritti fondamentali e la necessità di operare una chiara distinzione tra fatti e opinioni”. E se il Codice è contestato dalla Consulta per l’Informazione, l’ECRI ricorda che la legge stessa è contestata dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa. “I rappresentanti del nuovo governo formatosi dopo le elezioni del 2016”, si legge comunque nel report, “hanno comunicato all’ECRI che erano in esame modifiche alla legislazione per affrontare le critiche di cui sopra”. Una modifica della Legge sull’Editoria è ritenuta opportuna anche dalla Consulta, come noto, e dall’USGI. Ma ad oggi non c’è alcuna proposta concreta e l’Autorità è appena stata rinominata.