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Quando la storia valorizza il patrimonio culturale di uno Stato

da Redazione

“Un Patrimonio Sammarinese – Carlo Malagola e l’Archivio di Stato” di Elisabetta Righi Iwanejko ha la presentazione del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di San Marino Prof. Corrado Petrocelli.

 

di Francesco Fravolini*

 

Raccontare la storia è sempre un’affascinante impresa con la quale è possibile conoscere alcuni aspetti che spesso non vengono valorizzati. Il patrimonio culturale è una ricchezza da salvaguardare adeguatamente come ha dimostrato la giusta intuizione di Elisabetta Righi Iwanejko, autrice del libro “Un Patrimonio Sammarinese – Carlo Malagola e l’Archivio di Stato”.

Nella pubblicazione troviamo la presentazione del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di San Marino Prof. Corrado Petrocelli. Il volume è in vendita alla Libreria Cosmo e nelle edicole della Repubblica di San Marino. È utile ricordare che una parte del ricavato della vendita è devoluto per la realizzazione di un progetto Pro-terremotati e precisamente a favore del Comune di Falerone in provincia di Fermo, per il quale c’è una raccolta di risorse in collaborazione con l’Associazione San Marino-Italia, il Comites San Marino e l’Associazione Nazionale Carabinieri San Marino.

«Lo studio che mi accingo a presentare – si legge nella prefazione scritta da Elisabetta Righi Iwanejko – vuole essere un contributo alla conoscenza dell’Archivio Pubblico sammarinese del quale, eccetto l’illustre ed insigne Prof. Carlo Malagola che ne curò l’ordinamento negli ultimi anni del 1800, nessuno ha mai organicamente trattato. Il lavoro è il risultato di una lunga serie di ricerche ma questo non mi fa presumere di avere concluso l’argomento, anzi mi auguro che il lavoro serva da stimolo ad altri, soprattutto ai giovani, in modo che nuovo materiale e nuovi studi vengano ad arricchire la bibliografia sull’Archivio Pubblico sammarinese».

Elisabetta Righi Iwanejko è una donna impegnata in politica e crede nelle Istituzioni con le quali è ancora possibile migliorare la situazione sociale ed economica di una popolazione. Il suo impegno si è sempre concretizzato mediante la cultura, aspetto qualificante del suo lavoro costantemente al servizio delle persone.

«Dirigere la Biblioteca di Stato per tanti anni – commenta Elisabetta Righi Iwanejko – mi ha permesso di apprezzare un patrimonio inestimabile, sia per la storia locale, sia per la grande ricchezza di valori dei protagonisti che hanno fatto la storia della Repubblica stessa. Un lavoro di analisi e di continua ricerca, mi ha consentito di allargare gli orizzonti anche e soprattutto a riguardo del ruolo espresso da San Marino nel panorama storico, politico ed economico internazionale. Nel pensare alla Biblioteca di Stato del terzo millennio, ho sempre immaginato un luogo non solo di studio e di ricerca, ma anche di progettazione culturale, un laboratorio dove le idee potessero realizzarsi concretamente. Posso dire che l’istituto bibliotecario nazionale sammarinese non è più il “museo del libro” ma una “fucina” dove si forgiano e poi si fanno convivere professionalità e competenza investendo, non da ultimo, nelle risorse umane».

Questa consapevolezza ha sempre accompagnato l’azione politica di Elisabetta Righi Iwanejko durante il suo impegno nel quale vuole coinvolgere e rivalutare il ruolo della donna. Le sue ultime battaglie sono proprio in quella direzione perché vuole offrire una adeguata opportunità verso tutte le persone senza essere minimamente discriminante. Elisabetta Righi Iwanejko intende porre al centro della società il valore degli esseri umani per dargli quelle opportunità che possono aiutare una società a migliorare e a maturare.

«Occuparmi di promuovere il lavoro a livello alto delle donne è conseguenza di una nuova concezione della cultura del lavoro che, per fortuna, non appartiene solo a me. Credo – commenta Elisabetta Righi Iwanejko – che il risultato del lavoro nella stanza dei bottoni inteso come ruolo conquistato dalle donne, nei posti chiave dell’industria, dell’economia, della politica, sia già evidente ma non basta. Sono ancora tante le donne che possono raggiungere obiettivi importanti, facendo emergere le proprie capacità, senza per questo entrare per forza in conflitto con gli uomini. Personalmente, prescindo sempre dai sessi, curo molto le intelligenze così come attribuisco molta importanza al lavoro d’equipe. Non posso fare a meno della creatività e della concretezza: entrambi sono ingredienti indispensabili per alimentare e conciliare vita privata e vita pubblica, senza dimenticare una buona dose di autoironia, quel tanto quanto basta per sdrammatizzare ogni tanto. Credo che ciò che conta davvero sia poter fare quello che piace ed impegnarsi per farlo bene, in linea con le proprie inclinazioni ed aspettative e così dare il meglio di sé. L’attività diplomatica mi ha dato molte soddisfazioni, grazie anche alla grande disponibilità e fiducia che gli uomini di stato monegaschi mi hanno concesso. Quando assunsi l’incarico, mi chiesi se fossi stata in grado di servire e rappresentare degnamente il Principato di Monaco, così diverso dallo Stato in cui vivevo. La risposta non ha tardato ad arrivare: l’esperienza monegasca mi ha consentito di crescere e di capire nel tempo quanto siano importanti le politiche esercitate dai micro stati. Il mio ruolo di donna si è arricchito notevolmente. Sono cattolica praticante e ho sempre sentito di avere accanto una guida, una presenza forte che mi ha aiutato nel difficile cammino su questa terra. Non mi sono mai sentita sola anche quando sono stata costretta ad affrontare momenti dolorosissimi».

