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Tagli e ottimizzazioni sul tavolo della Spending Review

da Redazione

Obiettivo fissato per legge: ridurre la spesa corrente dello Stato del 10% in tre anni, ovvero tagliare oltre 48 milioni di euro.

 

di Daniele Bartolucci

 

La revisione della spesa entra finalmente nel vivo. Con la costituzione del nuovo gruppo di lavoro, di cui fanno parte tutte le componenti della società sammarinese (Governo, politica, parti sociali), e i primi incontri, è iniziato il “mese della spending review”. Già, perché l’art. 15 della Legge 7 agosto 2017 n. 94 (il cosiddetto “Assestamento di Bilancio”, ndr), si è data una scadenza chiara: “Dalle risultanze dell’analisi di cui ai commi precedenti, entro il 30 novembre 2017, il gruppo di lavoro evidenzia le criticità rilevate, la misura delle stesse e propone gli interventi di correzione, presentando una relazione da sottoporre all’attenzione del Consiglio Grande e Generale, contestualmente all’esame in seconda lettura della legge di bilancio di previsione dello Stato e degli Enti del Settore Pubblico Allargato per l’esercizio finanziario 2018”. Questo perché l’obiettivo dichiarato nella stessa legge, ovvero il 10% di riduzione della spesa corrente nel corso dei prossimi tre esercizi finanziari, deve partire già nel 2018, secondo una “scaletta” ben precisa: il 2,5% per l’esercizio finanziario 2018, il 3,5% per l’esercizio finanziario 2019 e il 4% per l’esercizio finanziario 2020. Per dare un’idea, le spese correnti per il 2017 sono state assestate a 482.098.337 euro, quindi nel 2018 dovranno diminuire almeno di 12 milioni di euro, di 16,8 nel 2019 e di 19,2 nel 2020.

 

LA PRIMA SPENDING REVIEW ATTUATA A METÀ

 

Che la spesa corrente del Bilancio dello Stato sia insostenibile è noto da anni, ben prima della crisi economica partita nel 2008: oltre alle critiche interne (cittadini, associazioni di categoria ecc), sono diversi i moniti arrivati anche dall’esterno, soprattutto dal Fondo Monetario Internazionale. Nonostante questo, lo Stato di San Marino non si è mai preoccupato veramente di ridurre e ottimizzare la spesa pubblica, almeno fino al 2011, quando un po’ tutti i Paesi dell’area euro si sono dovuti attivare in tal senso. Per primi quelli con debito pubblico alto e PIL in discesa libera (Grecia, Portogallo, Italia e Spagna), ma anche gli altri non sono stati da meno. La parola d’ordine era austerità, la cura una corposa Spending Review. Locuzione importata finalmente anche a San Marino, con l’istituzione del Gruppo Tecnico a fine 2012 e, soprattutto, con la pubblicazione della relazione il 31 maggio 2013. Peccato che quello che doveva essere un’agenda efficace e vincolante, si è rivelato invece un vademecum o poco più, con un effetto molto più blando di quello auspicabile. Del resto, il rapporto tra spesa corrente e spesa generale non è migliorato, andando a impattare negli anni successivi anche sulla liquidità dello Stato, oggi agli sgoccioli. Alcune cose sono comunque partite, ne va dato atto, ma altre sono ancora bloccate o non a pieno regime. Basti pensare alla Centrale Unica per gli Acquisti, che pur essendo stata attivata (per la cronaca, è stato appena nominato Dirigente della U.O. il Dott. Giorgio Bonfè), va ancora completata, tanto che non tutta la PA allargata vi fa effettivamente riferimento (vedi ISS e soprattutto AASS e AASLP). Ma è un enorme passo avanti. Allo stesso modo, va riformata la parte riguardante gli appalti delle opere, per soddisfare i criteri, ritenuti fondamentali, di economicità e trasparenza.

Quello che manca ancora, e lo si vede chiaramente nella statistica riguardante sia la spesa corrente complessiva sia il monte salari stipendi dei dipendenti pubblici, è l’attuazione degli indirizzi di quella relazione riguardo al personale e ai servizi erogati.

 

“ECCESSO, INEFFICIENZA E INCOERENZA DELLA SPESA”


Come nel 2012-2013, anche questo gruppo di lavoro e, di conseguenza, il Congresso di Stato, dovranno “supportare efficacemente un processo di effettiva riduzione e riqualificazione della spesa pubblica”, attivando “un processo di analisi e di revisione della spesa complessiva della Pubblica Amministrazione, degli Enti del Settore Pubblico Allargato e delle Società ed Enti partecipati dallo Stato”. Così si legge nell’art. 15 della Legge approvata in agosto, dove viene specificato che “l’attività di analisi è tesa alla rilevazione delle aree di eccesso, inefficienza e incoerenza della spesa”. Non è automatico che ci siano, ma già l’indicazione è chiara. Tale verifica va effettuata “nell’analisi dei processi gestionali ed amministrativi; nell’analisi delle modalità di gestione ed erogazione dei servizi; nell’analisi delle forme e misure di contribuzione a diverso titolo alla sfera privata”. Non è quindi solo una questione numerica, di organico o di volume di spesa. Anche perché l’obiettivo non può essere quello di tagliare dei servizi, ma appunto rivedere costi e, nel caso, ottimizzarli.

