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San Marino, la patrimoniale riguarderà anche i beni mobili

da Redazione

Previste fasce di esenzione, ma il Governo punta a incamerare almeno 15 milioni di euro, più altri 5,5 dalla minimum tax. Sul fronte dei risparmi, oltre al 2,5% di tagli ordinari ai budget dei Dipartimenti, anche il trasferimento dei Trasporti all’AASS.

 

di Daniele Bartolucci

 

La manovra finanziaria prende forma e si iniziano a vedere i primi numeri. I conti dello Stato sono in una situazione critica e come c’era da aspettarsi, per sistemarli occorrerà mettere mano al portafoglio dei sammarinesi. In particolare – questa l’indicazione che il Governo sta dando agli interventi – a chi ha più capacità. Dalla patrimoniale alla minimum tax, passando per il 5% della tassa di registro sulla compravendita degli immobili, si punta ad un aumento consistente delle entrate: 30 milioni circa se si considerano anche gli 8 della sanatoria edilizia. Dall’altro lato, taglio lineare del 2,5% alla spesa pubblica (12 milioni circa) c alcuni trasferimenti (trasporti e Multieventi) onerosi, in attesa della spending reviw per aumentare in seconda lettura.

 

TRE LINEE: ENTRATE, SPESA E CRESCITA


Il Governo targato Adesso.sm ha presentato alcuni punti della Legge di Bilancio che andrà in prima lettura nei prossimi giorni (a dicembre la seconda lettura) e, come ha chiarito il Segretario alle Finanze Simone Celli, “seguiremo tre linee direttrici fondamentali: reperimento di nuove entrate, contenimento della spesa pubblica e crescita economica”. Questo è quanto spiegato anche alle parti sociali, con le quali il confronto è appena iniziato (“ci sono posizioni differenti tra sindacati e categorie, ma lo spirito è costruttivo e questo è importante per trovare soluzioni condivise” ha commentato Celli), e con le forze politiche, “dalle quali ci aspettiamo ovviamente dei contrasti, soprattutto sulle nuove imposizioni fiscali”.

 

MINIMUM TAX E PATRIMONIALE


Celli ha poi illustrato alcune delle azioni volte al reperimento di nuove entrate per lo Stato, a iniziare dal maggior gettito frutto della reintroduzione della minimum tax per le imprese, “da cui ci aspettiamo circa 5,5 milioni di euro”. Poi c’è lo scudo fiscale, “su cui abbiamo fatto una stima prudenziale, per 800mila euro di entrate”. Altro capitolo è l’intestazione immobiliare ai non residenti: “Facendo un conto di 30 immobili ad un prezzo di 200-220 mila euro l’uno potremmo incassare altri 500mila euro”. Sempre riguardo all’edilizia, “riporteremo l’imposta di registro all’ordinario 5%, dopo che era stata dimezzata nel 2013”. Da questo intervento il Governo conta di incassare circa 800mila euro. Ma il grosso arriverà dalla patrimoniale, che dovrebbe portare nelle casse dello Stato ben 15 milioni di euro: “Ma sarà diversa da quella del 2013”, avverte Celli, “sarà più equa e colpirà una platea più vasta di soggetti, visto che comprenderà non solo gli immobili, ma anche i beni mobili. Ma”, premette, “non i depositi bancari. Le aliquote saranno definite con un Decreto delegato entro marzo o aprile, di certo saranno previste, al contrario di quella precedente, franchigie e fasce di esenzione, quindi inciderà maggiormente su chi ha più ricchezza, ma sarà meno impattante della vecchia imposta straordinaria sugli immobili”. Se si aggiungono poi gli 8 milioni di euro circa che si conta di incassare dalla sanatoria edilizia, il totale del gettito che potrebbe aumentare a carico del settore privato arriva tranquillamente a superare i 30 milioni di euro.

