Il dibattito si è concluso con l’approvazione di un Odg presentato dalla maggioranza. Il report di San Marino News Agency.
SAN MARINO – I lavori odierni si concentrano sul dibattito sulla rappresentanza femminile in politica a San Marino, a seguito della presentazione della relazione sul tema, redatta dalla Commissione per le Pari opportunità. Il dibattito si conclude con l’approvazione di un Odg presentato dalla maggioranza e sottoscritto anche da Psd, Ps e Rete con 33 voti a favore, 5 contrari e un astenuto.
A inizio seduta si procede alla nomina della Commissione per il Lavoro e si conclude il comma 18, Ratifica Decreti delegati e decreti legge. Quindi si passa alla Ratifica dell’Accordo tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica della Costa d’Avorio, sullo stabilimento delle relazioni diplomatiche, firmato a Roma il 2 marzo 2016. E’ la volta dei progetti di legge all’ordine del giorno che sono presentati in prima lettura:1)”Modifiche alla Legge 26 maggio 1981 n.44 Istituzione del servizio di distribuzione e fornitura di energia elettrica”; 2) “Legge quadro in materia di autorizzazione alla realizzazione e all’esercizio delle strutture veterinarie pubbliche e private e delle attività connesse” ; 3) “Tutela legale e assicurativa dei dipendenti pubblici e di coloro che agiscono nell’interesse pubblico”.
Con il riferimento del Segretario di Stato per la Sanità, Franco Santi, si apre quidi un lungo dibattito sui contenuti della relazione redatta dalla Commissione per le Pari opportunità che si conclude con la presentazione di due ordini del giorno, uno del Pdcs e il secondo di Adesso.sm ma sottoscritto anche dal resto dell’opposizione, Psd, Ps e Rete. Il primo viene respinto con 21 voti contrari e 18 a favore, il secondo è votato a larga maggioranza con 33 voti a favore, 5 contrari e un astenuto. L’Odg approvato impegna il governo “ad aprire un confronto con gli Enti, i Servizi, le Istituzioni, le Commissioni e le Authority competenti, al fine di costruire percorsi operativi che facciano riferimento alle strategie elencate nella Relazione redatta dalla Commissione per le Pari Opportunità”. Tra queste strategie si cita in particolare “la promozione della presenza femminile negli ambiti decisionali a partire da quelli di nomina consiliare”, e la partecipazione di San Marino “ad iniziative internazionali di monitoraggio e comparazione sulle disparità di genere”. Non solo l’Odg prevede il riferimento annuale della Commissione per le Pari Opportunità in Commissione consiliare IV “sull’implementazione delle strategie proposte e dei risultati ottenuti”.
La seduta si conclude con la votazione degli ordini del giorno, i lavori proseguiranno domani alle 13 con l’esame del progetto di legge in seconda lettura “Norme in materia di mobilità sostenibile”.
Di seguito un estratto del dibattito odierno.
Comma 20. Progetto di legge “Modifiche alla Legge 26 maggio 1981 n.44 Istituzione del servizio di distribuzione e fornitura di energia elettrica” (I lettura)
Sds Simone Celli dà lettura della relazione al Pdl in sostituzione del presentatore Sds con delega ai Rapporti con l’Aass, Marco Podeschi:
Il presente progetto di legge intende riattivare la delega prevista nella legge 26 maggio 1981 n.44 “Istituzione del servizio di distribuzione e fornitura di energia elettrica”, affinché in caso di necessità dell’Azienda autonoma di Stato per il Servizi pubblici vi sia la possibilità di modificare le modalità. Inoltre si è inteso ammodernare l’iter di modifica, introducende il parere preventivo dell’Autorità di regolazione per i Servizi pubblici e l’Energia e semplificare le modalità di variazione delle condizioni di fornitura stabilite con Regolamento.
Elena Tonnini, Rete
Una domanda sul Pdl che va a modificare, con un articolo, il modo con cui viene erogato il servizio elettricità. E’ un servizio pubblico attualmente gestito dall’Aass e attraverso questo Pdl si toglie ad Aass la possibilità di stabilire le modalità di regolazione del servizio tramite proprio regolamento. Si introduce un’altra modalità: il modo di erogazione del servizio lo decide nei fatti non più l’Aass, ma il congresso di Stato, nel momento che va ad attuare un decreto, previo parere dell’Autorità per la regolazione dei servizi per l’energia. Noi non concordiamo sia tolta ad Aass la possibilità di incidere e si bypassi questa autonomia di azione con un intervento del congresso di Stato. Se è da modificare o integrare il regolamento attuale dell’Aass, sicuramente datato, sarebbe anche un percorso più veloce.
Oscar Mina, Pdcs
Stupisce questo Pdl che va istituire un regolamento per il servizio di distribuzione e fornitura dell’energia, la prima da sempre compito di un ente tecnico quale Aass. Poi la fornitura: entriamo nell’ottica di approvvigionamento di un territorio attraverso il trading. Non capisco le motivazioni che hanno fatto sorgere la necessità di presentare questo Pdl. Di questo il Segretario, che oggi non c’è, ci dovrà rispondere. Il regolamento dovrà proporlo l’azienda, nutro seri dubbi su questo Pdl, non capiamo le reali motivazioni.
Marina Lazzarini, Ssd
Questa è modifica di legge dovuta anche alle innovazioni apportate dalla legge del 1981, quando l’Autorità per l’energia non c’era. L’azienda in futuro avrà bisogno di dare riorganizzazione alla struttura. Il progetto è comunque in prima lettura e in Commissione ci sarà la possibilità di approfondirlo.
Roberto Ciavatta, Rete
Non c’è dubbio che in questi 30 anni ci siano state novità nel Paese. L’adeguamento alla norma sarebbe comprensibile, ma qui cambia il ragionamento. Prima un’Azienda autonoma stabiliva la modalità di erogazione dell’energia, qui è il governo che lo decide. E non si parla di parere vincolante, ma di ‘parere’ sull’Autorità per la regolazione per l’energia. E’ il governo di turno a deciderlo. E’ un passo indietro sull’autonomia dell’Azienda. In Commissione tante discussioni non ci sono mai state, si esaminano le leggi così come sono proposte. Se un domani un governo deve favorire un’azienda, perché magari gli ha portato voti, allora lo può fare per decreto?
Alessandro Mancini, Ps
I colleghi di opposizione hanno illutrato le perplessità che anche il mio gruppo nutre su questa legge. Facciamo un enorme passo indietro. Perchè poi regolamentare in questo modo solo l’energia e non altre fonti, acqua, gas? La politica entra con questo provvedimento a piedi pari in questioni che non le competono. Non facciamo altro che dire ‘politica deve riconoscere autonomia ad enti e istituzioni’, poi si dà, con un decreto, il compito alla politica di intervenire su politiche tariffarie e sgravi. C’è un Cda in Aass nominato dal Consiglio e da tutte le forze politiche, con i giusti equilibri, auspico ci sia un passo indietro e che alla prima lettura non si abbia seguito in commissione.
Sds Simone Celli replica
Preciso che il Segretario Podeschi è assente per motivi istituzionali, darò quindi spiegazioni che poi lui stesso approfondirà in Commisisone. Ma alcuni chiarimenti sono doverosi: c’è un vulnus normativo per la mancata attuazione di una delega prevista all’articolo , della legge n. 44 del 1981. E’ un vulnus che deve essere colmato. Poi vediamo aspetti migliorativi, quella legge dell ’81 prevedeva un decreto reggenziale, qui c’è un decreto delegato. Poi c’è il parere dell’Autorità di regolazione. E il regolamento poi viene emesso dall’Azienda dei servizi, il quadro è assolutamente garantista, malgrado le legittime osservazioni dei consiglieri di opposizione. Ci sarà modo di discuterne in Commissione. Non intravvediamo nessuno stravolgimento, anzi elementi migliorativi.
Comma 22.”Tutela legale e assicurativa dei dipendenti pubblici e di coloro che agiscono nell’interesse pubblico”.
Sds Simone Celli dà lettura della relazione al Pdl in sostituzione del presentatore Sds per gli Affari Interni Guerrino Zanotti
Nel corso del 2017 è stato avviato un approfondimento delle tematiche relative alla tutela legale e assicurativa dei dipendenti pubblici e, limitatamente all’aspetto dell’assistenza giudiziaria, per coloro che agiscano nell’interesse pubblico, quali componenti degli organi di amministrazione e controllo di società di diritto privato con paltecipazione pubblica la cui nomina è riservata al Consiglio Grande e Generale o al Congresso di Stato, Le ragioni di fondo di questo intervento innovativo a carattere normativo risiedono nella necessità, registrata nei fatti, di garantire un pieno ed effettivo diritto del dipendente dell’Amministrazione e di coloro che agiscano nell’interesse pubblico di difendersi in sede penale. La tutela di cui si discute (art. 2) ha l’evidente scopo di garantire un’assistenza a coloro che siano ingiustificatamente considerati rei di condotte penalmente rilevanti nell’esercizio della loro funzione , “Considerati”, sia ben inteso, non potrebbe essere altrimenti. AI tempo della notizia dell’avvio del giudizio penale nessuno è ancora in condizione di poter conoscere se effettivamente le accuse mosse rispondano effettivamente al vero (e quale sia l’eventuale elemento soggettivo a base della condotta contestata, dolo o colpa), Eecosì, l’unica soluzione non può che essere quella di offrire tutela, in prima battuta, a tutti coloro che ne facciano richiesta sulla scorda della presunzione di innocenza, fino a giudizio concluso (non potendo l’Amministrazione come detto – se non prestandosi a pericolosi errori di valutazione – giudicare aprioristicamente del fondamento dell’azione penale, ancora peraltro in fase di avvio). Poi, se – come potrebbe accadere – all’esito del giudizio si dovesse rilevare una responsabilità del singolo, questi sarà tenuto a rifondere all’Amministrazione i costi sostenuti per la tutela, nonché a risarcire tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali patita dalla stessa. Resta inteso che il singolo dipendente o colui che abbia agito nell’interesse pubblico potrà comunque decidere di rivolgersi ad un proprio legale di fiducia, sostenendo in proprio i costi del caso. L’istituto della tutela legale assolve, quindi, il fine di garantire il singolo interessato dal peso di dover sostenere costi per una difesa in giudizio per il fatto di essere un pubblico dipendente o portatore di interessi pubblici e per fatti e condotte a lui non ascrivibili in concreto.
