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San Marino, lavoro: in costante diminuzione le assenze complessive

da Redazione

Settore pubblico allargato e privato, i dati incrociati dell’UPECEDS e dell’ISS: le percentuali tra i giorni “a casa” e quelli “lavorati” rivelano un trend importante. I primi sono scesi dal 5,67% del 2011 al 4,34%, i secondi dal 3,83% al 3,02%. Nel 2016 ogni statale ha “preso” 8,8 giorni di certificati medici, i privati 7,17.

 

di Alessandro Carli

 

Ci si ammala meno rispetto al passato, e un po’ più chi lavora nel settore pubblico allargato rispetto a chi invece opera nel privato. Anche nella Repubblica di San Marino, come in Italia, i dipendenti “non statali” – dati 2016 dell’Ufficio di Statistica e dell’Istituto per la Sicurezza Sociale – hanno fatto registrare in media qualche giorno di assenza in meno (poco più di 1,5) rispetto ai colleghi che invece prestano servizio nel pubblico.

Prima di addentrarci nei numeri e mettere a specchio quelli dei due settori (a cui vanno aggiunti anche quelli degli indipendenti, ai quali dedicheremo, per completezza di informazione, qualche flash), l’Istituto per la Sicurezza Sociale chiarisce cosa si intende per “malattia”: quella comune ovviamente, ma anche gli infortuni sul lavoro, la gravidanza e il puerperio.

 

SETTORE PUBBLICO VERSUS QUELLO PRIVATO


In prima battuta, i “volumi”, ovvero le persone che lavorano per lo Stato e quelle invece impegnate nel privato. Dati UPECEDS alla mano, nel 2016 la media complessiva dei lavoratori è stata di 20.410 unità, così suddivisa: 3.692 dipendenti per il pubblico allargato, 14.888 per il privato e 1.830 indipendenti.

Per i primi i giorni di malattia complessivi sono stati 32.805, per i secondi 106.786, per i terzi 25.325, per un totale di 164.916 giorni.

In media, ogni lavoratore statale è rimasto a casa quasi una settimana e mezza (per la precisione, 8,8 giorni) in un anno, quelli del settore privato invece poco più di una settimana, ovvero 7,17 giorni.

Per gli autonomi invece si parla di quasi 14 giorni, esattamente 13,8.

 

NEI DETTAGLI: MESE PER MESE


Per il settore pubblico e per quello privato, il mese in cui ci si è assentati di meno è quello di agosto anche perché è il mese più “corto” in quanto è spesso dedicato alle ferie.

Il pubblico, tra malattie comuni, gravidanze, puerperio e infortuni sul lavoro, ha toccato i 1.796 giorni, il privato invece 7.650.

Totale sovrapposizione invece alla voce “malattie comuni”. Marzo e dicembre sono i mesi più cagionevoli: a marzo, nel pubblico, i giorni sono stati 3.169, a dicembre 3.025; nel privato rispettivamente 8.444 e 9.214.

Le differenze invece spiccano per gravidanza e puerperio. Nel pubblico il mese con il “monte giorni” più alto è stato gennaio (203), nel privato invece settembre (2.200).

Scostamenti anche sugli infortuni sul lavoro: nel pubblico i mesi “meno malati” sono stati quelli di luglio (6 giorni) e agosto (9 giorni), nel privato invece maggio (270) e marzo (288).

Per quel che concerne gli indipendenti, il numero di giorni più alto per malattia è caduto nel mese di maggio (1.782), il più basso, come per gli altri, ad agosto con 1.034).

A febbraio troviamo il picco di gravidanze e puerperio (834 giorni), a luglio il più basso (495). Aprile è stato il mese più sicuro sotto l’aspetto degli infortuni sul lavoro (43 giorni), dicembre – con 126 giorni – quello più insicuro.

L’Istituto per la Sicurezza Sociale dispone inoltre dei dati di gennaio, febbraio e marzo 2017, utili per avere una fotografia più aggiornata e per fare una comparazione tra mese e mese. Nel pubblico i giorni di assenza per “malattia comune” sono cresciuti: 3.227 a gennaio (erano 2.334 dodici mesi prima), 3.246 a febbraio (contro i 2.875) e 3.228 a marzo (erano 3.169 nel 2016). Meno giorni invece per la gravidanza e il puerperio (129, 123 e 124 quando 12 mesi prima erano rispettivamente 203, 163, 151). Infortuni sul lavoro con “guida rallistica”: nel 2017 sono stati rispettivamente 24 (80 l’anno prima), 202 (231 nel 2016) e 103 (erano 26).

Il privato invece ha fatto registrare un rialzo dei giorni per tutte e tre le voci: malattia comune con 9.925 giorni a gennaio quando 12 mesi fa erano 6.629, 8.228 a febbraio (7.809 nel 2016) e 8.876 a marzo (8.444 nel 2016); gravidanza e puerperio (1.577 giorni a gennaio 2017, 1.436 a febbraio, 1.674 a marzo mentre l’anno prima i giorni sono stati 1.289, 1.308, 1.261), infortuni sul lavoro (519 nel primo mese dell’anno, poi a seguire 539 e 564; nel 2016 erano stati invece 373, 420 e 288).

 

SICUREZZA SUL LAVORO: RISULTATI INCORAGGIANTI

 

Eccezion fatta per i primi tre mesi del 2017, gli infortuni sul lavoro, a livello di “casi” all’anno, in un quarto di secolo si sono quasi dimezzato, passando da 1.078 del 1990 a 578 nel 2014.

Un segnale chiaro di come le imprese prestino sempre maggior attenzione alla sicurezza che, oltre a tutelare l’ambiente in cui le persone trascorrono tanto tempo, va letto anche in chiave di efficienza.

Un trend, quello degli infortuni, che si è riverberato anche nei costi complessivi che l’ISS ha dovuto erogare negli anni.

Prendiamo come esempio il periodo 2011-2013: 14.641.009 euro nel 2011; 13.648.765 nel 2012 e 12.884.274 nel 2013.

 

LO “STORICO”: PUBBLICO E PRIVATO IN PERCENTUALE

 

Per tornare ai giorni di assenza, nella “Relazione Economica” dell’Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica si possono studiare le percentuali di giorni di assenza rispetto ai giorni lavorati del quinquennio 2011-2015 del pubblico e del privato e che sono risultate tutte calanti.

Nel pubblico si è passati dal 5,67% del 2011 al 5,57% del 2012, al 5,24% dell’anno successivo, e poi ancora a scendere il 4,96% del 2014 e al 4,34% del 2015. Ben più “virtuoso” invece il privato: 3,83% nel 2011, 3,51% nel 2012, 3,46% nel 2013, 3,35% nel 2014 e 3,02% nel 2015.

Interessanti, sempre nel lustro 2011-2015, le percentuali di “assenteismo” nei singoli settori.

Nel pubblico e nel privato sono state selezionate alcune “voci” specifiche.

Per quel che concerne i primi, nella Pubblica Amministrazione le performance sono state le seguenti: 5,10% nel 2011, 4,67% nel 2012, 4,39% nel 2013, 4,04% nel 2014 e 3,65% nel 2015. Percentuali più alte nell’ISS (rispettivamente 5,59%, 6,01%, 5,70%, 5,49% e 4,64%).

Grandi differenze invece all’AASLP, che suddivide i lavoratori in stipendiati e salariati. Per i primi si è passati dal 3,17% del 2011 al 5,12% nel 2012. Nel 2013 la percentuale è stata del 4,04%, il 3,90% nel 2014 e il 2,13% nel 2015. I “salariati” invece si sono dimostrati meno “in salute” con il 10,74% nel 2011, 10,88% nel 2012, 11,13% nel 2013, 10,54% nel 2014 e 8,47% nel 2015.

Oscillazioni minime invece nel privato, come testimoniano le percentuali della meccanica generale e di precisione (dal 2011 al 2015, in ordine, 3,67%, 3,47%, 3,78%, 3,59% e 3,13%), il chimico-farmaceutico (4,55%, 3,90%, 3,97%, 3,61%, 3,01%), carta e legno (3,77%, 3,11%, 2,89%, 2,84% e 2,93%) e commercio, quasi allineato con il settore che lo precede.

“Bisogna lavorare su un sempre più attento monitoraggio del fenomeno – commenta il Segretario di Stato alla Sanità, Franco Santi – per poter intervenire con il principio dell’appropriatezza, andando a verificare sia il medico che risulti di manica larga, sia il dipendente che, dati alla mano, può sembrare degno di attenzione”.

 

ASSESTAMENTO, ARTICOLO SUI CONTROLLI ASSENZE


Nel Progetto di Legge “Variazione al bilancio di previsione dello stato e degli enti del settore pubblico allargato per l’esercizio finanziario 2017 e modifiche alla Legge 21 Dicembre 2016 numero 144”, l’articolo 29 tratta i controlli sulle assenze.

Allo scopo di contrastare e prevenire l’assenteismo, l’Amministrazione dispone il controllo sulle assenze per malattia del personale, tenendo conto della condotta complessiva del dipendente e degli oneri connessi all’effettuazione della visita; il controllo può, in particolare, essere richiesto sin dal primo giorno quando l’assenza si verifichi nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative ovvero dopo il secondo evento di malattia nell’anno solare. Nel caso in cui l’assenza per malattia abbia luogo per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici, il permesso è giustificato mediante la presentazione, da parte del dipendente, all’UOC Medicina Legale, Fiscale e Prestazioni Sanitarie Esterne di attestazione, anche in ordine all’orario, rilasciata dal medico o dalla struttura, anche privati, che hanno svolto la visita o la prestazione.

Il mancato rispetto delle fasce di reperibilità da parte del dipendente assente per malattia comporta, nei casi di recidiva, la comminazione della sanzione disciplinare della censura, fatti salvi i casi fortuiti, eccezionali e di forza maggiore. Agli effetti del precedente periodo è recidivo chi, nei tre anni precedenti l’ultima violazione, risulti aver commesso la medesima inosservanza.

Il dirigente dell’ufficio in cui il dipendente lavora cura l’applicazione delle disposizioni del presente articolo, in particolare al fine di prevenire o contrastare, nell’interesse della funzionalità dell’ufficio, le condotte assenteistiche. La condotta del dirigente in relazione al perseguimento degli obiettivi di contrasto all’assenteismo è considerata ai fini della valutazione della prestazione dirigenziale.

Il lavoratore pubblico che intenda eleggere domicilio in luogo diverso da quello di residenza effettiva, anche al di fuori del territorio sammarinese, è tenuto a comunicarlo preventivamente all’UOC Medicina Legale, Fiscale e Prestazioni Sanitarie Esterne la quale, valutata la sussistenza di giustificati motivi, adotta espresso atto di assenso alla predetta elezione di domicilio ai fini dell’effettuazione dei controlli di cui all’articolo 29, primo comma della Legge numero 42 del 1955. In caso di mancato assenso da parte della predetta UOC, i controlli domiciliari sono effettuati presso il luogo di residenza effettiva del dipendente.

 

ITALIA: MALATTIE PUBBLICO E PRIVATO


Circa un dipendente su due nel pubblico impiego nel corso del 2015 ha registrato un assenza per malattia, soltanto poco più di uno su tre invece nel settore privato. È quanto emerge dall’analisi della Cgia di Mestre sulla base di dati INPS che ha riscontrato che nel settore pubblico le assenze riconducibili a motivi di salute riguardano il 57% degli occupati, mentre nel privato si fermano al 38%. Quanto al numero medio di assenze all’anno il dato non si scosta molto tra i diversi comparti. Nel privato anzi il numero medio di assenze è leggermente più alto (18,4 giorni) rispetto al pubblico (17,6 giorni).

“Pur avendo lo stesso andamento in entrambi i settori – rileva in una nota la Cgia di Mestre -, gli eventi di malattia per classe di durata presentano uno scostamento ‘sospetto’ nel primo giorno di assenza. Se nel pubblico costituiscono il 25,7% delle assenze totali, nel privato si riducono di oltre la metà: 12,1%”.

Quelle da 2 a 3 giorni, invece, si avvicinano (32,1% del totale nel privato e 36,5% nel pubblico), mentre tra i 4 e i 5 giorni di assenza avviene il “sorpasso”; 23,4% nel privato contro il 18,2% del pubblico.

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