 

PIÙ RIGORE NELLA FINANZA PUBBLICA


La spesa corrente a livelli insostenibili è il tallone d’Achille del Bilancio, e il Governo vuole metterci mano. “Come anticipato nell’assestamento abbiamo già disposto un taglio ordinario del 2,5% a tutti i Dipartimenti in sede di previsione”, annuncia Celli, quindi ci saranno risparmi immediati per circa 12 milioni di euro. A cui si aggiungono i 2,5 milioni derivanti dal “trasferimento del settore trasporti all’AASS”, oltre a quelli derivanti – da calcolare – dal “trasferimento del Multieventi Sport Domus dall’Ufficio Turismo al CONS”, annuncia Marco Podeschi, Segretario di Stato allo Sport: “Di fatto il CONS non sarà più in affitto, ma, pur non cambiandovi destinazione, lo gestirà direttamente”. Per il settore trasporti, invece, “oltre all’aspetto finanziario c’è anche quello operativo, riguardo al quale si è aperto il confronto con i sindacati per il trasferimento del personale già per il primo gennaio 2018”.

A questi risparmi, che sommano indicativamente a 15 milioni di euro, se ne potrebbero però aggiungere altri, ed è ciò che si aspetta il Governo dalla relazione della spending review, anche perché così com’è oggi, la finanziaria prevede un deficit di 6,2 milioni di euro: “C’è un gruppo di lavoro impegnato sul tema”, spiega Celli, “e tra la prima e la seconda lettura della Legge di Bilancio presenterà una relazione, con la quale contiamo di trovare nuove azioni da inserire nella legge per avvicinarci al pareggio di bilancio, che è un obiettivo fondamentale per riacquisire credibilità e autorevolezza anche nel contesto internazionale”.

 

SPORTELLO UNICO E AGENZIA PER LO SVILUPPO


Per quanto riguarda lo sviluppo economico, le azioni principali saranno due: l’Agenzia per lo sviluppo, per promuovere il Paese all’esterno e intercettare nuovi investimenti esterni, e lo Sportello Unico, che servirà a sburocratizzare le procedure e proporre al mondo delle imprese un unico interlocutore per tutti gli Uffici e i servizi della P.A. Per quanto riguarda l’Agenzia, il Segretario di Stato Andrea Zafferani ha spiegato che “ne stiamo discutendo con i soci di minoranza della Camera di Commercio, perché l’Agenzia sarà un ente privato che riassumerà anche le funzioni che oggi svolge la Camera di Commercio e che dovrà avere una fortissima propensione alla promozione del sistema fuori San Marino. Ma anche supporto a chi investirà qui, di qui l’integrazione con Camera di Commercio. Ci sarà dunque una delega per normare lo Statuto di questa Agenzia (personale e finanziamenti, ad esempio), perché questa e la Camera di Commercio dovranno andare verso una fusione. L’idea può essere quella di creare due distinzioni tra promozione estera e supporto interno, ne stiamo discutendo”.

Lo Sportello Unico, invece, “verrà attivato a inizio anno con Decreto Delegato, a dimostrazione che molti interventi saranno effettuati anche fuori dalla Legge di Bilancio”, spiega il Segretario agli Interni Guerrino Zanotti. “Sono diversi gli interventi che possiamo fare sulla struttura della Pa, che avranno come modello lo Sportello Unico, quindi l’accorpamento di più Uffici e servizi. L’azione che stiamo portando avanti per efficientare e semplificare la struttura della Pa non parte da oggi, ma è frutto di un lavoro portato avanti da alcuni mesi. Accorpamenti degli Uffici, senza disconoscere la riforma del 2011, che riteniamo valida, ma probabilmente figlia di una situazione economica del Paese che non è più quella di oggi.

 

LOTTA AI “FURBETTI” DELLE TASSE


“Prevediamo anche un intervento di rigore rispetto all’evasione tributaria e false fatturazioni, i cosiddetti furbetti”, annuncia Zafferani. “Ne sentiamo parlare nelle cronache, di procedimenti giudiziari o di somme che lo Stato non riesce a recuperare, è arrivato il momento di dire basta. Il Governo ha valutato di portare avanti una delibera per dare mandato all’Avvocatura dello Stato per costituire lo Stato come parte civile in questi procedimenti, per ottenere un risarcimento, anche come danno d’immagine”. Non solo: “Vogliamo attuare la revisione degli organismi di controllo sulle attività d’impresa, nei primi mesi del 2018, aumentando le risorse umane e dando agli Uffici gli strumenti informatici per il controllo in tempo reale dei flussi economici e finanziari, con poteri di intervento e sanzione sulle frodi, cosa che oggi non hanno. Vogliamo creare un sistema di regole efficaci, perché si capisca che i furbetti non li vogliamo più e vogliamo recuperare ciò che è dovuto in passato”.

 

ANIS: “ISEE SUBITO E IVA, MENO SPESA CORRENTE E PIÙ RISORSE PER LO SVILUPPO”


“La Legge di Bilancio”, spiega l’Associazione Nazionale Industriali San Marino, “rappresenta un altro passaggio fondamentale per comprendere come questo Governo intende affrontare le tante emergenze e quindi per immaginare il futuro che ci attende. Molti degli obiettivi principali sono già stati annunciati nei giorni scorsi sui giornali in maniera puntuale, svilendo il confronto con le parti sociali”, recriminano gli Industriali. Ma “a parte questo comportamento piuttosto anomalo, concordiamo con il Segretario Celli che la messa in ordine dei conti pubblici rappresenti una delle principali priorità”.

Bilancio sano “Un Bilancio sostenibile”, ribadiscono da piazzetta Bramante Lazzari, “è un importantissimo elemento di stabilità per il Paese, su cui si gioca anche la forza di attrarre investimenti. Va anche detto che l’attuale situazione dei conti pubblici è frutto di una politica poco lungimirante non solo degli ultimi anni, per cui, volendo individuare le possibili soluzioni e partendo da un ragionamento di puro buon senso, prima di tutto occorre porsi l’obiettivo di ridimensionare le uscite, in funzione della sostenibilità consentita dalle entrate”.

Accertamento dei redditi “Entrate che vanno migliorate, non solo aumentate inasprendo il prelievo nei confronti di quanti già pagano le tasse. Occorre verificare se e per quali ragioni una larga fetta della società non paga o paga pochissime tasse. Troppo facile pretendere di più da chi ha sempre dichiarato”.

Welfare e ISEE “Allo stesso modo deve essere introdotto quanto prima l’ISEE per eliminare gli interventi a pioggia e commisurare il welfare alle effettive capacità economiche dei cittadini. Sulla base di queste considerazioni è inevitabile rivedere l’obiettivo, consegnato alla Commissione per la spending review, di ridurre la spesa corrente di soli 10 punti percentuali nei prossimi tre anni perché – diciamolo subito – è assolutamente insufficiente. Se siamo d’accordo sul presupposto che tutti debbano fare la propria parte, pretendiamo che siano davvero tutti a dare un contributo, non solo le imprese e i cittadini che lavorano nel privato, finora gli unici a pagare il conto della crisi economica”.

Spesa corrente “Per questo ribadiamo che occorre intervenire sulle voci più rilevanti della spesa corrente, sulla spesa improduttiva e sugli sprechi. Ci deve essere equità, dunque, anche nel chiedere sacrifici e quindi la spesa corrente va ridotta almeno del 30% in cinque anni”. Per il momento sono previsti 10 punti, un po’ pochini seconco ANIS.

Interventi contrastanti Alcuni degli interventi prospettati, inoltre, appaiono in evidente contrasto con gli incentivi allo sviluppo introdotti anche di recente: si attirano qui investitori grazie a una fiscalità competitiva e poi si mettono patrimoniale, minimum tax, aliquote più alte ai redditi più elevati, raddoppio dell’imposta di registro sull’acquisto degli immobili e perfino il rimpatrio dei capitali. Senza contare l’ipotesi di eliminare la deducibilità fino a 4.000 euro per la pensione integrativa con grave danno per chi ha fatto un progetto per il futuro, ma anche per lo sviluppo del settore assicurativo”.

Più risorse per lo sviluppo “E’ chiaro”, chiosano gli Industriali, “che queste azioni, pur portando qualche risorsa in più, deprimerebbero l’economia, anche in quei settori dove si vede un accenno di ripresa. Al contrario l’introduzione di un sistema Iva (progetto fermo al palo dal 2015) avrebbe permesso un importante ed equo gettito fiscale e semplificato l’operatività delle imprese. Come detto”, ribadisce ANIS, “prima ci aspettiamo di vedere i tagli alla spesa corrente, consapevoli che probabilmente non basteranno nell’immediato: servirà sicuramente fare dei sacrifici, ma almeno una parte di questi deve essere destinata agli investimenti per lo sviluppo del Paese e per ricreare una riserva di risorse finanziarie per far fronte ad interventi straordinari”.

