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Concerti attorno al Sessantotto: al Teatro degli Atti il rock dei Rangzen

da Redazione

Attorno al ’68 raccontato da A Rimini il ’68 degli studenti, a cura di Fabio Bruschi, c’erano mondi e linguaggi nuovi, la musica prima di tutto.

Dopo il grande successo del primo concerto, l’emozionante Canto la differenza con Guya Valmaggi e Los Creadores, è ora la volta del secondo concerto, dedicato al rock.

Venerdì 19 gennaio 2018, alle ore 21, Teatro degli Atti di Rimini

RANGZEN

Born To Be Wild.

Rockers & Rebels dalla West Coast ai Beatles

 

IL CONCERTO

All’altezza del ’67/’68, con album come Sgt Peppers’ dei Beatles, il rock ormai si era nettamente differenziato dalla pop music commerciale di corto respiro: nato da radici popolari e trainato da un immaginario potente e onnivoro, il rock era diventato un vero e proprio mondo parallelo dove si parlava una lingua universale fatta non solo di musica e parole ma di gesti, abbigliamenti e corpi mutanti. Era la lingua della generazione dei ‘baby-boomers’, la ‘lucky generation’ che con il rock era cresciuta, la ‘lingua naturale’ dei protagonisti dell’ insorgenza studentesca internazionale. La playlist del concerto, dal nutrito repertorio dei Rangzen, presenta gli anni d’oro di quella stagione, dal 1964 al 1971.

 

IL LUOGO

Il Teatro degli Atti si presta straordinariamente bene al concerto, sia per la qualità acustica del luogo sia perché già sede – cinquant’anni fa – delle prime assemblee studentesche quando era ancora uno scalcagnato vecchio cinema di seconde visioni, il Cinema Italia di via Cairoli.

 

LA BAND

Rangzèn in tibetano significa “indipendenza”. Nati nel 1997 sono da tempo una delle migliori Beatles Band italiane.La formazione comprende la voce solista, l’armonica e il flauto, (spesso anche chitarra e le tastiere) di Ricky Cardelli; Francesco Cardelli, straordinario chitarrista e bassista, capace di eseguire in modo impeccabile ardui assolo, da Jimmy Page a Jimy Hendrix. Ancora alle chitarre e al basso il veterano Claudio Cardelli, nato musicalmente nei Sixties e ‘padre’ dei Rangzen; alle tastiere Enrico “Ciuk” Giannini e alla batteria, tastiere e sax, il maestro Marco Vannoni.Special guest l’ hendrixiano Furio Avinash Porcaro al basso.

 

LA PLAYLIST

La scaletta delle canzoni del concerto sta tutta in un pugno di anni, dal 1964 al 1971, da You Really Got Me dei Kinks (’64) e Satisfaction degli Stones (’65) fino al John Lennon militante e pacifista dei primi ’70 con Instant Kharma e Give Peace a Chance. In mezzo tutti i migliori, da Bob Dylan a Jimi Hendrix, dai Jefferson Airplane ai Buffalo Springfield, Crosby, Stills, Nash and Young, Canned Heat e Credence Clearwater Revival. E sull’altra sponda dell’Atlantico quelli della ‘British Invasion’ con gli Stones, gli Who, i Kinks, i Beatles. Tanti gli spunti sessantotteschi del concerto, da quelli e esistenziali come buttarsi sulle highways e andare andare andare, come in Easy Rider o direttamente politici come le song di Neil Young contro il razzismo in Southern Man o di denuncia della repressione sanguinaria di Nixon in Four Dead in Ohio .

 

Introduzione:

The Stars Spangled Banner o dell’ambiguità: suonando l’inno americano a Woodstock Hendrix ha preso posizione contro la guerra in Vietnam o invece ha voluto solo celebrare nel suo stile l’inno nazionale? Non lo sapremo mai, ma la chitarra distorta ha suoni di guerra e distruzione: il suo pubblico così l’ha interpretata e ancor più voluta.

Cluster 1: On The Road

Born To Be Wild: The Steppenwolf, ’68; ‘ Get your motor running / Head out on the highway…’ , lanciato nel ’69 dai bikers di Easy Rider.

Like a Rolling Stone: Bob Dylan, da Highway 61 Revisited, ’65; ‘How does it feel, to be without a home, like a complete unknown, like a rolling stone’.

On The Road Again: The Canned Heat, ’68 – rielaborazione di Al ‘Blind Owl’ Wilson da un vecchio blues di Floyd Johnson, reso ‘psichedelico’ dall’ orientale tambura.’Well, I’m so tired of crying / But I’m out on the road again’.

Cluster 2 :The Times They Are A-Changing:

For What is Worth: Buffalo Springfiel, ’66. ‘There’s something happening here /What it is ain’t exactly clear…’

Southern Man: Neil Young, After the Gold Rush, ’70. Il Sud della Bible Belt, le croci del KKK che bruciano, la rivolte nera nei ghetti e una chitarra ruvida

Volunteers: The Jefferson Airplane, ’69.’Siamo fuorilegge agli occhi dell’America, osceni dissoluti odiosi pericolosi sporchi violenti e giovani’

Fortunate Son: Credence Clearwater Revival, ’69, Willy and the Poor Boys

Four Dead In Ohio: Crosby, Stills, Nash and Young, ’70.

Mentre Nixon bombarda la Cambogia, il 4 maggiola Guardia nazionale dell’Ohio spara agli studenti: sangue sulla Kent State University.A Rimini dimostrazione con gli studenti della John Hopkins University di Bologna.

Cluster 3: Jimi Hendrix:

Manic Depression, da Are you Experienced, ’67;

If 6 Was 9, da Axis: Bold as Love, ’67;

All Along The Watchtower,Electric Ladyland,’68. Da Dylan a Hendrix: le torri di guardia, il profeta Isaia e il baluginio dell’Apocalisse per la più bella cover da Dylan

Across the Atlantic: from USAto UK:

Cluster 4: Angry Young Men

My Generation: The Who, ’67, ‘spero di morire prima di diventare vecchio’;

(I Can’t Get No) Satisfaction:1965, riff indimenticabile degli Stones, ‘non riesco ad avere nessuna soddisfazione, ma proprio nessuna’

Cluster 5 :Sex&Love&Rock&Roll:

You Really Got Me: The Kinks, ’64, ossessione amorosa working class;

Why Don’t We Do It In The Road; Happiness Is A Warm Gun:The Beatles (White Album), ’68 ;

Come Together: Abbey Road, ’69;

Instant Kharma (We All Shine On): John Lennon ’70, con un messaggio sempre attuale: ‘Join the Human Race!’

Cluster 6 Different Perspectives:

Street Fighting Man: The Rolling Stones, ’68.’Cosa può fare un povero ragazzo/ Se non cantare in una r’n’r’ band / Nella sonnolenta Londra/ Non c’è spazio per uno streetfighting man’

Revolution, The Beatles, ’68. ‘ When you talk about distruction you know you can count me out’, (o anche ‘in’, a seconda delle versioni di Lennon )

All You Need Is Love, The Beatles, ’67 ;

Won’t Get Fooled Again, ’71,The Who.Un invito a non farsi prendere in giro dai predicatori della rivoluzione: è l’Animal Farm degliWho

Save the date: 11 marzo, ore 21, Teatro degli Atti

L’Uva Grisa e i Canzonieri Riminesi

Titolo del concerto: L’uomo che sa_Masters of War. Canzone politica e musiche di tradizione a Rimini e nel mondo

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