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Matteo Salvini a 24 Mattino su Radio 24: “Carles Puigdemont ha fatto pasticci”

da Redazione

“Mi sembra che abbia fatto un po’ di pasticci”. Così Matteo Salvini, leader della Lega Nord, intervenuto a 24 Mattino su Radio 24 ha risposto alla domanda di Luca Telese sul comportamento del presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, che ieri ha dichiarato l’indipendenza e poi l’ha subito sospesa. “La reazione del governo spagnolo di Madrid è stata incredibile e inaccettabile. Perché puoi contestare l’incostituzionalità e l’invalidità, ma non manganelli la gente. Spero che dialoghino senza più un solo colpo di bastone e concordino una sempre maggiore autonomia per un paese dove due milioni di persone hanno votato per staccarsi. Spero che in Catalogna si mettano d’accordo perché i problemi non si risolvono a bastonate o con proiettili di gomma. Però temo che tutti e due i fronti si siano spinti un pochino in avanti”. Anche gli indipendentisti, chiede Telese? “La Carta dell’Onu riconosce il diritto all’autodeterminazione dei popoli, certo nessuno ti fa i tappeti rossi, però se decidi di fare una cosa vai fino in fondo – ha risposto Salvini su Radio 24– In Catalogna c’è una realtà economica che ha un residuo fiscale di 8 miliardi nei confronti dello stato centrale, che, tradotto, vuol dire che i catalani pagano a Madrid 8 miliardi di tasse che non tornano indietro. In Veneto e in Lombardia questa somma arriva a 70. Il 22 ottobre non vado a votare da milanese per dire me li tengo tutti io, però una parte di questi 70 miliardi se posso reinvestirli in maniera più utile per strade, scuole, ospedali, sostegno alle aziende e alle piccole imprese, secondo me, faccio una cosa utile a tutto il paese”.

 

VOTO ROSATELLUM BIS, ALTRIMENTI CAOS E ANARCHIA


“Facciamo che col voto segreto viene bocciata questa legge. Con che sistema andiamo a votare? Con la vecchia legge del proporzionale puro. Quindi c’è l’anarchia, c’è il caos”. Sono le parole di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, intervenuto nella trasmissione 24Mattino su Radio 24. Alla domanda se c’è stato il via libera di Lega e Forza Italia alla fiducia posta in aula sul Rosatellum bis come riportato dai giornali, il leader della Lega ha risposto: “Se lei mi chiede il Rosatellum è una figata? Non è la migliore delle leggi possibili. Fosse per me io eleggerei tutti con il maggioritario, quartiere per quartiere, da Ostia a Taranto. Adesso il Pd ha partorito questo sistema con un terzo dei collegi eletti con il maggioritario e due terzi con il proporzionale e io ho ribadito andate avanti così. Ovviamente non voto la fiducia, perché significa sostenere un governo che ne sta facendo di cotte e di crude, dalla scuola, alle tasse, all’Ilva a Fincantieri. Ma possiamo andare avanti altri sei mesi a dibattere di legge elettorale? Detto questo, io semplicemente ho detto che non facciamo le barricate. La fiducia non la votiamo perché significherebbe avallare le politiche di questo governo che dalla scuola allo spesometro all’immigrazione, non ne sta facendo una. Però dateci una legge elettorale. Così tra due giorni, fortunatamente, si potrà parlare di temi più caldi, ci sono le piccole aziende dimenticate dal governo, artigiani, imprenditori, rappresentanti di commercio, partite ive sono al collasso. E finalmente il Parlamento si occuperà di qualcos’altro, spero”.

 

NOI STRADA DIVERSA DALLA CATALOGNA. QUESTO REFERENDUM ME LO HANNO CHIESTO ANCHE AL SUD


“Sicuramente le immagini che giungono da Barcellona spaventano. Come è possibile che la gente che vuole votare, gente anche di 70 anni in fila al seggio, venga manganellata dalla polizia e portata fuori dai seggi? È per questo che in Lombardia e Veneto abbiamo scelto una strada completamente diversa, con un referendum legittimo riconosciuto dalla Corte Costituzionale”. Lo ha detto il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, intervenuto questa mattina nella trasmissione 24 Mattino su Radio 24. Il referendum del prossimo 22 ottobre, spiega Salvini, “chiede ai 15 milioni di veneti e lombardi se vogliono avere qualche potere in più gestito a livello locale. Le scuole, ad esempio, dove ci sono ancora molte cattedre scoperte. Quindi un referendum che non chiede indipendenze, secessioni, ma chiede se alcuni dei 23 poteri che la Costituzione prevede possano essere esercitati meglio a livello locale come sostegno alle piccole imprese, ricerca universitaria e disabilità. È un sì o un no a una gestione più corretta perché più vicina ai cittadini e più controllabile. Io non voglio staccarmi da niente e da nessuno, questo referendum me l’hanno chiesto in Puglia, in Abruzzo, in Emilia perché significa gestire meglio alcuni poteri che lo stato centrale non è in grado di gestire né al nord né al sud”.

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