Comma 23. Relazione della Commissione per le Pari Opportunità e dell’Authority per le Pari Opportunità a seguito dell’approvazione dell’Ordine del Giorno del 31 gennaio 2017
Franco Santi, Segretario di Stato per la Sanità
L’eliminazione delle disuguaglianze tra donne e uomini rappresenta una delle condizioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva previsti dalla strategia ‘Europa 2020’. Il raggiungimento della parità di genere richiede un impegno da parte di tutte le Istituzioni per l’adozione di strategie e la realizzazione di precise politiche pubbliche, anche al fine di favorire un’assunzione di responsabilità condivisa di donne e uomini.Il raggiungimento della parità di genere richiede un impegno delle Istituzioni per l’adozione di strategie e la realizzazione di precise politiche anche al fine di favorire un’assunzione di responsabilità condivisa di donne e uomini. Va in tale direzione la Relazione redatta dalla Commissione per Pari Opportunità “La Rappresentanza femminile in politica a San Marino” come strumento utile ai fini dell’Ordine del Giorno del Consiglio Grande e Generale del 30 gennaio 2017 per la definizione e la promozione di politiche di pari opportunità per tutti. Mi preme sottolineare che il lavoro presentato è il frutto di un lavoro partecipato che ha visto coinvolta nella sua realizzazione anche l’Authority per la Pari Opportunità per presentare un programma di iniziative volte a promuovere politiche di genere. Questa relazione rappresenta una nuova fase e una tappa importante verso la piena applicazione delle pari opportunità nel nostro paese dopo un percorso intrapreso da anni su questi temi. Adesso di fronte alle criticità emerse è necessario trovare risposte in grado di contrastare il divario tra le reali opportunità fra uomini e donne.
Il bilancio di genere proposto dalla Commissione Pari Opportunità si pone come azione chiave nella lettura delle politiche pubbliche che possono avere effetti differenziati su uomini e donne e nella valutazione del diverso impatto sulla condizione femminile e maschile. Il percorso che ha portato alla produzione del presente documento si prefigge nell’analisi di contesto di descrivere lo stato attuale della condizione di donne e uomini nella Repubblica di San Marino cercando di cogliere, attraverso l’analisi statistica delle principali variabili demografiche e sociali, le differenze e le eventuali criticità; l’analisi e la presentazione degli interventi e delle strategie per incrementare la partecipazione politica femminile che in maniera più incisiva influiscono sulla tematica di genere è tesa, invece, ad evidenziare l’impatto della programmazione politico-economica sulla popolazione femminile e maschile. Questo primo bilancio di genere è un tassello importante nello sviluppo di politiche di pari oppor-tunità, in quanto rappresenta una valutazione più puntuale e precisa dell’impatto delle politiche sulle donne che è una sfida culturale legata ai diritti, volta a superare il gap che ancora vivono le donne in certi ambiti, e si inserisce in una prospettiva di interesse generale con effetti positivi per l’intera società. Poiché la popolazione sammarinese si presenta ancora molto legata alla tradizione e sarebbe opportuno procedere ad una capillare campagna di sensibilizzazione nei confronti di tutta la collettività, in tutti i suoi aspetti. Per costruire una società basata sulle pari opportunità per l’uomo e la donna, bisognerebbe puntare i riflettori proprio sull’uomo e la donna, partire da questi due nuclei distinti ed indissolubili, per un futuro di sostanziale eguaglianza.