 

ACCORPAMENTI UFFICI PER OTTENERE RISPARMI

 

Già nel 2013 venne specificata la valenza dell’accorpamento di alcuni Uffici e di alcuni centri di costo comuni, cosa che il Governo attuale sembra intenzionato a proseguire, magari con una velocità più alta rispetto al passato e con un intervento di più ampio respiro. Un caso sui generis è quello delle ispezioni, dove le macro strutture afferenti alla Sanità (ISS, Dipartimento prevenzione, ecc) e Lavoro (Ufficio del Lavoro) si possono unire, con l’ottimizzazione del servizio interno (un’unica struttura) e il risultato di un’unica visita nelle aziende (invece di più sopralluoghi).

Ma, come detto, anche dei centri di costo: si pensi – come da relazione 2013 – solo agli oneri amministrativi dei vari Uffici, Enti, Società per le buste paga. Ma anche all’amministrazione stessa, visto che come è emerso anche recentemente, i Fondi Pensione di primo pilastro costano oltre un milione di euro di “oneri amministrativi” e sono ancora disgiunti, per questa parte, da quello di secondo pilastro (FONDISS).

 

LOCAZIONI, ALIENAZIONI E CONVENZIONI


Al tavolo di lavoro è già arrivata la richiesta di un rendiconto puntuale di tutte le situazioni oggetto di possibile intervento, per comprendere al meglio come e dove intervenire. Una in particolare riguarda il patrimonio immobiliare dell’Eccellentissima Camera e lo stato attuale di come vengono gestiti, se sono occupati da Uffici pubblici o affittati a privati o altri Enti. Chiaramente, come ultima istanza, lo Stato potrebbe anche decidere di mettere a mercato alcuni immobili (vedi gli appartamenti), ma allo stato attuale, invero, si sta ragionando sull’azione contraria, ovvero quella di acquisire alcuni degli immobili per i quali si versa un affitto. La logica è semplice: senza ulteriori oneri, si potrebbe aprire un mutuo o un leasing per comprare l’immobile invece di “buttare” l’affitto ogni anno.

Ovviamente tale operazione non è esente da dubbi e rischi, per cui prima di ogni azione andrebbero rendicontati tutti gli immobili a disposizione, anche solo per evidenziare se ce ne sono già di proprietà atti allo scopo.

L’altro grande tema è quello delle convenzioni, di cui quella del “parcheggione” è un esempio lampante. Se è vero che la revisione di quella convenzione potrebbe essere costosa (c’è comunque un contratto in essere), il Governo sembra comunque intenzionato a provarci. E così, questo lo spirito, anche negli altri casi che dovessero presentarsi dalle rilevazioni del gruppo di lavoro.

 

ESTERNALIZZARE FA RIMA CON RISPARMIARE


Un capitolo a parte riguarda l’esternalizzazione dei servizi, tema anche questo che spesso tocca più sensibilità e, quindi, più complesso da affrontare. Senza entrare nei casi specifici, la regola aurea potrebbe (sarebbe meglio dire dovrebbe, ndr) essere quella di avere lo stesso servizio togliendo un costo allo Stato. Questo già escluderebbe di partenza i casi in cui tale servizio o funzione generi un’entrata per lo Stato. Sarebbe troppo facile privatizzarli, a tutto vantaggio del privato. Senza considerare poi che per lo Stato sarebbe un danno, visto che non ci sarebbe più l’entrata annuale.

Di contro, riguarda invece quei servizi che non sono propri dello Stato, ma su cui comunque può essere garantito il suo controllo, e ovviamente quelli che è meglio affidare ai privati. E’ il caso ad esempio delle farmacie: attualmente sono solo statali, ma il loro bilancio è spesso in rosso, soprattutto quelle posizionate nei centri periferici. Mantenendo il controllo sui prodotti (farmaci, cosmetici, servizi al pubblico, ecc), lo Stato potrebbe comunque aprire tale business ai privati, ottenendo uno sgravio di costi e, potenzialmente, anche un aumento di entrate e di servizi, visto che il privato, al contrario del pubblico, spingerebbe per lavorare di più e meglio, aumentando magari l’orario di apertura e la gamma di prodotti. Sulla falsariga di ciò che comunemente si vede oltreconfine, con farmacie private che sono dei veri e propri negozi.

 

IL GOVERNO: “LA PA FACCIA LA SUA PARTE”. SINDACATI PRONTI A DARE BATTAGLIA

 

Quando si parla di Spending review è logico pensare alla Pubblica Amministrazione e al suo elefantiaco impatto sui conti pubblici, sia in termini di stipendi che di servizi erogati. Che San Marino abbia una sproporzione in termini numerici è risaputo, ma è anche ovvio: ha le dimensioni di un Comune, ma tutte le prerogative (e le strutture) di uno Stato. Detto questo, una revisione delle spese in funzione anche dell’ottimizzazione dei servizi, è ormai necessaria. E questa volta, è l’auspicio, che sia reale. Dell’ultima riforma della P.A. infatti, molte cose sono ancora solo sulla carta, mentre altre necessitano di un aggiornamento. Senza dimenticare il contratto di lavoro, non rinnovato da anni ormai. Motivo per cui il Governo ha aperto il confronto con i sindacati, martedì 31 ottobre (San Marino Fixing, eccezionalmente, è stato inviato alle stampe prima, causa festività, ndr). “Un confronto che si preannuncia caldissimo, già nei toni con cui è stato annunciato. “Il Segretario di Stato Guerrino Zanotti anticipa che il Governo intende mantenere la visione di insieme rispetto al momento di difficoltà economica del Paese, nell’affrontare le rivendicazioni che il sindacato formulerà nella piattaforma per il rinnovo del contratto di lavoro”, si legge nella nota governativa. Non solo: “Questo principio”, ha poi aggiunto il Segretario agli Interni Guerrino Zanotti, “sarà il riferimento ispiratore di fronte alle richieste di settori della PA, oggi dobbiamo tutti renderci conto che è giunto il momento di fare ognuno la propria parte con lungimiranza e con senso dello Stato; nessuno può chiamarsi fuori e ognuno, nel rispetto del ruolo che ricopre, deve assumersi le proprie responsabilità individuali e collettive, anche in termini di rappresentanza di interessi di parte che non possono essere scollegati da quelli generali. Non possono essere una giustificazione da nessuna delle parti gli errori e le cattive gestioni del passato”. Insomma, “il Governo ha una idea precisa del futuro della Amministrazione Pubblica e su questo vuole confrontarsi con il sindacato ma nel rispetto delle regole e delle norme esistenti: sia che si tratti di interessi di gruppi o categorie sia che si tratti di interessi dei singoli individui”.

I sindacati non l’hanno presa bene. Le Federazioni Pubblico Impiego della CSU, nella loro nota di risposta, hanno infatti ribattuto: “Il fatto che ancora prima di effettuare un incontro il Governo richiami il sindacato alla necessità che i dipendenti della pubblica amministrazione “facciano la propria parte con lungimiranza e senso dello Stato”, a noi sembra del tutto improprio. Anzi, è un invito che scade decisamente nel cattivo gusto: non è forse vero che gli stipendi PA sono fermi da anni? E che i dipendenti pubblici hanno subìto negli ultimi anni tre prelievi forzosi dalle proprie buste paga? Non è vero forse che i dipendenti pubblici sono correntisti delle banche di San Marino? E che alcuni di essi hanno avuto i conti correnti bloccati in quelle stesse banche in cui è mancato il controllo? Non hanno visto, i cittadini di San Marino, impiegare centinaia di milioni di euro statali nel risanamento (speriamo) del sistema bancario? Non è forse vero che per sostenere tali spese sono state attuate politiche di ridimensionamento dei servizi? Anche i dipendenti pubblici e i cittadini di San Marino vogliono una visione d’insieme”, proseguono dalla CSU, “credono infatti che, anziché colpire sempre chi vive di un salario, di un reddito fisso, sarebbe tempo di indirizzare le proprie attenzioni verso chi elude se non addirittura froda il fisco. Detto ciò non vorremmo che l’incontro di martedì si trasformasse in una “sfida all’O.K. Corral”. Chiediamo quindi rispetto, se non per noi almeno per il settore che rappresentiamo, e non accettiamo che il finale del confronto, che deve ancora cominciare, sia stato già scritto”.

 

GRUPPO DI LAVORO


Dopo il Gruppo Tecnico per la revisione della spesa pubblica, istituito ai sensi dell’articolo 5 della Legge 21 dicembre 2012 n.150, con l’Art. 15 della Legge 7 agosto 2017 n.94 “Variazione al Bilancio di Previsione dello Stato e degli Enti del Settore Pubblico e degli Enti del Settore Pubblico Allargato per l’esercizio finanziario 2017 e modifiche alla Legge 21 dicembre 2016 n.144”, è stato istituito il nuovo Gruppo di lavoro, di cui fanno parte: Segretario per le Finanze e il Bilancio; Segretario per gli Affari Interni, Funzione Pubblica; un rappresentante indicato dalla Segreteria per le Finanze e il Bilancio; un rappresentante indicato dalla Segreteria di Stato Interni, Funzione Pubblica; il Direttore della Funzione Pubblica; il Direttore del Dipartimento Finanze e Bilancio; il Dirigente della Direzione della Finanza Pubblica; il Presidente della Commissione di Controllo della Finanza Pubblica; due rappresentanti indicati dai gruppi consiliari di maggioranza; due rappresentanti indicati dai gruppi consiliari di minoranza; infine anche un rappresentante per ciascuna organizzazione sindacale (CSDL, CDLS, e USL) e anche un rappresentante per ciascuna associazione datoriale (ANIS, OSLA, USOT, UNAS e USC).

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