Home FixingFixing Stabilizzazione dei lavoratori frontalieri a partire da luglio 2018

Stabilizzazione dei lavoratori frontalieri a partire da luglio 2018

da Redazione

Passa, comunque, la proposta ANIS di una norma transitoria per dare alle imprese il tempo necessario per disdire i contratti già in essere.

 

di Daniele Bartolucci

 

Al via la nuova stabilizzazione dei lavoratori frontalieri, ma con una norma transitoria che permetterà alle imprese di avere il tempo necessario per decidere se i rapporti di lavoro in essere debbano proseguire o meno. La proposta di ANIS, quindi, è stata accettata dal Consiglio Grande e Generale e la Legge Sviluppo è stata emendata, almeno nella parte più impattante, quella che riguarda i frontalieri già assunti. Non cambia, invece, l’impostazione ideata dal Governo e in particolare dal Segretario di Stato all’Industria e al Lavoro, Andrea Zafferani, sul futuro del mercato del lavoro, ovvero sulle nuove assunzioni.

 

STABILIZZATI, MA A PARTIRE DALL’ANNO PROSSIMO


Nella versione deliberata dalla Commissione, la stabilizzazione dei lavoratori frontalieri sarebbe dovuta avvenire quasi in automatico per tutti, anche per i rapporti in essere, ovvero attivati in base non solo ad esigenze pregresse delle imprese, ma con regole diverse, che prevedevano la possibilità del non rinnovo. Per dare a dette imprese la possibilità di valutare caso per caso, ovviamente riferiti solo ai lavoratori già assunti (per i futuri, varranno le nuove regole, ovviamente), ANIS ha richiesto due piccole ma sostanziali modifiche, che il Governo ha proposto come emendamenti in seconda lettura. La prima è una norma transitoria, così come già avvenuto in occasione delle precedenti stabilizzazioni: “I lavoratori non iscritti alle liste di avviamento al lavoro titolari di rapporto di lavoro a tempo determinato nel corrente anno (2017) che abbiano lavorato ininterrottamente presso la stessa impresa nella Repubblica di San Marino da periodi antecedenti il 31 dicembre 2016, e che avranno il loro rapporto di lavoro confermato entro il 30 giugno 2018, avranno tale rapporto di lavoro trasformato a tempo indeterminato a decorrere dal 1 luglio 2018”. La seconda, invece, va a modificare un altro articolo, che diventa: “I lavoratori non iscritti alle liste di avviamento al lavora, fermo restando quanto previsto al comma 9, godono dei medesimi trattamenti normativi dei lavoratori iscritti alle liste di avviamento al lavora, anche rispetto alla durata dell’assunzione, del conseguente permesso di lavora ed al periodo necessario per la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I lavoratori non iscritti alle liste di avviamento al lavoro che hanno già raggiunto, presso la stessa impresa, il periodo di cui all’art.13, comma 1, del Decreto Legge n. 156/2011, acquisiscono il diritto all’assunzione a tempo indeterminato a decorrere da 1 luglio 2018”.

 

FRONTALIERI, DOPO LA CRISI ORA SONO IN AUMENTO


San Marino ha sempre rappresentato, al pari delle imprese, un luogo ideale per i lavoratori, che qui hanno potuto trovare – soprattutto negli anni scorsi – migliori condizioni contrattuali e anche maggiori tutele.

Ma non è un vantaggio unilaterale: la crescita economica della piccola Repubblica ha aumentato in maniera esponenziale la necessità di manodopera specializzata, che ovviamente superava l’offerta interna, per cui le imprese sammarinesi hanno sempre “pescato” nel mercato esterno, in particolare quello italiano, per soddisfare questa rinnovata richiesta, necessaria al loro sviluppo. Una tendenza che si è confermata fino almeno al 2008, quando si è raggiunto il massimo numero di lavoratori frontalieri occupati, ovvero ben 6.353, in concomitanza alla massima espansione dell’economia sammarinese.

Allo stesso modo di quest’ultima, però, la flessione dettata dalla lunga crisi è stata inesorabile e se si guardano i dati statistici, come più volte rilevato anche su queste pagine, a pagarne le conseguenze sono stati proprio e soprattutto i lavoratori frontalieri: quasi 1.600 di loro, tra il 2009 e il 2015 non lavoravano più sul Titano.

Come detto, il numero di frontalieri sembra direttamente collegato all’economia sammarinese, a riprova del fatto che le imprese che li assumono lo fanno per aumentare le proprie competenze interne per affrontare le sfide sul mercato. E così, dal 2015 a oggi, periodo che sta segnando un’inversione di tendenza per l’economia sammarinese, anche il numero dei frontalieri è tornato a crescere, attestandosi a luglio (fonte UPECEDS) a ben 5.417.