In questa direzione si possono promuovere sondaggi, osservatori statistici, i cui risultati dovrebbero essere divulgati periodicamente. Organizzare convegni e conferenze, che siano critici e propositivi, così da dare al cambiamento una direzione, che sia quanto più possibile vicina alle esigenze della popolazione. Accanto a queste iniziative, che incidono sul piano culturale, sarebbero da prendere in considerazione dei progetti anche sul piano legislativo. Iniziative a favore di una rappresentanza più equilibrata, potrebbero contribuire ad arricchire il dibattito portando più elementi di democraticità ed uguaglianza. Della politica la donna ha un senso molto forte: è evidente che vuole essere presente in politica, vuole che le decisioni siano prese democraticamente da entrambe le parti. Ed è quindi, con azioni positive svolte dai partiti per favorire la candidatura e l’elezione delle donne, sostenendole in campagna elettorale, rendendole più visibili agli elettori e coadiuvandole nell’espletamento delle loro funzioni e del loro mandato, che le donne potranno essere più presenti nella vita politica. C’è dunque un circuito vizioso che va trasformato in virtuoso: più donne nel Consiglio Grande Generale per una migliore rappresentazione delle istanze sociali delle famiglie e delle fasce più deboli, così da conquistare spazio per un impegno sempre più stabile e continuativo delle donne nella vita pubblica, con il fine ultimo, s’intende, di perseguire e raggiungere uno sviluppo del tessuto sociale ed economico davvero più equo e più sostenibile per tutti.
Tra le strategie proposte dalla Commissione c’è la necessità di partecipare al Global Gender Gap Report, introdotto dal World Economic Forum nel 2006, che fornisce un quadro che mostra l’ampiezza e la portata della divario di genere in tutto il mondo. Per ogni nazione l’indice fissa uno standard del divario di genere basandosi su criteri economici, politici, educazione e salute, e fornisce una classifica dei paesi, permettendo un confronto efficace sia tra regioni che gruppi di reddito nel tempo. Le classifiche sono state realizzate per creare maggiore consapevolezza a livello mondiale. La metodologia e l’analisi quantitativa sono destinate a servire come base per la progettazione di misure efficaci per la riduzione delle disparità di genere. Le politiche volte a promuovere la parità di genere sono vitali per la crescita economica, la prosperità e la competitività. Il Consiglio Grande Generale si è impegnato per attuare politiche che promuovano l’occupazione delle donne e per assicurare un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare. La Commissione per le pari Opportunità ha indicato le linee guida da seguire per l’impegno per l’uguaglianza e la non discriminazione. La relazione redatta deve essere il punto focale nel quadro di una più ampia strategia per combattere la discriminazione e promuovere le pari opportunità. Le principali tematiche proposte dalla Commissione riguardano: 1)Diritti: aumentare la consapevolezza sul diritto all’eguaglianza e alla non discriminazione; 2) Rappresentazione: stimolare il dibattito sui modi di aumentare la partecipazione dei gruppi sottorappresentati nella società; 3) Riconoscimento: parlare della diversità; 4) Rispetto e tolleranza: promuovere una società più coesa; 5) Empowerment: Il termine è stato introdotto nella IV Conferenza Mondiale dell’ONU sulle donne, svoltasi a Pechino nel 1995. La parola deriva dal verbo to empower, cioè dare, o darsi, acquisire potere. Indica tutte le misure, le politiche, le iniziative volte all’attribuzione di maggiori poteri e responsabilità alle donne nei processi decisionali, nella politica, nel mondo economico e sociale. 6) Equality: l’uso di questo termine significa uguaglianza. Nell’ambito della Piattaforma i Paesi che sostengono l’uso di questo termine, tra cui gli appartenenti all’Unione Europea, non lo intendono come negazione delle differenze, ma come pari opportunità nell’accesso a tutti i diritti: politici, sociali, economici, umani, riproduttivi, legali ecc. 7) Equity: significa equità, ovvero trattamento equo e giusto, ma all’interno di un diverso ruolo “naturale”.8) Family Friendly: insieme di politiche e misure definite “amichevoli per la famiglia” che si propongono di favorire la conciliazione tra responsabilità professionali e familiari. Il Governo e tutte le Istituzioni si impegnano pertanto a promuove e attuare il programma di iniziative e soluzioni prese in considerazione nella relazione della Commissione Pari Opportunità tese ad aprire sul tema della rappresentanza politica in termini di genere un vasto confronto nella politica e nella società.
Pasquale Valentini, Pdcs
Non possiamo inseguire un’idea di autosufficienza individualistica nel pensare che è più facile farsi strada in politica per gli uomini che per le donne. Se vogliamo parlare di parità, la prima condizione è quella di creare un contesto culturale e sociale in cui la differenza che ci caratteriza sia non solo riconosciuta ,ma valorizzata al punto tale che è solo dalla relazione che interviene nella differenza che si realizza la parità. Non inseguendo modelli che non esistono. Penso per esempio alle donne che svolgono lavori prettamente maschili, come le camioniste.
