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Banche, Francesco Boccia, al 14° Annual Economia e Finanza de Il Sole 24 Ore

da Redazione

“In questi cinque anni di legislatura abbiamo affrontato spesso e alla luce del sole in Parlamento gli effetti della rivoluzione digitale sull’economia. Dalla musica, all’editoria, dal turismo alla finanza, ogni ambito economico è cambiato profondamente. Oggi tutta l’economia è digitale. Nello stesso tempo, si è avuta la sensazione che per la Commissione europea il digitale fosse un comparto o un settore e non c’è nulla di più sbagliato. Il tema fintech si inserisce nella mia visione proprio in quest’ottica d’insieme. Non può esserci differenza con il sistema bancario. Le banche devono essere fintech. C’è la necessità di coniugare nuove politiche industriali per la finanza al tempo del digitale con una moderna regolazione. Eccellente, in questo senso, il lavoro fatto su fintech dalla commissione Finanze dalla Camera con il presidente Bernardo e il collega Barbanti”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, intervenendo al 14° Annual Economia e Finanza, organizzato dal Sole 24 Ore, insieme al presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. “Basta – sostiene Boccia – il peer to peer lending o il crowdfunding per sentirsi fintech? Certo che no. Ma nello stesso tempo ogni operazione finanziaria dalle cripto-valute ai servizi più banali come gli invoice financing, che consentono di mettere all’asta i crediti da scontare, devono far riferimento assoluto agli stessi modelli autorizzativi. Non ci può essere nemmeno per la finanza un mondo online fuori dalle regole; gli operatori finanziari al tempo delle fintech rischiano di fare la fine dei dipendenti degli ipermercati al tempo del commercio elettronico. Per questo motivo sarebbe opportuno iniziare a pensare ad un testo unico delle fintech perché riguarda il funzionamento dell’intero sistema, e in primis delle banche. Le fintech non sono dei mostri, ma semplicemente l’evoluzione del sistema e il regolatore ha il dovere di rendere i nuovi business accessibili da tutti e alle stesse condizioni. La competizione deve farsi sul mercato a parità di regole. Altrimenti è inevitabile che ci sarà chi vince sempre e chi perde sempre, nel commercio come nella finanza”.

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