La Giornata Mondiale dell’Alimentazione viene celebrata ogni anno il 16 ottobre, per commemorare la fondazione della FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura – avvenuta nel 1945 a Quebec City, ed è organizzata congiuntamente dalle tre agenzie dell’ONU: FAO, WFP (Programma Alimentare Mondiale) e IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo). Alla manifestazione era presente questa mattina anche la Rappresentanza Permanente di San Marino presso la FAO, guidata dall’Ambasciatore Daniela Rotondaro.
Per l’occasione, oltre 150 Paesi organizzano iniziative atte a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’agricoltura e dello sviluppo sostenibile, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della sicurezza alimentare, in linea con l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il tema di quest’anno “Cambiamo il futuro delle migrazioni. Investiamo nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale” tratta delle migrazioni e di come la sicurezza alimentare abbia un impatto determinante sul fenomeno.
Il Papa, intervenuto in apertura, ha fatto appello al concetto di amore, a cui dovrebbero sempre ispirarsi l’azione di cooperazione internazionale e la giustizia nella creazione nuovi modelli di sviluppo e di consumo, più coerenti con il principio di umanità. Parlando di migranti, il Pontefice ha esortato all’incontro dei popoli e al Patto mondiale per una migrazione sicura, regolare e ordinata, al quale stanno lavorando le Nazioni Unite, richiedendo un’azione intergovernativa coordinata e sistematica di accordo con le norme internazionali esistenti; ha altresì considerato inaccettabili i sofismi linguistici che non fanno onore alla diplomazia. Il migrante è vulnerabile – ha ammonito il Papa – perché costretto da violenza, situazioni naturali o peggio da indifferenza, intolleranza o escluso dall’odio.
A seguire hanno preso la parola i Ministri dell’agricoltura convenuti per il G7 di Bergamo, il Commissario dell’Unione Europea Phil Hogan, il Presidente IFAD Gilbert F. Houngbo, il Direttore Esecutivo WFP David Baesley e gli Ambasciatori del programma “Fame Zero”, tra cui l’italiano Carlo Petrini, Presidente di Slow Food Europa.
Il numero crescente di conflitti, le situazioni di instabilità politica protratte nel tempo e l’incremento di catastrofi naturali legate anche al cambiamento climatico, costringono milioni di persone ad abbandonare le proprie case e oggi costituiscono il flusso migratorio più imponente mai registrato dalla Seconda Guerra Mondiale. Le statistiche indicano che nel 2015 circa 244 milioni di persone hanno abbandonato il proprio paese (il 40% in più rispetto al 2000); tra questi, oltre 65 milioni a causa delle guerre e delle persecuzioni e 19 milioni a causa dei disastri naturali. Circa un terzo dei profughi ha un’età compresa tra i 15 e i 34 anni, la metà sono donne e la maggioranza proviene dalle aree rurali. Largamente maggiore è il fenomeno della migrazione interna ai Paesi, dove il numero dei migranti aumenta di tre volte.
Tra le innumerevoli e complesse cause di instabilità politica spesso si ritrovano precarie condizioni di produzione, approvvigionamento e accesso al cibo. I raccolti spesso sono carenti a causa della desertificazione, dello sfruttamento eccessivo del suolo, dell’utilizzo di colture non resistenti ai cambiamenti climatici, a cui si aggiungono precarie condizioni di sanità, di sicurezza e di forte ineguaglianza di genere. Il 75% della popolazione mondiale a rischio insicurezza alimentare vive nelle aree rurali, dove l’agricoltura rappresenta l’unica fonte di sussistenza ed ha difficoltà ad accedere ai servizi, all’accesso al credito, alle tecnologie e soprattutto ai mercati.
Premesso, dunque, che le aree rurali sono quelle più a rischio abbandono, dal dibattito è emerso quanto sia necessario pensare e attuare un’azione globale coordinata per limitare il fenomeno della migrazione, partendo appunto dallo sviluppo rurale.