 

CSU: “NO A TAGLI LINEARI NELLA PA. CONTROLLINO LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI SOSPETTE”

 

“La strada non è quella dei tagli lineari agli stipendi dei dipendenti PA”, ribadiscono dalla CSU. E mentre prosegue la raccolta firme promossa dalle Federazioni Pubblico Impiego contro i prelievi forzosi sui salari del pubblico impiego, commentano gli ultimi incontri con il Governo in vista della Legge di Bilancio e dell’accordo per il contratto dei dipendenti pubblici. “L’Esecutivo ha istituito un tavolo di confronto sulla spesa pubblica”, ricordano i sindacati, “a cui ha dato mandato di identificare aree di intervento e di risparmio; ma a quanto sembra fino ad oggi, tale occasione di confronto è stata incapace di produrre risultati apprezzabili. Quale potrebbe essere allora lo scenario più probabile ad un solo mese dall’approvazione della legge di bilancio?”, si chiedono. “Vista la carenza di proposte da parte di chi è deputato a farne, non vi sarebbe niente di più semplice che effettuare un bel taglio lineare sugli stipendi pubblici, di cui lo 0.50% potrebbe essere stato solo una anticipazione. In questo scenario, ipotetico ma molto verosimile, i dipendenti della PA, dopo anni di blocco del rinnovo contrattuale e dopo aver subito già tre prelievi forzosi, vedrebbero ancora una volta qualcuno che mette mano al loro portafoglio. La cosa è ancora più grave se pensiamo al fatto che i dipendenti pubblici sono la tipologia di lavoratori che risiedono più di altre sul territorio nazionale, quindi più di altre sono soggette alle misure che vengono prese in sede di legge di bilancio; misure che andassero a tassare beni primari come ad esempio la prima casa, andrebbe anch’esse a pesare sui dipendenti della Pubblica Amministrazione, ergo non sarebbe opportuno prevedere ulteriori interventi sulla loro busta paga, pena l’indebolimento ulteriore della capacità di spesa di tante famiglie con una inevitabile contrazione del Pil e delle entrate fiscali; si tratterebbe di una politica, è il caso di dirlo, che non vedrebbe al di là del naso. Aggiungiamo poi che le categorie legate al salario fisso sono quelle che, più di ogni altra, hanno sentito gli effetti della riforma fiscale del 2013”, anche se, ovviamente, c’è distinzione tra il settore pubblico, dove molti hanno perso il posto di lavoro, e il pubblico, dove il posto è stato comunque garantito. Ma i sindacati puntano a un altro aspetto, ovvero che “le categorie dei lavoratori autonomi, invece, hanno ancora modo di eludere il fisco, visto che – solo per fare alcuni esempi – nell’anno 2015 circa 200 di questi hanno dichiarato un reddito da 0 a 15.000 euro annui, mentre altri 200 hanno dichiarato un reddito da 15.000 a 30.000 euro annui. Si tratta, evidentemente, di dichiarazioni non reali”. La richiesta di un controllo fiscale più efficace, del resto, non è nuova per la CSU, che da anni chiede interventi in questo senso. “Anziché pensare di intervenire, quindi, con grossolani tagli lineari, sarebbe il caso di prevedere controlli su dichiarazioni quantomeno sospette. Vogliamo poi parlare delle ingenti risorse andate al settore bancario? Siamo certamente consapevoli della necessità di salvare il settore, tuttavia ci possono essere modalità e modalità (nei prossimi comunicati delle Federazioni del Pubblico Impiego avremo modo di potere approfondire anche questo aspetto)”.

“Nel ribadire l’invito ai lavoratori del pubblico impiego, e non solo, a firmare la petizione, e considerando che le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono essenziali per la tenuta di liquidità del sistema”, annunciano

FUPI-CSdL e FPI-CDLS, “siamo a chiedere una inversione di tendenza delle politiche pubbliche e ci impegniamo con una raccolta firme che vada al di là del tema proposto, e che possa risvegliare l’attenzione del paese rispetto ai temi sopra accennati”. L’arma delle petizioni, quindi, per stimolare il Governo ad agire in maniera diversa.

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