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Editoriale, San Marino, ricostruire una buona immagine

da Redazione

Serve però una nuova forma mentis: riuscire a fare sistema, schierandosi dalla parte del bene e del futuro del Paese e impegnandosi a recuperare quella credibilità perduta, lasciando in disparte gli interessi personali.

 

di Alessandro Carli

 

Forse nemmeno lo sceneggiatore più raffinato sarebbe riuscito a immaginare e a “scrivere” le tempistiche di quanto sta accadendo a San Marino. Mentre l’Italia, come ha avuto modo di affermare il Premier Gentiloni, “si è lasciata alle spalle la crisi economica più dura del Dopoguerra” e l’economia è in netta ripresa, il Titano – il cui mercato principale, lo ricordiamo, è proprio quello dello Stivale – sta attraversando uno dei suoi periodi più bui: il sistema bancario che annaspa e la necessità sempre più impellente di una riforma delle pensioni sono solamente due tra i tanti esempi che potremmo portare. Tutti problemi che trovano vasta eco sui media locali e su quelli italiani, che seguono con rinnovata attenzione le vicende del nostro territorio e contribuiscono a disegnare l’immagine di un Paese disunito e frammentato. A tratteggiare questo “quadro” ha contribuito anche il Governo, con tutta una serie di decisioni d’imperio prese in questi ultimi mesi. Ma i “finali” non sempre sono così scontati. San Marino ha ancora la possibilità di “correggere” il copione. Serve però una nuova forma mentis: riuscire a fare sistema, schierandosi dalla parte del bene e del futuro del Paese e impegnandosi a recuperare quella credibilità perduta, lasciando in disparte gli interessi personali. I segnali incoraggianti che arrivano dal manifatturiero e dell’export sammarinesi sono la prova concreta che l’economia “vera” del Titano ha basi solide, che possono e che devono essere potenziate. Le imprese che già operano vanno ovviamente messe nelle condizioni di poter lavorare ed essere competitive, ma occorre anche attrarne di nuove. Anche lavorando sull’immagine del Paese.

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