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San Marino, Banca Centrale cercasi

da Redazione

I punti su cui intervenire: governance, autonomia e finanziamento. Positiva la previsione di presentare al CGG un progetto riorganizzativo.

Bossone


Riceviamo e pubblichiamo il contributo del professor Biagio Bossone sull’attuale situazione del sistema bancario.

 

Dalla Grande Crisi Finanziaria del 2008 in poi, le banche centrali dei Paesi maggiormente colpiti dall’instabilità della finanza, prima, e da una profonda e lunga recessione, a seguire, hanno svolto un ruolo fondamentale nell’evitare danni peggiori e nell’aiutare le economie a risollevare, pur lentamente, le proprie sorti. Il loro contributo, seppure segnato da errori e ritardi, è stato (e resta) a dir poco immenso. Qui, in Repubblica, si è andati in controtendenza. In un Paese già a lungo gravato da una “crisi di modello” del locale sistema finanziario – che ne ha fortemente indebolito la struttura – cui si sono aggiunti i pesantissimi effetti dell’onda depressiva provocata dall’economia globale, tra cui anche la forte sofferenza dei crediti bancari, Banca Centrale negli ultimi due anni è riuscita ad agire da fattore di ulteriore instabilità…

Il suo deliberato quanto improvvido diniego ad ogni forma di dialogo con le banche, in una fase peraltro dove solo attraverso tale dialogo si sarebbe potuto (e dovuto) intraprendere una via d’uscita dalle sofferenze e di riforma del sistema, ha fatto sì che ancor oggi ci si trovi in alto mare su questi importanti fronti e che i miglioramenti che pure si sono registrati sono da attribuire soltanto a una migliorata gestione delle banche, ad onta dell’operato di Banca Centrale della Repubblica di San Marino e non certo grazie ad esso.

Per non parlare della brillantissima idea di “chiudere” una banca senza alcuna apparente motivazione che giustificasse un’azione tanto drastica in una simile fase e, soprattutto, senza preoccupazione alcuna verso i possibili riflessi sistemici di tale decisione e della necessità di accompagnarla semmai con appropriate misure di sostegno e protezione del sistema: esattamente il contrario di ciò che una banca centrale è tenuta a fare per sua pura ragion d’essere, prima ancora che per obbligo statutario. Che tutto questo sia potuto accadere ad opera di “un uomo solo al comando”, senza che intervenissero i “pesi e contrappesi” di cui ogni democrazia deve poter disporre e che all’occorrenza deve saper attivare tempestivamente, dimostra il malinteso concetto di “autonomia” che ha protetto l’azione di Banca Centrale. Autonomia che, in assenza del necessario corollario dell’accountability (rendicontabilità), ha reso possibile che l’istituzione agisse in totale isolamento e auto-referenzialità, e in senso diametralmente opposto al suo proprio mandato.

Ciò conferma l’esigenza, peraltro già manifesta da lungo tempo, di assoggettare l’istituzione a un profondo ripensamento critico e di sottoporla a una riforma a tutto campo. Positiva, dunque, la previsione inserita nella Legge Finanziaria dello scorso dicembre che delega Banca Centrale a presentare al Consiglio Grande e Generale, entro il prossimo 28 febbraio, un progetto complessivo di riorganizzazione.

Al nuovo Direttore Generale, responsabile fra l’altro di portare a termine tale delega, vanno i migliori auguri di buon lavoro. Ai segnali di apertura che egli ha già dato dovranno corrispondere da parte delle banche comportamenti di fattiva collaborazione.

Ma un ripensamento non può avvenire in tempi così stretti e, soprattutto, non può essere lasciato allo stesso organo oggetto di riforma. Il processo di ripensamento dovrà essere assai meditato e, dunque, dovrà potersi svolgere senza affanno e con la necessaria serenità.

Inoltre, dovrà richiedere pareri e opinioni qualificate, che guardino anche all’esperienza delle banche centrali di altri Paesi, soprattutto negli Stati di piccola dimensione.

La visita nella Repubblica di San Marino del Fondo Monetario Internazionale fornisce un’eccellente occasione per sottoporre il tema all’attenzione di chi, come il Fondo, ha approfondita conoscenza della materia, e per chiedere al Fondo stesso di fornire un programma di assistenza tecnica all’uopo mirata.

Sarebbe anche altamente opportuno che il tema fosse oggetto di studio di una commissione mista (tecnico-politica) che collabori alla stesura del progetto di riforma, per favorire l’approvazione in aula di un progetto condiviso.