Eva Guidi, Ssd
La relazione è un lavoro importante, ringrazio i membri di questa Commissione che non recepiscono compensi e mettono a disposizione della collettività il loro tempo. Farei un invito a poter dotare la commissione di fondi propri perché possa avere un minimo di autonomia. La presenza femminile nel parlamento e nel governo non è ancora equilibrata, anche se la percentuale della presenza delle ‘consigliere’ sono allineate, con un 23-24%, alle medie europee. E’ sul valore della diversità tra uomini e donne che si dovrebbe parlare, garantire pieno sviluppo alle potenzialità delle donne al servizio del Paese potrebbe infatti garantire a sua volta un ulteriore punto di vista e ulteriori risorse per risolvere i problemi. La relazione ci presenta 30 pagine sulle motivazioni che hanno portato questa situazione attuale e propongono possibili soluzioni per diminuire il gap. A parere mio, promuovere parità di genere nella politica e nella società è un processo lungo e complesso, gli strereotipi si sviluppati per decenni e qualsiasi strategia deve essere orientata sul lungo periodo. E’ sugli stereotipi che dobbiamo agire. Il gap è presente anche in altri ambiti, come nel settore economico e nell’ambito decisionale dell’impresa. E’ un passo che dobbiamo fare insieme, donne e uomini, in modo trasversle.
Mara Valentini, Rf
La relazione è un lavoro preciso e accurato sulla rappresentanza di genere, i punti critici e le ipotesi di soluzioni. Ci sono volute le quote rosa perché la rappresentanza femminile avesse una dignitosa rappresentazione nelle istituzioni. Ma perché siamo arrivati alle quote rosa? La politica ha bisogna di tutto il capitale umano, maschile e femminile. Le quote rosa non mi sono mai piaciute, le ho accettate ma mi sembrano una elargizione, una concessione, di cui non ci dovrebbe essere bisogno per l’ingresso nella politica. Il proprio successo dovrebbe giungere dalla propria predisposizione, capacità, preparazione culturale, dai rapporti sociali. Ma se esistono difficolà, vengano pure le quote di genere, sperando siano transitorie.
Gian Matteo Zeppa, Rete
Noi siamo lo specchio della società mediterranea, con un retaggio da cultura catto-cristiana che abbiamo nel Dna. Non vorrei che questa relazione, come gli Odg che verranno, rimangano poi tutti lettera morta. Veniamo da un trentennio in cui i diritti sono stati alienati, in primis il diritto della donna ad avere una sua autodeterminazione. Se vogliamo più donne in politica è la struttura e l’organizzazione dei partiti che lo deve consentire. Ci sono donne che ‘darebbero dei giri’ agli uomini in politica.
Non vorrei che anche questi dibattiti restino lettera morta. Visto che questo governo sui diritti civili mi sembra un pò più progressista, l’opportunità c’è per compiere un passo in avanti, per togliersi quell’alone di 30 anni di Dc, dei suoi retaggi di cultura politica. Il referendum del 1982 – per abolire la legge che toglieva cittadinanza a una donna che sposava uno straniero e in cui vinsero i no- grida vendetta. Mia madre piangeva quando ha perso un diritto, qualcuno lo ha votato ed erano solo 30 anni fa. Sono favorevole alla possibilità che in tutti gli ambiti, politici e lavorativi, si possa dare pari opportunità.
Vanessa d’Ambrosio, Ssd
Molti si chiederanno perché nel 2017 bisogna ancora parlare di rappresentanza di genere. Risposta semplice: le barriere di entrata, e non solo in politica, sono ancora presenti per le donne. Non significa che non possono fare politica, ma che hanno più ostacoli a farsi spazio in un mondo fatto secondo le regole degli uomini. Nel nostro Paese non è stato semplice il percorso del riconoscimento dei diritti delle donne, è avvenuto in ritardo rispetto all’Italia, ottenere il diritto di voto, attivo e passivo, e il riconosciento della cittadinanza. Ringrazio l’Unione donne sammarinesi: grazie al loro impegno e lavoro, io posso oggi essere in Aula come cittadina perché figlia di una donna sammarinese. A San Marino le donne possono votare solo dal 1964. E solo dal ’74 hanno potuto entrare in quest’Aula. La prima donna segretario di Stato è stata Clara Boscaglia, sempre nel ’74. Maria Lea Pedini è stata la prima donna Capitano Reggente, nel ’81, e solo quest’anno, per la prima volta, ci sono stati due Capitani Reggenti donne, i tempi erano maturi per abbattere questo tabù. Il semestre ha messo alla prova la tenuta delle conquiste politiche e istituzionali portate avanti dalle nostre donne. D’accordo o meno con quanto detto dalla collega Zavoli in comma comunicazione, sta di fatto che di fronte alla contiunua messa in discussione di quella Reggenza e alle minacce più o meno velate, le donne consigliere dell’opposizionenon hanno capito che l’attacco alla Reggenza è stato un attacco anche a loro. Il non aver lasciato da parte il dibatitto politico è stata una sconfitta. Quando ho ricevuto quell’incarico mi sono sentita la resposabilità di fare non un buon, ma un ottimo lavoro, noi donne dobbiamo dimostrare sempre qualcosa in più. La Reggenza Zavoli- D’Ambrosio mai ha chiesto atteggiamenti di favore. Nel 2017 il nostro Paese ha vissuto un passaggio storico, ha vinto il Paese su uno dei suoi tabù tradizionali.
La Commissione ha ragione sul peso degli stereotipi di genere, i più insidiosi, radicati trasversalmente. Diverse le normative fatte anche dal parlamento europeo, ma per abbatterli serve un profondo cambiamento culturale. Essere nella media europea del 23% della rappresentanza femminile in parlamento è un dato confortante? No, se l’obiettivo è il 50%, non lo è.
Iro Belluzzi, Psd
In politica il genere femminile è da considerare portatore di posizioni, a prescindere dal fatto che si sia uomo o donna, ma considerandolo sullo stesso livello. Non deve essere una scusante essere donna. Stato sociale, servizi, possibilità che ci sia qualcuno che affianchi la famiglia nella gestione dei propri figli e anziani, i tempi di lavoro: sono tutti elementi alla base della possibilità di partecpare alla vita politica per il genere femminile. Fondamentale è dedicare attenzione a tutti gli elementi ostativi affinché le donne possano impegnarsi. Uomini e donne hanno stesse capacità, a volte sensibilità diverse. Non credo nel 2017 ci possa essere ancora qualcuno che possa differenziare l’individuo, le sue capacità, a seconda del genere. Occorre trovare modi per valorizzare gli individui all’intenro delle istituzioni che siano uomini, donne, omosessuali. A San Marino purtroppo le pari opportunità non sono state fatte sviluppare come dovrebbe essere. Pari opportunità è anche presenze delle professionalità all’interno di organismi, penso all’Authority per le pari opportunità. Sono stati chiamati nuovi componenti, si è iniziato un percorso nuovo, perdendo il percorso compiuto in precedenza per esempio sulla violenza di genere. Competenze che potevano essere trasferite da chi aveva avviata struttura sono andate perse, si è andato a colpire persone per la loro presunta collocazione politica.
Marianna Bucci, Rete
La mia posizione sulle quote di genere è cambiata negli anni, ero contraria ma poi ho rivalutato le mie posizioni che non sono assolutistiche, preponderante è la tendenza che cerchi di puntare più sulla qualità della partecipazione che sulla quantità. Il paese procede a due velocità: presenza femminili forte, per esempio, in certi partiti o nelle giunte di Castello, nell’associazionismo, dall’altra c’è una generale disaffezione dalla politica. A volte non si partecipa alle manifestazioni politiche per il timore di ritorsioni, di essere etichettate, perché schierarsi apertamente per qualcuno può portare a problemi sul lavoro o al mobbing per la propria azienda. Cose successe veramente, anche ai nostri aderenti, persino ad un ragazzo che ha vinto la nostra borsa di studio. Sarebbe utile fare un questionario per conoscere cosa spinge i sammarinesi a disinteressarsi della politica.
Giovanna Cecchetti, Ps
Le quote rosa non garantiscono accesso alle donne in Aula e la qualità delle presenze. Solo nel mio partito e in Rete la presenza femminile supera la quota maschile in questa legislatura. Questo non è dato dalle quote rosa ma dal lavoro e dalla fatica che queste donne hanno portato avanti nella loro attività politica. Non abbiamo neanche una donna al governo, bisogna cambiare passo anche a livello culturale, per streoreotipi ancora nel 2017 la donna è rilegata al ruolo di madre e moglie. Certo è difficile torvare la quadra tra ruolo di madre, moglie, nel lavoro e nella politica se non hai famiglia che ti sostiene. Problema non è solo culturale ma anche istituzionale. Infine una parentesi sull’attacco alle Reggenti donne: è stato un attacco politico non ai Reggenti in quanto donne. Noi stesse non dobbiamo essere vittime degli stessi stereotipi che denunciamo.
Marica Fontemaggi, C10
Il superamento degli stereotipi e l’importanza dell’aspetto educativo e culturale sono due punti importanti rilevati nella relazione. E non solo sono aspetti importanti per la presenza politica ma anche nelle posizioni più generali di leadership e apicali. Come politica, il nostro compito è quello di dare quella spinta affinchè le donne siano orientate verso determinate scelte. Una donna può essere politcamente attiva e avere la gratificazione di essere madre. Tra i suggeriementi della commissione: l’introduzione della preferenza di genere, è da valutare come poter inserire nel nostro ordinamento la prefenza unica, tramite referendum, e poi quidi la preferenza di genere. Sulle quote rosa anche io ho cambiato idea. Le difficoltà ci sono, per consiglieri uomini e donne, nel fare politica, visto i tempi dei lavori nei partiti e in Aula. Auspico che il regolamento consiliare consenta di snellire i lavori.
Marco Nicolini Rete
Da 4 giorni sono babbo di una bimba eguardo con attenzione i diritti che avrà in futuro. Io personalmente ho apprezzato la Reggenza del semestre precedente, non mi pare di aver riscontrato nei colleghi di opposizione atteggiamenti e critiche legate al fatto che ci siano state due donne. Non voglio banalizzare l’argomento, ma non cercherei discriminazioni ovunque. Sta di fatto che faccio parte di un movimento in cui prevale in aula la componente rosa, e si è giunti a cià im modo del tutto naturale.
Dalibor Riccarid, Psd
Solo il fatto di parlarne, ci fa capire quanto siamo lontani oggi dall’uguaglianza di genere. Di questo tema si deve parlane in politica quando si parla di discriminazione sul lavoro e di violenza domestica contro le donne. Di questo dobbiamo parlare nel Paese, mentre parlando di quote rosa si va ulteriormente a discriminare le rispettive posizioni alle porte del 2018, tra uomini e donne, in qualunque ambito.
Marina Lazzarini, Ssd
La partecipazione paritaria alla vita polticia sociale e professionale porterà arricchimento e minori conflitti, sono convinta che il cambiamento deve congiuntamento essere promosso da uomini e donn perchè migliorerà la situazione a tutti. Gli interventi degli ex Reggenti Zavoli e D’ambrosio ci fa capire quanto ancora ci sia da fare. Le 12 strategie denuciate dalla commissione sono tutte interessanti, in articolare sostengo la preferenza di genere. Siamo di fronte a un cambiamento di civiltà che non sarà semplice. Sicuramente l’introduzione della preferenza di genere avrà tempi più rapidi dei cambiamenti culturali da portare avanti. Dobbiamo darci dei tempi per dare concretezza al cammino intrapeso.
Mimma Zavoli, C10
Non perdiamo di vista le conquiste ottenute, perché non sono per sempre. Il consigliere Valentini diceva che la commissione è composta da sole donne, effettivamente dovrebbe essere composta da uomini e donne. Perchè allora ancora le donne combattono per le domne? Perchè ancora non percepiscono l’uguale posto e rappresentantività nella società, per tutta una serie di motivi, tra cui stereotici culturali che permangono. Ci sono molte cose che le donne, insieme agli uomini, devono fare. Ma la commissione pari opportunità è formata da donne perché probabilmente è considerato un ambito femminile. Le donne forse non sono il massimo in una cabina di un camion, per carità. Personalmente penso però che possono fare anche questo. Il punto è il non aver paura che le donne siano in grado di fare le stesse cose che sanno fare i colleghi maschi, i nostri mariti o figli. Ma se ancora parliamo di pari oppportunità, quella condizione non è raggiunta ancora pienamente.
Mariella Mularoni Pdcs
Dalla relazione pari opportunità si rileva che la partecipazione femminile nel nostro parlamento è acora inferiore rispetto agli altri Paesi europei. Nelle ultime elezioni sono state elette 14 donne, per una media del 23%sul totale, al di sotto del 25% di media europea. Nonostante la quota di genere nelle liste di candidati infatti, le donne sono ancora sottorappresentate e serve una riflessione politica su questo e per favorire una conciliazione tra vita pubblica e privata. Esistono troppe barriere: dalla legge elettorale, alle difficoltà di conciliare famiglia, lavoro e politica. Non abbiamo bisogno di strumenti di genere per far entrare donne in istituzioni e valorizzarle, non credo alle quote rosa, ritengo comunque che la politica debba intervenire per rimuovere ostacoli alla partecipazione istituzionale. Nonostante i tanti diritti acquisiti, c’è ancora tanto da fare. Servono interventi più flessibili, servizi per famiglia e anziani che consentano alle donne di impegnarsi . Occorre superare la logica delle quote e la visione di donna come soggetto svantaggiato e bisognoso di tutela. La Dc ha presentato un Odg in cui ci siamo soffermiamo sulla rimozione degli ostacoli alla partecpazione attiva in politica. Lo sottoponiamo al’Aula per condividerlo con altri gruppi. ‘Il Consiglio Grande e Generale, alla luce della relazione della Commissione Pari opportunità, impegna il governo a promuovere una verifica sul piano normativo e organizzativo su quali sia le condizione nel nostro Paese in ordine a 1) tutela famiglia, 2) organizzazione del lavoro, 3) organizzazione dell’attività politica a cominciare dai lavori consiliari; impegna infine il governo a riferire al Consiglio Grande e Generale i risultati di questa verifica entro il mese di marzo 2018, in apposita sessione’.
Giuseppe Maria Morganti, Ssd
La Commissione ci dà una mano forte ad analizzare questo tema, non si sofferma a riportare dati e tabelle numeriche. Ma indica come ci siano determinati luoghi del modo dove queste problematica è addirittura superata. Esamina la condizione culturale di questi paesi e del nostro, aiutandoci a comprendere il fenomeno in modo profondo, sul perché questa diffferenza si riproduce. Due fatti sostanziali: il primo sono gli stereotipi, a loro volta legati a modelli formativi. E la relazione ci induce a riflettere sui modelli formativi, dato che sono questi a consentirci passi avanti. Poi ci sono le proposte oggettive delle relazione in funzione di andare a intervenire su un problema che esiste. Neanche io sono attratto dalle condizioni che mettono in evidenza le differenze, contemporanemente ci dobbiamo però rendere conto che le differenze vanno superate. C’è una battaglia da fare anche con modalità che segnano la diversità in modo temporaneo? In questo senso diventa sterile il dibattito ‘quote rosa sì o no’. Anche alll’interno della mia forza politica il dibattito è aperto. Do letturadell’ Odg proposto: ‘Il Consiglio Grande e Generale, in riferimento alla relazione redatta dalla Commissione Pari opportunità, nella consapevolezza che gli stereotipi e la disparità di genere si sono sviluppati per decenni e qualsiasi iniziativa tesa a rimediare alle diseguaglianze deve essere strategica e orientata al lungo periodo; Nel riconoscere la parità di genere nella partecipazione in politica un aspetto fondamentale per la crescita economica, sociale e culturale della nostra democrazia; impegna il congresso di Stato ad aprire un confronto con gli Enti, i Servizi, le Istituzioni, le Commissioni e le Authority competenti, al fine di costruire percorsi operativi che facciano riferimento alle strategie elencate nella Relazione redatta dalla Commissione per le Pari Opportunità: in particolare per promuovere la presenza femminile negli ambiti decisionali a partire da quelli di nomina consiliare, promuovere una comunicazione politico istituzionale e percorsi educativi nella scuola per abbattere ogni forma di discriminazione di genere e per individuare soluzioni mirate a favorire la partecipazione politica femminile in tutti gli ambiti istituzionali; ad attivare tutte le procedure necessarie al fine di permettere al nostro Paese di partecipare attivamente ad iniziative internazionali di monitoraggio e comparazione sulle disparità di genere; a riferire, almeno una volta all’anno, con il supporto e la partecipazione della Commissione per le Pari Opportunità, sull’implementazione delle strategie proposte e dei risultati ottenuti, alla Commissione Consigliare Permanente IV Igiene e sanità; Previdenza e sicurezza sociale; politiche sociali; sport; territorio; ambiente; agricoltura’. L’Odg è firmato da Ssd, Rf, C10, Ps, Psd, Rete.
Dichiarazioni di voto su Odg/ Quello del Pdcs respinto con 21 voti contrari e 18 a favore. Quello di maggioranza, Psd, Ps e Rete approvato con 33 voti a favore, 5 contrari e un astenuto.
Marianna Bucci, Rete
Anche il nostro movimento ha sottoscritto l’Odg redatto dal governo, a nostro avviso riporta principi condivisibili, si parla di confronto con enti, servizi e Authority per costruire percorsi che portino all’ ffettività pari opportunità, non solo forzata da una normativa. Questo confronto può servire per approfondire aspetti che un dibattito consiliare non consente di approfondire. Avremo poi una visione tecnica oltre che politica. Poi l’Odg si apre anche all’esterno e impegna il governo a partecipare anche a iniziative internazionali come auspicato dalla relazione. L’Odg della Dc è talmente generico che potrebbe essere condivisibile, ma cerca di fare discorsi a monte, ma a monte ci si dovrebbe interrogare sul concetto di famiglia, abbiamo una legge datata sul diritto di famiglia. Troppo generico comunque per sottoscriverlo.
Pasquale Valentini, Pdcs
Premetto che noi siamo disposti a votare entrambi gli Odg, per noi il nostro è integrativo a quello della maggioranza che si limita promuovere la presenza femminile in ambiti istituzionali, a promuovere partecipazioni internazionali. C’è però un aspetto che non viene citato e lo è nel nostro. Quali sono gli ostacoli che non favoriscono la partecipazione femminile nel nostro territorio? Noi chiediamo di fare una verifica su piano normativo, per noi i due testi non si contraddicono. Per questo nostra intenzione è di votare entrambi.