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IAM srl, l’olio di palma tra ambiente, la salute e il recupero

da Redazione

Gli oli esausti – che anche la nostra azienda raccoglie – possono trasformarsi in una fonte di energia.

 

di Mattia Marinelli

 

Siamo ben consapevoli che con quanto andremo a dire nella rubrica di questa settimana, attireremo qualche commento non proprio gentile. E’ però compito di chi opera sul campo cercare di fare chiarezza su notizie più o meno allarmistiche che riempiono social media e giornali. Vengo al dunque: l’argomento che mettiamo sotto la lente di ingrandimento è il tanto “demonizzato” olio di palma, che sino a qualche anno fa veniva utilizzato come ingrediente di una serie di alimenti come ad esempio i frollini, i prodotti secchi, le creme spalmabili e i prodotti di pasticceria industriale e che ora è stato bandito.

Parliamo di un olio che, allo stato naturale (e quindi prima del processo di industrializzazione e di raffinamento a cui viene sottoposto) si presenta come un concentrato di vitamina E e di Carotenoidi. E’ solamente nella fase di “trasformazione” in prodotto per i cibi che perde queste sue qualità organolettiche.

Sulla tanto sbandierata “pericolosità” per la salute invece (carcinomi, eccetera), ad oggi nessun studio ha confermato una correlazione tra l’assunzione del prodotto e l’insorgere di masse tumorali.

Com’è noto, parliamo di un olio vegetale davvero molto ricco di grassi saturi, che di certo bene non fanno alle arterie in quanto fanno schizzare in alto il colesterolo.

Non tutti però sono a conoscenza che ne possiede di meno rispetto ad altri prodotti che vengono ritenuti più “sani”: strutto, margarina e burro.

Ovviamente la “bandiera rossa” sventolata sul derivato dalla palma ci offre il braccio per parlare più in generale di oli vegetali, quelli cioè che vengono impiegati in cucina. Molte persone, una volta finito di friggere le patatine o le verdure o il pesce, per pigrizia o per poca educazione, riversa il liquido ormai “impoverito” (l’olio, portato ad alte temperature, subisce un processo di ossidazione e assorbe tutte quelle sostanze inquinanti dovuti alla carbonizzazione dei resti dei cibi) direttamente nello scolo del lavandino o nelle tazze dei water, andando a danneggiare sia le tubature ma soprattutto l’ambiente.

Per agevolare la raccolta giova a questo punto ricordare che il Titano già da diversi anni ha attivato una serie di “isole ecologiche” per la sua raccolta apposita.

Se ancora avete qualche dubbio, vi posso dire che – e l’esempio che vi faccio è calzante e di stretta attualità vista la grande siccità che quest’estate ha colpito anche San Marino – che un litro d’olio riversato nell’ambiente è in grado di inquinare anche un milione di litri di acqua potabile?

Provo a convincervi a rivedere certe “bad practices”. Gli oli esausti – che anche la IAM srl raccoglie – possono trasformarsi in una fonte di energia.

Sì, avete letto bene: quell’olio vegetale giallognolo-grigiastro arrivato apparentemente a “fine vita” ha in realtà una seconda chances.

Dopo aver saziato i vostri appetiti, attraverso un processo chimico chiamato “rigenerazione”, diventa un componente importante per la fabbricazione di lubrificanti, saponi, tensioattivi e biodiesel.

Siete ancora sicuri di voler buttare l’olio “finito” nello scolo?

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