 

RISORSA INDISPENSABILE PER LE IMPRESE


Al di là del discorso quantitativo (comunque siamo nell’ordine di circa un occupato su quattro), il fenomeno del frontalierato va analizzato sotto il profilo qualitativo: la maggior parte di questi lavoratori, infatti, occupa posizioni di rilievo nelle aziende, soprattutto nel manifatturiero, dove è necessaria una manodopera molto qualificata. E non è un caso che la ripresa di questo settore coincida con un aumento dei frontalieri, anche se il dato più importante è che, al contempo, aumenti anche l’occupazione interna. E’ infatti il manifatturiero ad occupare la maggior parte dei sammarinesi, ad eccezione della Pubblica Amministrazione ovviamente. E infatti, nel momento in cui stanno aumentando le industrie, diminuisce anche la disoccupazione. Per questo è comprensibile la preoccupazione di ANIS, in questo caso – ed è sintomatico – unita a quella dei sindacati, per le conseguenze che avrà la Legge Sviluppo sul mercato del lavoro. La procedura ideata dal Governo per le nuove assunzioni, infatti, prevede la possibilità di assumere i frontalieri direttamente, ma ad un costo del 4,5% in più. Costo aggiuntivo che, in teoria, si può evitare se la mansione richiesta non è presente nelle liste di avviamento al lavoro. Ovviamente per un’azienda i criteri sono molteplici, per cui pur trovando nelle liste una persona con la mansione giusta, non dovesse avere gli altri requisiti richiesti, l’unica strada è pagare di più per poter assumere un frontaliere. Su questo tema, il Decreto attuativo appena presentato in bozza, diventa fondamentale.

 

ANIS: “IL GOVERNO DEVE CAMBIARE IL METODO DEL CONFRONTO SUL FUTURO DEL PAESE”


“Restano tutte le perplessità sulla Legge Sviluppo e il metodo del Governo non è cambiato”. La posizione di ANIS, quindi, non è cambiata, anche se “auspichiamo una nuova fase di confronto con il Governo sui temi più importanti per il Paese”. Quel confronto che invece non c’è stato sulla Legge Sviluppo, approdata in Consiglio Grande e Generale per l’approvazione in seconda lettura, “dopo mesi di acceso dibattito in cui ANIS ha ribadito la propria contrarietà, sia sul contenuto che sul metodo, con cui è stato portato avanti il provvedimento”. Di qui il commento: “Restano purtroppo tali le nostre perplessità sull’impostazione della normativa, riferita soprattutto al mercato del lavoro, che non è stato possibile odificare in base alle reali necessità delle imprese che rappresentiamo. Eccezion fatta per la nostra proposta di emendamento per inserire una norma transitoria, così come è sempre stato fatto in passato, relativamente alla stabilizzazione dei lavoratori frontalieri: per cui siamo soddisfatti del fatto che sia stata accolta dal Consiglio Grande e Generale”. Riguardo al metodo di confronto, invece, “facendo memoria delle recenti – e accese – discussioni con il Governo, che non hanno portato a soluzioni condivise sui diversi temi, riteniamo indispensabile l’apertura di una nuova fase di condivisione sulle scelte strategiche che riguardano il futuro del Paese, a iniziare dai Decreti attuativi della suddetta Legge. Come lo è il Sistema Previdenziale, su cui grava l’urgenza di una riforma complessiva delle pensioni e del welfare in generale. Allo stesso modo, per quanto riguarda il mondo imprenditoriale che rappresentiamo, sono strategici il futuro del Sistema Bancario, della Camera di Commercio e l’avvio dell’Agenzia per lo Sviluppo e dello Sportello Unico per le Imprese, l’introduzione del sistema IVA”. Tutti temi su cui ANIS vuole “avanzare istanze e proporre soluzioni nell’ambito di quel “fare sistema” che, purtroppo, dopo tante parole non ha ancora trovato concretezza. L’auspicio era che, dopo le difficoltà di dialogo riscontrate e al contempo generate dalla Legge Sviluppo, anche il Governo si presentasse a questi tavoli con un atteggiamento costruttivo, così come farà ANIS, condividendo fin dall’inizio gli obiettivi e, costruendo assieme, pur nel rispetto dei ruoli, gli interventi di Legge. Purtroppo”, rilevano gli Industriali, “il metodo non è affatto cambiato, tanto che nel primo pomeriggio (del giorno stesso in cui si è aperto il dibattito in Aula, ndr) sono stati inviati i suddetti Decreti attuativi: ancora una volta veniamo invitati a discutere di un intervento già deciso, senza confronto alcuno. Un testo che viene sbandierato come semplice bozza, come sempre, ma che appare già blindato, se non altro dalla tempistica: ci sono due settimane di tempo perché la legge entri in vigore, ma la prima convocazione sarà la prossima settimana”. Tempi molto molto stretti, insomma, tanto che ANIS si chiede se “c’è tutto il tempo per modificarlo o al massimo potremo cambiare le virgole?”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento