Home FixingFixing Dalla P.A. agli appalti, le imprese chiedono tagli e riforme

Dalla P.A. agli appalti, le imprese chiedono tagli e riforme

da Redazione

Si parte dai dipendenti pubblici (orari e retribuzioni), ma non è l’unico ambito di intervento: si chiede di rivedere anche tutto il welfare, con l’introduzione dell’ISE.

tagliare

 

di Daniele Bartolucci

 

Il mondo delle imprese da sempre stimola la politica a intervenire sulla Pubblica Amministrazione, con due obiettivi: da una parte ridurre gli eccessi e gli sprechi, dall’altra ottimizzare i servizi e migliorarne l’erogazione perché sostenga anch’essa l’economia sammarinese. Ed è ciò che stanno ribadendo al tavolo di confronto aperto dal Governo per delineare la prossima Spending Review, dove da alcune settimane si sta dibattendo su quali ambiti intervenire già con la prossima finanziaria (il cui confronto inizierà proprio questa settimana). Proprio in quest’ottica, tra le associazioni di categoria si sta lavorando ad una serie di proposte per la Spending Review., da formalizzare al Governo nei prossimi incontri. Il confronto sulla Spending Review entra dunque nel vivo. Dopo i primi incontri con la Segreteria di Stato alle Finanze, da cui sono emersi alcuni temi su cui il Governo vuole intervenire, anche le associazioni di categoria sono pronte a dare le proprie indicazioni per ridurre la spesa corrente, ben più del 2,5% nel 2018 come previsto nell’assestamento di fine estate. Di certo non basteranno, conti alla mano, a mettere in sicurezza i conti dello Stato, che probabilmente andranno in rosso. Questo al netto di una ripresa economica che, ad oggi, non ha ancora dato segnali forti, ovvero di aumento del gettito e di contributi previdenziali, le cosiddette “risorse” di cui lo Stato ha fortissimo bisogno in questo periodo. Anche per questo, in attesa che le “entrate” migliorino, occorre comunque intervenire sulla spesa corrente. Nel mirino, oltre ovviamente alla Pubblica Amministrazione, intesa come personale e servizi, anche una serie di ambiti importanti, che vanno dalla gestione degli appalti a quella del patrimonio pubblico (immobili) , sia come affitti attivi che passivi, fino al welfare, su cui è imprescindibile ormai l’introduzione dell’ISE per erogare servizi a scendo della reale capacità reddituale delle persone.

 

WELFARE STATE E SERVIZI PUBBLICI


Un capitolo importante della spesa corrente è il welfare, per cui andrebbe fatta un’analisi dell’attuale sistema della previdenza ed assistenza sanitaria dell’ISS, stimolano gli imprenditori, da cui trarre gli interventi necessari a ridurre l’onere a carico dello Stato. Un’azione che non può prescindere, come detto, dall’introduzione dell’ISE. Allo stesso modo, nelle more della riforma delle pensioni, va verificato il costo delle spese amministrative per la gestione della previdenza, giudicate “troppo elevate” stante i 3,5 milioni di euro per il primo pilastro e i circa 370.000 euro per Fondiss: si potrebbero unificare per avere un risparmio immediato.

 

PERSONALE DELLA P.A.: ORARI E RETRIBUZIONI

 

Altra valutazione improcrastinabile è quella sui rapporti di lavoro nella PA, come già evidenziato nella relazione dello Spending Review del 2013: su questa partita si è aperto già il confronto tra Governo (Segreteria Interni in particolare) e sindacati. Una partita fondamentale, come si vedrà, per quanto riguarda tanti aspetti della Spending Review. Anche in questo caso c’è una premessa da fare, che le imprese private hanno sempre sottolineato: la crisi l’hanno pagata i privati, non i dipendenti pubblici. E come ha avvertito anche il Governo, “ognuno deve fare la propria parte”.

