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Banca di San Marino, il ruolo e l’importanza delle relazioni umane

da Redazione

Il 15 settembre le filiali hanno accolto i figli dei dipendenti. Sandra Stacchini: “Ogni persona deve essere messa nelle condizioni di stare bene”.

BSM Sandra Stacchini

 

di Alessandro Carli

 

Lo stupore iniziale, motivatissimo, dopo pochi attimi si è sciolto in un arcobaleno di sorrisi. Sorrisi con le labbra ma anche – ed è più raro – con gli occhi. La stessa luce che si riverbera in quelli di Sandra Stacchini, Responsabile delle Risorse Umane di Banca di San Marino, che riflettono ancora le immagini e i colori del primo evento del progetto “B-Family”, un open afternoon dedicato alle famiglie dei dipendenti che l’istituto ha organizzato venerdì 15 settembre.

Il punto, o meglio, lo spunto di partenza lo illustra direttamente Sandra Stacchini: “Con ‘Figli al lavoro’ (questo il titolo della prima iniziativa che si inserisce in un ciclo di eventi dedicati a famiglia e lavoro, ndr), volevamo ridurre le distanze tra i lavoratori e i loro affetti più stretti, cercando di far collimare una parte del tempo che una persona impiega in casa con quello dedicato alle attività professionali. In tutte le filiali e gli uffici di Banca di San Marino, dalle 14.30 e sino alla chiusura, genitori e figli hanno condiviso spazi, tempo e lavoro”.

 

B-Family come “Banca-Family” ma anche come “Be-Family”. E’ corretto?


“”Siamo per DNA una ‘famiglia’ come Banca, ma vogliamo essere famiglia ‘Be Family’ a 360 gradi. Essere persone e realtà complete. La libertà di gestire il lavoro in base agli impegni familiari è un plus già consolidato negli Stati Uniti d’America, ma che appartiene anche alla storia del nostro istituto: abbiamo nel DNA una naturale predisposizione alle relazioni sociali. E’ stato quasi per germinazione spontanea quindi rendere per un pomeriggio la nostra banca ‘trasparente’ agli occhi dei familiari”.

 

Possiamo quindi parlare di “Famiglia al lavoro”?


“Questi progetti hanno l’obiettivo di rafforzare il senso di appartenenza all’azienda, ma anche quello di assegnare al dipendente un ‘doppio’ ruolo’, quello di lavoratore e quello di genitore. Ma è anche un modo per far emergere gli aspetti più umani, quelli legati alla sfera affettiva. Senza dimenticare il rafforzamento dell’immagine dell’azienda: le persone che sono state accolte hanno trovato un clima informale, più leggero. Parlerei di una sintesi tra la ‘cultura della identificazione’ e il coinvolgimento affettivo”.

 

Una filosofia, un modus operandi, che ha ricadute anche pratiche…


“Certamente. E’ consolidata la teoria che un lavoratore felice crea un clima più sereno all’interno dei luoghi in cui opera. Un dipendente sereno è in grado di risolvere i problemi e gli impegni con più facilità. Questo, per un’azienda, si traduce in maggior produttività”.

 

Questa l’analisi vista da “dentro”. Ma com’è stata percepita dai figli del personale?


“E’ stata particolarmente apprezzata dai familiari, ma anche dagli stessi clienti che, dopo aver capito quello che stava accadendo, hanno gradito l’iniziativa e il clima che si è respirato”.

 

BSM, da tempo, affida buona parte della comunicazione ai social…


“Oltre agli apprezzamenti detti a voce, moltissimi commenti sono stati postati sulla nostra pagina ufficiale di Facebook. Tutte parole positive. I feedback ci hanno fatto capire che l’evento è ‘arrivato’, è piaciuto e soprattutto è stato capito”.

 

Nello specifico, cosa hanno fatto i bambini? Difficile pensarli per diverse ore dietro a una scrivania…


“Per i più piccoli, ma non solo, le attività che vengono svolte in una banca sono misteriose, o più semplicemente difficili da capire, anche per il linguaggio tecnico che viene impiegato, spesso in lingua inglese. Abbattere idealmente i muri ha permesso ai bambini di vedere cosa fa il proprio genitore quando lavora, che linguaggio utilizza, le decisioni che prende, ma anche come si relaziona con i colleghi, o che tono di voce usa. Ovviamente è impensabile ‘tenerli a lezione’ seduti su una sedia, quindi sono stati creati una serie di momenti ‘più itineranti’. Sono stati accompagnati a visitare i singoli uffici, le stanze in cui si tengono le riunioni e il caveau della banca. Il tour e quindi la giornata si sono conclusi con una merenda e con alcuni momenti ricreativi, dalle animatrici che dipingevano i loro visi, ai palloncini gonfiati, passando per le costruzioni e la ‘hall of fame’. Per quest’ultima difatti i partecipanti hanno lasciato l’impronta della propria mano su un telo”.

 

Lo slogan di Banca di San Marino, del resto, è “Futuro da una vita”.


“Per un’azienda che vuole essere competitiva sui mercati e allo stesso tempo vuole stare al passo con i tempi è assolutamente strategico attribuire un ruolo di primaria importanza alle persone: sono loro che danno vita all’impresa, che si interfacciano con i clienti. Affetti, rapporti umani e collaborazione tra colleghi sono tre parole-chiave”.

 

Benessere, o “bellessere” della persona, come si coniugano con un ambiente lavorativo di impronta “economica-finanziaria” quale è quello di un istituto bancario?


“Banca di San Marino mette al centro le persone. Siamo ben consci che ogni individuo deve essere messo in condizione di ‘stare bene’ e di crescere professionalmente. Per agevolare questa ‘condizione’, da ottobre Banca di San Marino concederà la flessibilità oraria e il part-time a richiesta”.

 

A livello pratico, come si traduce? Parliamo comunque di formazione…

 

“I dipendenti che lo richiederanno potranno accedere a stage formativi interni all’istituto, da svolgere per un periodo di tre mesi. I vertici della banca hanno individuato tre aree: Capital Market, Ufficio Innovazione e Start Up e ufficio Commerciale. A seconda delle predisposizioni dei singoli, un dipendente potrà optare per un determinato settore, andando ad acquisire nuove competenze, utili a innalzare il proprio bagaglio professionale. Questo ‘percorso’ avrà ricadute sullo stesso dipendente, sull’intero istituto e naturalmente sui fruitori finali, la clientela”.

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