Elisabetta Righi Iwanejko sofferma la sua attenzione sulla risorsa della donna nella Repubblica di San Marino e, più in generale, sul nuovo ruolo sociale ed economico delle comunità del XXI secolo. È una minuziosa analisi culturale per comprendere i cambiamenti della filosofia di vita.

 

Come considera il ruolo della donna nel XXI secolo?

 

“Sono fermamente convinta della considerazione che ‘la risorsa donna’ è la maggiore di cui disponga San Marino in questo momento; che doti precipuamente femminili – l’equilibrio, l’innato senso morale, la predisposizione al cambiamento – sono assolutamente necessarie per la ripresa e lo sviluppo di ogni attività economica, culturale, politica. Le donne sono cresciute, si distinguono negli studi e nelle attività letterarie, occupano posizioni di rilievo nell’impresa, nella pubblica amministrazione, sono libere professioniste di successo, animano i nuovi strumenti della comunicazione e la politica. Ed è proprio la politica che dovrebbe essere il plus di tutte queste attività, che dovrebbe essere la scienza più attenta a ciò che cambia e cresce nella società, e invece è sorda al richiamo “donna”, inerte di fronte al fenomeno che più segna e connota i nostri anni. Quando non parleremo più di genere ma di persona, di meriti e talenti, allora San Marino potrà dirsi una democrazia moderna. È innegabile che la presenza delle donne nei processi decisionali è qualitativamente significativa quando apporta logiche nuove. Diversamente è un mero perpetuarsi del sistema di potere. Non mancano certo a San Marino donne intellettualmente autonome che portano al potere anche il loro “essere donne”: concretezza e voglia di realizzare, chiarezza nel linguaggio, indipendenza di giudizio. Questa è la vera sfida della nostra epoca, cambiare i valori e la prassi del potere, cambiare il modello di decisione e di management, assumere il potere di decidere e d’incidere, di indirizzare le scelte e le strategie, nelle imprese e nel Paese. A quel punto, non sarà più necessario mantenere in piedi né riserve indiane né nomine del day after, perchè le donne migliori ce la faranno da sole e saranno quelle che faranno proposte e non promesse”.

 

Quale significato attribuisce alla cultura in questo preciso momento storico?

 

“Credo che si debba e si possa esprimere un grosso impegno in questo settore strategico della vita sociale, valorizzando le energie disponibili, mobilitandone di nuove, per cominciare finalmente a discutere, sia sul piano progettuale sia a livello operativo, a riguardo delle possibilità di orientare la produzione di cultura nel nostro Paese verso obiettivi che, pur favorendo l’arricchimento individuale e la promozione sociale, siano contemporaneamente capaci di tradursi in occasioni di “utilità anche economica”. E l’obiettivo in questo senso dev’essere ben chiaro: la produzione di cultura deve comportare produzione di nuove idee, occasione di incontro per le persone, deve generare stimoli di conoscenza e di ricerca, deve alimentare la passione civile e la disposizione al cambiamento, scuotere l’immaginazione politica e del politico, aggiungere motivazioni ulteriori alle funzioni ordinarie della nostra vita quotidiana, arricchendola di senso d’identità, di scopo e di un ritorno reale ai valori veri da veri cittadini sammarinesi. La produzione di cultura deve essere anche in grado di aprire sbocchi occupazionali, spazi per attività non convenzionali, individuare funzioni socialmente utili e promuovere l’emergenza di nuove figure professionali specializzate, ormai indispensabili per gli Istituti Culturali sammarinesi, in grado di assolvere alle nuove funzioni con competenza e senso di responsabilità”.

 

Tratteggiare alcuni passaggi storici della Repubblica di San Marino significa valorizzare la cultura, l’economia, le tradizioni, la storia. Nel libro quali argomenti ha voluto inserire per esaltare questa tipicità del piccolo Stato?


“Ho ritenuto fondamentale descrivere un quadro della storia costituzionale e istituzionale della Repubblica. Indispensabile come premessa ad ogni discorso archivistico, il discorso istituzionale è qui tanto più necessario in quanto l’ordinamento del Malagola, sostanzialmente ancora vigente, fu naturalmente concepito secondo il “metodo storico”, inteso già allora, sull’esempio del Bonaini, nel senso che l’ordinamento di un archivio deve riflettere la storia delle Istituzioni che l’hanno prodotto. Di conseguenza ho ritenuto utile per il lettore illustrare la formazione della comunità sammarinese, gli Statuti, le peculiarità della Costituzione sammarinese, i poteri e gli organi istituzionali che per le loro caratteristiche rendono unica l’antica Terra della Libertà”.

 

*giornalista professionista, studi universitari in Lettere e in Economia e Commercio all’Università di Roma “La Sapienza”. È stato collaboratore a Paese Sera; Italia Oggi; Avvenire; I Viaggi di Repubblica; Traveller, mensile della Condé Nast; Tuttolibri, supplemento de La Stampa; Famiglia Cristiana, Jesus e Club3, mensili del Gruppo Periodici San Paolo. È articolista su giornali cartacei e web magazine. Vuole analizzare le questioni sociali, rivolgendo la costante attenzione alla scommessa del XXI secolo: un maggiore incontro tra i popoli per una consapevole condivisione del pianeta che può tramutarsi in una ricchezza culturale ed economica).

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