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Modifiche alla legge sulla cittadinanza in materia di naturalizzazione

da Redazione

SAN MARINO – Dopo il dibattito pubblico di fine settembre sulla proposta di legge di iniziativa popolare sulla maternità consapevole, ieri sera la Commissione per le Pari Opportunità è tornata a coinvolgere cittadini e rappresentanti delle forze politiche su un altro tema delicato: la legge sulla cittadinanza in materia di naturalizzazione. E ancora una volta è riuscita in ciò che in questo momento sembra impossibile: appianare le divergenze tra le varie forze politiche. Praticamente tutti i politici presenti hanno infatti espresso parere favorevole alla modifica della normativa attuale.

Protagonisti della serata i vertici del Comites San Marino – il comitato degli italiani residenti sul Titano – che hanno illustrato ai presenti le due proposte di legge di iniziativa popolare che depositeranno la settimana prossima in Segreteria Istituzionale.

La prima, ha spiegato il Vice Presidente Alessandro Amadei, chiede la modifica della legge sulla cittadinanza a partire dall’eliminazione del dovere di rinuncia alla cittadinanza di origine come requisito per ottenere la cittadinanza sammarinese per naturalizzazione. Oltre a questo la proposta prevede di abbassare da 25 a 15 anni gli anni di dimora continuativa in Repubblica per richiedere la naturalizzazione, e da 15 a 10 anni per i coniugi stranieri di cittadino sammarinese.

“La legge attuale è discriminatoria – ha tuonato il Presidente Comites Diego Renzi – c’è chi deve scegliere tra il padre e la madre come gli italiani e chi invece può mantenere due cittadinanze come gli argentini. Non è giusto che io sia obbligato a scegliere”. Renzi, che pur avendo i requisiti non ha richiesto la cittadinanza sammarinese proprio per non dover abbandonare quella italiana, ha sottolineato come l’apertura proposta “porterà vantaggi per San Marino”.

Ad aprire il dibattito è stata la Coordinatrice della Commissione per Pari Opportunità, Karen Pruccoli, che ha evidenziato come la modernità abbia modificato in modo significativo la mobilità dei cittadini, portando gli Stati a doversi adeguare. “Sono sempre meno – ha detto – i paesi che chiedono ai cittadini naturalizzati di dover rinunciare alla cittadinanza di origine. Dare valore ai nuovi cittadini – ha aggiunto – senza fargli cancellare la propria cittadinanza di origine è una forma di rispetto ma anche una ricchezza per il nostro paese”.

Positivo, come detto, il riscontro dei politici presenti. Per Ivan Foschi, SSD, “il cittadino di origine può avere anche altre cittadinanze mentre il naturalizzato no. Questo è discriminante. Inoltre non è chiedendo la rinuncia alla cittadinanza originaria che si aumenta l’affetto verso il paese ospitante”. D’accordo Emanuele Santi, Movimento Democratico San Marino Insieme: “San Marino deve adeguarsi alla modernità – ha sentenziato – Rivedere la legge è necessario. Non è giusto chiedere la rinuncia”. Nicoletta Canini, Ps, ha aggiunto: “La cittadinanza per qualcuno è ancora un privilegio ma in realtà è un diritto e va fatto rispettare”. Favorevole anche Ana Marina Lozica, Civico 10, secondo cui “i giovani sono aperti e favorevoli a questa modifica”. Leggermente differente la posizione di Manuel Ciavatta, Pdcs, che innanzitutto ha rivendicato i meriti del proprio partito per aver modificato nel 2016 la legge sulla cittadinanza introducendo l’automatismo per l’ottenimento della nazionalità sammarinese da parte dei naturalizzati. “Nel mio partito – ha aggiunto – la discussione è ancora aperta e ci sono posizioni differenti. Personalmente sono d’accordo sull’eliminazione della rinuncia ma sono perplesso sulla riduzione delle tempistiche proposte. Mantenere limiti in questo campo è anche un modo per dare valore alla cittadinanza”. Andrea Giani, Rete si è detto invece totalmente d’accordo con le proposte del Comites: “Era proprio ciò che il mio movimento aveva proposto con i propri emendamenti nella discussione della legge nel 2016”.

Accanto al primo, il Comites presenterà anche un secondo progetto di legge per consentire il voto attivo e passivo per le elezioni delle Giunte di Castello ai residenti da almeno 5 anni. “In Italia basta la residenza nel comune – ha ricordato il Vice Presidente Amadei – perché uno straniero possa votare per la giunta comunale”. Anche in questo caso i rappresentati della politica hanno espresso il proprio favore alla proposta.

In conclusione il presidente Renzi ha lanciato un appello ai politici presenti: “Tra pochi giorni depositeremo la proposta. Vi chiedo di discuterla il prima possibile per eliminare al più presto le discriminazioni che si stanno protraendo con la norma vigente”.

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