Tra i tanti servizi che offriamo, anche quello di fare “da tramite” per l’analisi dei “campioni” sospetti.
di Mirkare Manzi
L’estate che ci siamo lasciati alle spalle, oltre al gran caldo e all’afa, è stata caratterizzata (e va detto che la mancanza di precipitazione piovose ha recitato un ruolo piuttosto importante) anche per lo “scoppio” di due o tre incendi che hanno reso ulteriormente più rovente la Repubblica di San Marino e che, parimenti, hanno “scoperchiato” un problema.
I roghi che hanno “colpito” alcuni immobili difatti hanno “portato alla luce del sole” la questione dell’amianto, il materiale con cui sono stati costruiti i tetti. Va detto in prima battuta e prima di addentrarci nel merito della questione che lo Stato ha già emesso una serie di Decreti che incentivano la rimozione di questo materiale pericoloso per la salute dell’uomo, che oggi è certamente molto più “raro” rispetto al passato.
La psicosi però, si sa, non è controllabile e molte persone si sono messe in allarme per i danni che l’eternit bruciato potrebbe causare. Col fatto che con la grande nevicata del 2012 – è stato questo evento atmosferico a far ricordare ai cittadini che sul Titano l’amianto era ancora presente – molte strutture presenti in Repubblica sono state “risanate” e che quasi tutte le imprese del territorio che operano nel settore della chimica hanno accettato di andare a “bonificare” i fumi che emettono per la lavorazione dei loro prodotti, posso affermare con certezza che l’aria che respiriamo sul Titano è complessivamente abbastanza pulita.
Ovviamente posso capire le persone che si preoccupano quando vedono un incendio.
A loro dico che l’allarmismo non è giustificato e che anzi deve essere assolutamente fatto rientrare.
Il perché, lo spiego subito. L’acqua che i pompieri utilizzano per domare le fiamme crea una sorta di “amalgama” che rilascia sia gas nell’aria che un “materiale misto” che viene assorbito dal terreno.
Il più delle volte, basta aspettare qualche ora e “l’odore” se ne va.
E’ noto che l’evento dello spegnimento di un fuoco ha un suo fascino per gli occhi e quindi attrae molti “spettatori”, com’è noto che molti astanti poi diventano “esperti chimici” e azzardano – magari in dialetto – diagnosi “tecniche” sul degrado ambientale provocato dalle fiamme.
I dubbi e le perplessità sono più che legittimi.
Il mio consiglio è il seguente: prima di “dare un parere definitivo” è meglio segnalare direttamente al Dipartimento di Prevenzione i “cumuli” di materiale sversati sul terreno o la cosiddetta “schiuma” che si può notare sulla superficie di un torrente.
La IAM srl, tra i tanti servizi che offre, ha anche quello di fare “da tramite” per l’analisi dei “campioni” sospetti.
Per quel che riguarda le “bolle sui fiumi” o un colorito marroncino e magari maleodorante, basta prelevare un litro di acqua (è buona prassi comunque munirsi di dispositivi di elementare sicurezza quali una mascherina e un paio di guanti, bastano anche quelli da cucina) e portarlo a fare analizzare.
Quello che per un cittadino privato può sembrare un agente inquinante, la maggior parte delle volte si rivela essere semplicemente “acqua sporca” che non rileva picchi di tossicità.