In questo ambito le proposte delle associazioni di categoria potrebbero essere diverse, a partire dall’annosa questione della parificazione dell’orario di lavoro della pubblica amministrazione a quello del privato a parità di retribuzione. Collegato a questo c’è la possibile trasformazione a tempo parziale per chi non vuole lavorare a orario intero anche al pomeriggio con riproporzionamento della retribuzione. Un intervento che potrebbe avere un duplice vantaggio: ovvero l’aumento della produttività a fronte anche di un contenimento del lavoro straordinario. Ovviamente sul tavolo c’è anche la questione del trattamento economico del personale, che va rivisto anche confrontandolo con i parametri del settore privato. Inoltre vanno attivati più turn over e dotazioni organiche, elaborando un efficace piano pluriennale di riduzione e contestuale miglioramento delle competenze. Altro capitolo interessante su cui intervenire, è quello delle convenzioni, collaborazioni e consulenze, che andrebbero ridotte, ma sempre partendo dal rendiconto attuale e dalla verifica delle competenze interne che possono svolgere tali funzioni: se ci sono occorre sfruttarle, magari anche obbligatoriamente.

Collegato a questo si apre anche un altro capitolo, ovvero la revisione dei contratti di lavoro di Banca Centrale (un unicum nel panorama sammarinese) e, vista l’attuale situazione che vede lo Stato socio di maggioranza, anche di Cassa di Risparmio.

 

ACCORPAMENTI UFFICI E GESTIONE DEGLI APPALTI


D’accordo con il Governo, invece, sull’accorpamento di servizi, uffici e unità organizzative per gruppi omogenei. Così come sul sistema degli acquisti e l’implementazione della centrale unica acquisti, visto che ancora oggi Iss e Aziende Autonome fanno per conto loro. A tal proposito, c’è tutta la questione degli appalti da rivedere.

 

CONSUMI ENERGETICI ED EDIFICI PUBBLICI

 

Da monitorare con attenzione c’è poi il consumo energetico nella Pubblica Amministrazione, quindi degli uffici e dei vari immobili.

E qui entra in gioco il discorso delle convenzioni e degli affitti, attivi e passivi, dello Stato. Su questa partita pare che anche il Governo sia intenzionato ad agire in maniera coordinata, valutando anche – questa l’ipotesi – di acquistare taluni immobili laddove sia conveniente in termini di mutuo o leasing. Del resto, perché pagare un affitto se con lo stesso impegno economico è possibile acquistarlo, andando anche a incrementare il patrimonio pubblico?

 

ESTERNALIZZAZIONI: IL CASO DELLE FARMACIE


Capitolo a parte, quello delle esternalizzazioni: da tempo le associazioni di categoria, in primis ANIS, chiedono l’abbandono da parte dello Stato di tutte quelle attività che non gli sono proprie ed essenziali e svolge a costi sicuramente molto più alti rispetto a quelli di mercato. Un esempio sono le farmacie, che oggi non producono utili mentre potrebbero garantire degli introiti e anche maggiori servizi se si aprisse il mercato anche ai privati.

 

GESTIONE DEI RIFIUTI E DELLE ACQUE


Altro tema caldo è la gestione dei rifiuti e delle acque (ma anche degli energetici in generale), su cui oggi lo Stato paga cifre importanti: per gli imprenditori, proprio perché tali, andrebbe invece valutata la possibilità di fare gli investimenti necessari per diventare più autonomi e contenere i costi attuali del servizio esterno.

Ovviamente le proposte non si esauriranno a queste ipotesi, ma danno l’idea della volontà delle associazioni di categoria di spingere forte su questa azione del Governo, perché diventi davvero efficace e si riesca, con interventi mirati e strutturali, a ridurre in maniera consistente la spesa corrente, superando le piccole percentuali che si sono fissate come obiettivo per il 2018-2020. E’ ovvio che a queste misure di contenimento, però, ne debbano seguire altre per rilanciare l’economia, perché come detto, servono anche più risorse per lo Stato e per i fondi pensione. Ovviamente la PA è fondamentale in questo contesto, perché se diventerà – come auspicato – un “volano” per le imprese e i cittadini, sarà tutto molto più facile, anche attirare nuove imprese e investimenti.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento