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San Marino, il debito pubblico schizza a 600 milioni

da Redazione

A dicembre 2016 lo Stato doveva saldarne “solo” 247, ora raddoppierà con la previsione di emissione di nuovi titoli di Stato per il sistema bancario e in particolare per Carisp (200). Poi c’è da aggiungere la trasformazione dei crediti d’imposta (150).

 

di Daniele Bartolucci

 

Due interventi legislativi nel lasso di poche ore e in un solo giorno, il primo agosto, il Governo ha più che raddoppiato il debito pubblico sammarinese. Per l’esattezza, tra Decreto 87 (che prevede la possibilità di trasformare i crediti d’imposta delle banche in titoli di debito, per un valore di circa 150 milioni di euro) e Assestamento (con l’art. 21 che prevede l’emissione di titoli di debito fino a 200 milioni per sostenere il sistema bancario e in particolare Cassa di Risparmio), si sono “creati” ben 350 milioni di debito per legge, che si aggiungono ai 250 circa che già lo Stato aveva totalizzato negli anni scorsi.

Per la verità, in pochissimi anni, visto che nel 2012 erano meno di 100 milioni. E se Banca Centrale sfrutterà la nuova norma “liquidità”, potrebbe far lievitare il debito ancora.

 

L’EVOLUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO SAMMARINESE


I sammarinesi sono poco avvezzi a sentir parlare di debito pubblico e titoli di Stato, ma purtroppo per loro hanno dovuto scontare questo “privilegio” tutto in una volta, passando da un Bilancio florido fino al 2008-2009, per poi iniziare a sentire sempre più forte queste parole. Quello che era inizialmente un caso mai visto prima, ha assunto nel breve volgere di qualche anno tutte le caratteristiche del debito pubblico di Stati molto più avvezzi a tali strumenti finanziari.

E infatti dai 100 milioni del 2012 si è arrivati ai 247 del 2016, mentre nel frattempo (2015) sono stati emessi anche i primi Titoli di Stato – che sono debito anch’esso – della storia dell’antica Repubblica.

 

I CREDITI D’IMPOSTA DELLE BANCHE


Una delle questioni più calde dell’estate è stata la trasformazione dei crediti d’imposta concessi alle banche sammarinesi negli anni scorsi, le quali si “accollarono” come noto le famose operazioni che salvarono il sistema bancario: in pratica, con un Decreto, il Governo ha annunciato l’intenzione di trasformarli in titoli di debito pubblico, scatenando una polemica feroce, sfociata poi in piazza in una manifestazione di protesta collettiva dove i motivi per criticare il Governo erano tanti (e i decreti banche erano solo uno di essi). Così il Governo, in accordo con la CSU, ha concordato di ritirare il decreto della discordia (accordo bis, visto che il primo era saltata per colpa del veto di BCSM). Tutto sembrava rimandato a settembre, invece, con un colpo di mano, il Governo ha ripresentato lo stesso decreto, con il numero 87 stavolta, che concede sempre quella possibilità alle banche. Se tutte lo facessero e tutte venissero autorizzate a farlo, si tratterebbe di circa 150 milioni di debito pubblico in più.

 

LA NUOVA EMISSIONE NELL’ASSESTAMENTO


Se il credito d’imposta era stato comunque annunciato e, in parte, discusso con il Paese, quello avvenuto la sera del primo agosto è un vero e proprio colpo di teatro: il giorno prima la Segreteria alle Finanze ha incontrato opposizioni e parti sociali sul testo dell’assestamento che sarebbe andato in discussione il giorno dopo, ma alle 17 del giorno seguente ha informato via email che il testo era stato emendato, e che in seconda lettura sarebbe stato votato anche l’art. 21, che prevede l’emissione di titoli di debito pubblico per una somma totale di 200 milioni di euro, “per sostenere il sistema bancario”. Va da sé che la maggioranza si è subito affrettata a spiegare il significato del “fino a”, ovvero se servono tutti, e che principalmente sono per Cassa di Risparmio, i cui conti saranno certi solo dopo la presentazione del bilancio, ancora da depositare. Resta però in pregiudicato, il fatto che si potranno emettere titoli per altri 200 milioni.

Questo, però, c’è scritto proprio nell’articolato di legge, previo confronto con le parti sociali. Parti sociali che, dopo questi repentini colpi di mano, modifiche all’ultimo minuto e, come ha detto la CSU, anche veri e propri “voltafaccia”, probabilmente andranno al confronto (se ci andranno, ndr) con un atteggiamento sicuramente meno fiducioso di quanto fatto finora. Anche perché le cifre in ballo non sono piccole.

 

ANCHE BCSM POTRÀ FARE DEBITI STATALI


Nel Decreto 87 c’è poi un altro intervento che farà discutere parecchio: la possibilità data a Banca Centrale di chiedere soldi a prestito anche all’esterno, con garanzia dello Stato. Ovvero, sarà onere dello Stato “coprire” questi prestiti. Lo scopo è condivisibile, perché si tratta di uno strumento che BCSM potrà utilizzare per immettere liquidità nel sistema, laddove non ce ne sia abbastanza, ma di fatto espone lo Stato ad un rischio enorme, che è quello di indebitarsi ulteriormente e senza controllo. Perché nel testo di legge presentato (al momento della stampa, non c’erano modifiche in tal senso, ndr) sembra che Banca Centrale possa fare queste operazioni in totale autonomia, sia come mercati (quindi può chiedere soldi a chiunque?) sia come volumi (non c’è un limite di euro).

Questo ovviamente è potenzialmente un rischio, che si somma alla potenziale emissione di 200 milioni di euro più la trasformazione di tutti i 150 milioni di euro di crediti d’imposta. Di qui la cifra spaventosa di 600 milioni di euro di debito pubblico che i sammarinesi potrebbero ritrovarsi a Natale sotto l’albero. Una cifra superiore all’intero bilancio dello Stato e per la quale al momento non c’è abbastanza liquidità da coprirla per intero. L’unica risorsa liquida e certa, è quella costituita dai Fondi Pensione, che sommano circa 400 milioni di euro. Verrà forse chiesto a loro di comprare questi titoli di debito?

Di certo va richiesto ai gestori, che poi sono tutte le parti sociali, comprese quelle che ultimamente stanno lamentando una scarsa considerazione da parte dell’Esecutivo. In alternativa, se lo Stato dovesse emettere davvero tutti questi 350 milioni di euro che potrebbero servire nei prossimi mesi, chi li comprerà?

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