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Statali, la percentuale di laureati è inferiore a quella italiana

da Redazione

A San Marino è del 32%, a Roma del 40%. Nel settore privato molti i “diplomati”. Agli operai e agli impiegati frontalieri è richiesta soprattutto la “specializzazione”.

 

di Alessandro Carli

 

In Italia “solo” il 40% del personale della PA è laureato (“e il 49% delle mansioni che richiedono una laurea è svolta da personale non laureato” commenta FPA, società del Gruppo Digital360 incaricata di redigere un’indagine sul pubblico impiego), e “il 41,1% ha un diploma di scuola media superiore, mentre il restante 18,3% si è fermato alla licenza media”.

Sul Titano – dati dell’Ufficio di Statistica al 31 dicembre 2017 – la percentuale di dipendenti pubblici che ha portato a conclusione il percorso di studi universitari è più bassa. A fine 2017 la forza lavoro complessiva di persone impiegate sotto lo Stato è risultata essere di 3.619 unità. Per comodità di calcolo accorpiamo il diploma universitario (358) alla laurea (799): la somma di queste due voci è 1.157, quindi – rapportata al totale del settore pubblico – risulta di poco inferiore al 32%.

Entrando nei dettagli, quindi scomponendo i dipendenti statali per singolo ente (Pubblica Amministrazione, Istituto per la Sicurezza Sociale, AASP, AASS, Università degli studi e Comitato Olimpico Nazionale), emerge che nella PA la percentuale di “dottori” è di poco superiore al 33,5% (710 su 2.116). Superano il 40% invece i laureati all’interno dell’ISS (416 su 1.023) mentre quelli in forza a UniRSM sono il 34,2% (13 su 38). Percentuali piuttosto basse all’AASP (3,5%; i laureati sono 10 su 285) e all’AASS (5,3%; 8 su 149). Al CONS invece non risultano esserci impiegati laureati.

Per completezza di informazioni, il “titolo di studio” più presente tra i dipendenti pubblici della Repubblica è quello di licenze media inferiore (860 persone), seguito dal diploma di maturità (841 lavoratori).

 

SETTORE PRIVATO: MOLTI DIPLOMATI


Com’era naturale aspettarsi, nel privato “il titolo” è molto meno frequente rispetto alle percentuali del pubblico. Su un totale di 15.070 dipendenti, quelli che hanno conseguito il diploma universitario (492) o la laurea (1.085) sono 1.577 (10,5% circa del totale). Il diploma di maturità ce l’ha il 32% dei dipendenti (4.840), la licenza media inferiore il 31,4% (4.733).

Soffermiamoci sui “rami” più rappresentativi, quelli cioè che danno lavoro a più di mille persone.

Tra i lavoratori delle attività manifatturiere (5.683 a dicembre 2017), poco più dell’8% è laureato (482). Il “titolo” più “frequentato” è quella del diploma (di qualifica o di maturità), conseguito da 2.361 persone (41%). Nel “Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli” sono impiegate complessivamente 2.570 persone. Di queste, 1.100 possiedono un diploma (circa il 43%), 176 un titolo universitario (circa il 7%). Nelle “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (forza lavoro: 1.127 persone), la maggior parte ha un diploma (qualifica, maturità o universitario) o una laurea: 747 dipendenti, pari al 66,2%. Le persone che hanno portato a compimento i percorsi formativi universitari sono 200.

 

FRONTALIERI: RICHIESTA LA SPECIALIZZAZIONE


L’UPECEDS non suddivide i lavoratori frontalieri per titolo di studio ma per qualifica. Aumentati di circa 100 unità da dicembre 2016 (5.252) a dicembre 2017 (5.348), le figure più richieste sono quelle “specializzate”, quindi gli “operai specializzati e tecnici” (1.178), seguiti dagli “impiegati specializzati e tecnici” (1.150) e dagli “operai qualificati” (1.089). I dirigenti e assimilati sono 101, i responsabili ed esperti di settore invece 380.

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