Le provvidenze dello Stato sono davvero limitatissime e non permettono a un’impresa di poter sopravvivere.
di Alessandro Carli
Qualche anno fa incontrai in redazione un imprenditore italiano che stava per avviare un’impresa nella Repubblica di San Marino. Progetto che poi si concretizzò. Si presentò, quel giorno, dicendo che per prassi, prima di scegliere il Paese in cui investire, acquistava tutti i giornali di quel determinato luogo (o Stato). Questo per farsi un’idea sulla qualità dell’informazione locale. Mi disse che esisteva un legame forte, quasi simbiotico, tra lo stato di salute di un Paese e i media.
San Marino, da questo punto di vista, rappresenta un’assoluta anomalia. Se da un lato l’economia è in ripresa – esempio ne sono gli ultimi dati sull’export, con la bilancia commerciale in attivo di oltre 463 milioni di euro e con l’interscambio totale si avvicina di nuovo a quota 4 miliardi – dall’altro registriamo la chiusura, nel mese di agosto, del quotidiano “La Tribuna”. Nell’editoriale dell’ultimo numero è stato portato alla luce il problema atavico delle fotocopie, un “uso” purtroppo ancora largamente diffuso anche nella Pubblica Amministrazione, che in realtà sottende un “fatto (poco) culturale”: l’informazione deve costare il meno possibile (come se un euro o un euro e 50 centesimi facessero la differenza), meglio ancora se gratuita.
A questa criticità “di costume” ne va aggiunta una, ben più importante, e che è una contenuta nella Legge sull’editoria (L. 211/2014) ed esplicata all’articolo 33, quello dedicato alle provvidenze: per le testate che rientrano in determinati canoni, lo Stato mette a disposizione sino a un massimo del 7% sul costo del prodotto editoriale documentato e comunque non superiore a 10 mila euro, a cui si assommano altri 5 mila euro per i servizi di fornitura di notiziari da parte delle principali agenzie di informazione.
Importi davvero limitatissimi che non permettono a un’impresa di poter sopravvivere.
Ovviamente sono impensabili per la Repubblica gli importi distribuiti in Italia: giusto per portare un esempio concreto, un quotidiano di Rimini diffuso anche sul Titano, nel 2016 ha ricevuto una sovvenzione statale di circa un milione e mezzo di euro.
Visto il ruolo delicato e strategico che hanno i giornalisti che operano sul Monte – a loro è dato mandato, di fatto, di raccontare e comunicare sia internamente che all’esterno quello che avviene ogni giorno sul territorio -, per un Paese come San Marino, di dimensioni ridotte e con una forza lavoro limitata, investire nei media significa non solamente garantire lavoro e occupazione, ma soprattutto un’informazione di qualità.
Quella che deve dare e avere un Paese moderno.