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Editoriale: Finanziaria, spazio anche allo sviluppo

da Redazione

Serve un serio pacchetto competitività per le imprese esistenti ma anche per attrarre nuovi investimenti, così come è necessario investire nelle infrastrutture.

 

di Alessandro Carli

 

Dalle pagine di “Repubblica” (più precisamente nel supplemento “Affari & Finanza”) il Segretario di Stato alle Finanze Simone Celli ha parlato di svolta nel Paese a partire da gennaio 2018. Senza entrare nei dettagli, il fattore più incoraggiante è che finalmente è stata fatta una comunicazione “positiva” verso l’esterno. Ovviamente però non bastano le parole: ci aspettiamo anche cose concrete. E se dai primi incontri del tavolo per la spending review, che vede riuniti politica e parti sociali, emerge la volontà di sottoscrivere un documento per dare più incisività all’azione – ricordiamo che in tre anni la riduzione della spesa corrente dovrà arrivare al 10% (il 2,5% per l’esercizio finanziario 2018, il 3,5% per quello del 2019 e il 4% per il 2020) – dall’altro stiamo aspettando con grande attenzione i contenuti della prossima Legge Finanziaria. Tratterà anche di sviluppo oppure il documento sarà incentrato solamente sulle proposte per aumentare la pressione fiscale?

Non si può guardare al futuro senza riforme strutturali, senza progetti tesi allo sviluppo. Serve un serio pacchetto competitività per le imprese esistenti ma anche per attrarre nuovi investimenti, così come è necessario investire nelle infrastrutture.

Per favorire l’operatività delle imprese diventano fondamentali l’eliminazione del T2, ma anche l’istituzione di una dogana domestica (che permetterebbe, tra le altre cose, anche quella di “creare lavoro”) e l’introduzione di un sistema di certificazione per la semplificazione delle procedure doganali, oltre naturalmente al passaggio dall’imposta monofase a un sistema IVA. E’ anche su questi tavoli che si gioca il futuro del Paese.

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