SAN MARINO – Alle 9 di martedì 23 gennaio a Jalalabad, in Afghanistan, un kamikaze a bordo di un’auto imbottita di esplosivo si scaglia contro un cancello per consentire ad altri terroristi di entrare e sferrare l’attacco. Rimangono a terra tre morti e quattro feriti.
Quante volte abbiamo letto di attacchi simili in questi anni? Tante. troppe. Ma questa volta è diverso. Si tratta di un attacco, se possibile, ancora più ignobile e grave degli altri, perché ad essere attaccata è stata la sede della ONG “Save the Children”.
I terroristi hanno violato uno spazio in cui operatori e civili lavorano quotidianamente per proteggere e tutelare i bambini e le loro famiglie. Bambini e famiglie che vivono da troppo tempo in mezzo agli indicibili orrori della guerra.
Save the Children è presente in Afghanistan dal 1976 e ha portato avanti migliaia di progetti per garantire e sostenere l’educazione, la sicurezza sanitaria e la protezione a tantissimi bambini e alle rispettive famiglie.
Si tratta, quindi, di un atto vigliacco, becero, contro operatori di pace, persone che lavorano ogni giorno per creare e garantire progetti di educazione e sanitari che riescano ad alleggerire, per quanto possibile, la vita terribile dei civili coinvolti in un conflitto apparentemente senza fine.
C.S. Adesso.sm