Richiamo di seguito, solo a titolo di esempio e, dunque, senza pretesa di esaustività, una lista di alcuni degli importanti punti su cui intervenire:

• Assetto proprietario e governance. Per prima cosa, c’è da chieresi se risulti ancora appropriato che il soggetto vigilante (Banca Centrale) sia di proprietà dei soggetti vigilati (le banche). Secondo, il presidente di Banca Centrale dovrà diventare espressione piena del Consiglio Grande e Generale, e non essere visto come uomo o donna di questo o quel partito, questa o quella maggioranza politica: la sua elezione dovrà avvenire a maggioranza consiliare qualificata. Cosa ancora più importante, il presidente dovrà diventare il capo della vigilanza e dovranno essergli assegnati tutti i poteri che oggi fanno capo al direttore generale, lasciando a quest’ultimo il solo ruolo di capo della gestione aziendale. Inoltre, andranno rivisti i criteri di selezione di presidente e direttore generale. Terzo, il consiglio direttivo andrà rafforzato con l’innesto di uno o due consiglieri indipendenti, scelti sulla base di criteri di conoscenza e professionalità in materia di central banking, e i poteri di controllo del consiglio andranno resi più incisivi.

• Autonomia. Andrà ridisegnato il perimetro di autonomia dell’istituto, confinandolo agli aspetti operativi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali assegnati (ed eventualmente emendati o aggiornati) dal Consiglio Grande e Generale, rafforzando i poteri di controllo consiliari sull’operato dell’istituto e sul conseguimento degli obiettivi e prevedendo strumenti di verifica da parte di organi interni ed esterni. A Banca Centrale dovrà essere richiesto di rafforzare la propria attività di comunicazione nei confronti delle altre istituzioni della Repubblica, dell’opinione pubblica e del grande pubblico.

• Funzioni. Andrà potenziato il ruolo di supervisione finanziaria di Banca Centrale, con l’avvio di un’attività macro-prudenziale che complementi quella tradizionale micro-prudenziale. Andrà previsto per l’istituto un ruolo di “prestatore di ultima istanza” per l’erogazione di liquidità al sistema in casi di emergenza, possibilmente attraverso accordi da stipulare con altre istituzioni estere, sulla scia dell’esperienza delle economie cosiddette “dollarizzate” (cioè, che non dispongono di sovranità monetaria e che adottano come moneta interna una valuta straniera). Andrà al riguardo considerata la possibile introduzione della Moneta Fiscale e valutato il ruolo di Banca Centrale nella emissione, diffusione e controllo del nuovo strumento, in coordinamento con il Tesoro sammarinese. Infine andrà dotato l’istituito di una funzione di sostegno allo sviluppo del settore finanziario.

• Fonti di finanziamento. Andranno assicurate a Banca Centrale fonti di finanziamento adeguate e stabili che ne garantiscano l’autonomia e l’efficacia operativa, a fronte di una rendicontazione scrupolosa del budget e un controllo attento sui costi.

Ragioni di spazio rendono impossibile continuare oltre, ma quanto sopra spero basti per dare l’idea che i temi sono di grande momento e richiedono tutta l’attenzione e la riflessione possibili. Non bisogna avere fretta. Occorre piuttosto agire con conoscenza e saggezza, nell’interesse della Repubblica tutta.

 

Biagio Bossone



E’ STATO CONSIGLIERE DEL FMI E DI BANCA MONDIALE


Il professor Biagio Bossone dirige la B. Right Advisory Services & Studies, Ltd., presiede il “Group of Lecce on global governance”, è membro del Comitato di sorveglianza del “Centre d’Études pour le Financement du Développement Local”, e consigliere finanziario del FMI e della Banca Mondiale nonché di altre organizzazioni internazionali, governi e banche centrali. Ha guidato il Nucleo di Valutazione degli Investimenti Pubblici, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.

È stato direttore esecutivo della Banca Mondiale e membro del consiglio direttivo del Fondo Monetario Internazionale.

È stato anche advisor dell’Independent Evaluation Office del FMI e della Banca Africana di Sviluppo e membro del gruppo di esperti che ha assistito la “High Commission on World Bank Reform”, presieduta dall’ex presidente del Messico, The Hon. Ernesto Zedillo. È stato dirigente della Banca d’Italia, dove ha diretto la Divisione Pagamenti Internazionali.

È stato docente associato presso le università di Palermo e Lecce ed è autore di vari articoli e saggi su moneta, finanza e sviluppo economico. Si è laureato presso l’Università degli Studi di Palermo e la Northeastern University di Boston.

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