Serviranno all’Italia per affrontare le sfide del futuro. Il Presidente Boccia: “Verrà finanziato da Europa, dai privati e dalle azioni sul bilancio pubblico”.
di Alessandro Carli
Dal palco di Verona, città scelta per le Assise Generali di Confindustria (foto: Renato Franceschin), il Presidente Vincenzo Boccia ha “lanciato” un piano da 250 miliardi in 5 anni che servirà al Paese per affrontare le sfide del futuro. Un progetto ambizioso, che porterà, secondo il numero uno degli Industriali, a un milione e 800 mila occupati in più e un tasso dell’occupazione al 63%, “una riduzione di oltre 20 punti del rapporto debito/Pil, una crescita cumulata per Pil reale vicino a 12 punti percentuali e una crescita dell’export consistentemente superiore alla domanda mondiale”.
Un piano “lungo” 28 pagine, quello che Confindustria ha inviato alla politica (non invitata all’Assise veronese, ndr) in vista delle elezioni del 4 marzo, in cui emerge tutto il pragmatismo tipico di chi opera sui mercati: le priorità, le risorse che servono e i risultati finali. “La crescita – così Boccia – è la pre-condizione primaria per una società che include”.
Il piano di Confindustria
Come detto, gli Industriali hanno dato un “peso” economico di grande rilievo al piano: 250 miliardi. L’Europa (che, come ha rimarcato Vincenzo Boccia, “deve essere forte” in quanto rappresenta “il mercato più ricco del mondo con un debito integrato inferiore a quello degli USA”) potrebbe contribuire al piano con circa 93 miliardi mentre il privato potrebbe partecipare impegnandosi per circa 38 miliardi. Un’azione incisiva sul bilancio pubblico invece può liberare sino a 120 miliardi di euro. Per realizzare il piano è necessario partire dalle “cose buone” già fatte: le riforme, quindi quella delle pensioni, quella fiscale, quella della Pubblica amministrazione, ma anche il progetto “Industria 4.0” e il sostegno alla promozione delle imprese all’estero.
“Come Confindustria – ha rimarcato il numero uno – dobbiamo contribuire alle spiegazioni economiche, passando da un nuovo paradigma di pensiero: prima si decide quali effetti vogliamo avere sull’economia reale, poi si individuano gli strumenti e poi si pensa ai saldi di bilancio”.
Il documento si muove lungo diverse traiettorie, che si incontrano e dialogano: tre obiettivi, tre protagonisti e sei priorità di intervento.
I primi tre riguardano maggior lavoro per i giovani, una crescita costante del Paese e la riduzione del debito pubblico. I “tre attori” chiamati a dare concretezza al piano invece sono le imprese, l’Europa e la politica. L’azione programmatica si muoverà sui seguenti “assi prioritari”, affrontati, in occasione dell’Assise, attraverso sei tavoli tematici: “Un Paese sostenibile: investimenti assicurazione per il futuro”, “Prepararsi al futuro: scuola, formazione, lavoro, inclusione dei giovani”, “L’impresa che cambia”, “Italia più semplice ed efficiente”, “Europa miglior luogo per fare impresa, prospettive mondo”, “Un fisco a supporto di investimenti e crescita”, quindi una riduzione della pressione fiscale sulle imprese.
Le stesse “richieste” che l’ANIS fa già da diverso tempo alla politica del Titano: evidentemente chi opera sui mercati conosce bene le difficoltà che incontrano le aziende e ma sa anche proporre soluzione concrete per rilanciare l’economia di un Paese.