La nuova versione della Legge Sviluppo punta l’attenzione sui lavoratori non iscritti nelle liste di avviamento: ridotto l’aumento di costo del lavoro, che comunque resta, a meno che non ci siano candidati nelle liste per quell’occupazione. Parificazione ai sammarinesi: tempo indeterminato dopo 18 mesi.
di Daniele Bartolucci
Lo sviluppo economico di San Marino passa ancora una volta per i lavoratori frontalieri. Da una parte, se le aziende li vogliono assumere direttamente lo potranno fare pagando un costo maggiore rispetto agli iscritti nelle liste di avviamento, dall’altra verranno parificati ai sammarinesi per quanto riguarda l’annosa questione del tempo indeterminato. E’ questa una delle novità più importanti della nuova stesura della Legge Sviluppo del Governo targato Adesso.sm, che nell’ultima bozza presentata in settimana alle parti sociali ha aggiunto diversi temi, tra cui quello di ridurre la tassazione alle imprese di mezzo punto percentuale, portandola dall’attuale 17 al 16,5%.
ASSUNZIONE FRONTALIERI: NUOVO “DOPPIO BINARIO”
La partita sul mercato del lavoro resta aperta, ma in attesa di una riforma complessiva, nella Legge Sviluppo fin dalla sua prima stesura, la Segreteria al Lavoro ha deciso di imprimere un’accelerazione rispetto ad uno dei temi più discussi degli ultimi anni: la possibilità alle imprese di assumere direttamente il lavoratore che cercano. La motivazione principale, come ha più volte palesato anche ANIS, è nella tempistica, che troppo spesso non è allineata all’esigenza dell’azienda, e soprattutto nella limitatezza delle competenze disponibili sul mercato interno, per cui occorre per forza avviare le procedure per cercare e assumere un frontaliere. Ma non con maggiori costi, come invece prevede la Legge Sviluppo fin dalla sua iniziale proposizione, un fatto che ha scatenato le critiche delle categorie economiche, come noto. Anche se, dalla prima ipotesi del 7,5% di contributo, la Segreteria di Stato ha rimodulato la questione fino al 5,9%, che è la somma del 4% al fondo formazione ideato nell’ultima bozza più ovviamente l’attuale 1,9% alla Cassa Ammortizzatori Sociali. In pratica, dall’1,9% che c’è sempre stato, l’idea iniziale era quella di far pagare il 7,5% a chi assumesse frontalieri (in base ad un calcolo percentuale sulla forza lavoro sammarinese impiegata), con un aumento del costo del lavoro netto del 5,9%, a favore della Cassa Ammortizzatori Sociali, che ha un passivo annuale di diversi milioni di euro. Ora l’aumento del costo del lavoro è ridotto al 4% in più rispetto a lavoratori iscritti nelle liste di avviamento. Non solo, forse finalmente consapevole che si sarebbe trattato di una doppia penalizzazione per quelle aziende che stanno crescendo (perché se cercano personale, per di più qualificato, significa questo, ndr), ha approntato una nuova formulazione prevedendo un “doppio binario”: da una parte la procedura “diretta”, ovvero quella iniziale, per cui l’azienda assume il non iscritto alle liste di avviamento pagando una maggiorazione del 4% come contributo al nuovo fondo per la formazione (sul titolo non è ancora chiara la definizione, di certo non andrà più a rimpinguare quello per gli ammortizzatori sociali); dall’altra, seguendo la procedura standard, se non dovesse trovare nelle liste un lavoratore con le caratteristiche richieste, potrà cercare anche fuori dalle liste senza pagare il 4%. E’ chiaro che la procedura di verifica interna dovrà essere formalizzata al meglio, perché altrimenti si rischia di creare un “tappo di discrezionalità”, come potrebbe avvenire su competenze specifiche quali la conoscenza delle lingue, ad esempio. Mettiamo un caso tipico che si potrebbe presentare ogni giorno: viene richiesto un ingegnere meccanico che conosca l’inglese, nelle liste c’è un ingegnere meccanico ma non conosce l’inglese, l’azienda può assumere a quel punto un frontaliere senza pagare il 4%?
Al di là di questi dubbi e delle modifiche (alcune sono dei passi avanti sicuramente), la filosofia della legge non pare sia cambiato e resta sempre quell’aumento del costo del lavoro che alle aziende non piace. Un aumento che, come ha più volte ribadito ANIS, rischia di incidere negativamente sulla loro competitività e su quella dell’intero sistema economico.
TEMPO INDETERMINATO, ITALIANI AVVANTAGGIATI
L’altro grande tema di discussione sul Titano da sempre è la stabilizzazione dei lavoratori frontalieri, richiesta a gran voce anche dai sindacati proprio nella discussione sulla Legge Sviluppo e che pare abbia fatto breccia nel Governo. Tanto è vero che nella nuova bozza della legge c’è ed è affrontata in maniera molto più semplice di quanto ci si potesse aspettare: tutti i contratti a tempo determinato, dopo 18 mesi devono essere trasformati in tempo indeterminato, senza discriminazioni tra sammarinesi e frontalieri. Non solo per quelli di domani, ma, in maniera retroattiva, anche per quelli di oggi, che potranno beneficiare del “cambio” solo dopo 4 mesi dall’entrata in vigore della legge. Qualche malizioso potrebbe dire che i 4 mesi servano per licenziarlo o per non rinnovargli il contratto, visto che dovrebbe essere assunto a tempo indeterminato? Al di là di questo dubbio, la conseguenza sarebbe non solo un impegno maggiore per le imprese che hanno personale frontaliero, ma soprattutto si creerebbe, paradossalmente, una discriminazione a sfavore dei sammarinesi. Un fronteliere italiano, infatti, potrebbe garantirsi il “posto fisso” dopo 18 mesi a San Marino, mentre un sammarinese che lavora in Italia lo avrebbe solo dopo 36 mesi. Come minimo, si dovrebbe parificare la norma sammarinese a quella italiana.
FORMAZIONE, NUOVO FONDO E NUOVE PREROGATIVE
Che la formazione e le politiche attive in generale siano un investimento da potenziare lo dicono ormai tutti, soprattutto gli imprenditori, che da tempo impiegano risorse in questo ambito (ANIS ha ad esempio una struttura interna d’eccellenza, ndr).
Probabilmente è per questo che il “costo” maggiorato a carico delle aziende che assumeranno frontalieri verrà trasferito in un nuovo fondo, che il Governo istituirà a tale scopo. In teoria, la formazione potrebbe a sopperire, nel tempo, le mancanze di competenze nel mercato interno e quindi vanno trovate le risorse per farlo. Ma è anche vero che la Cassa per gli Ammortizzatori Sociali, così facendo, non verrà affatto rimpinguata come era negli obiettivi iniziali.
Inoltre, pare di capire, che la formazione verrà poi aggiunta come compito alla Commissione Lavoro, alla quale andrebbero però forniti gli strumenti tecnici per attivarsi in maniera puntuale ed efficace su una materia che non ha mai affrontato.
IMPOSTE DIRETTE, PICCOLO SCONTO ALLE IMPRESE
Se, dunque, da un lato c’è un aumento del costo del lavoro per le aziende che assumeranno frontalieri direttamente, dall’altro lo Stato chiederà alle stesse imprese un po’ meno rispetto ad oggi: nella nuova stesura della Legge Sviluppo, infatti, c’è una riduzione dell’aliquota unica delle imposte dirette dal 17% al 16,5%. Un piccolo sconto fiscale, insomma, che però risulta ai fini operativi dell’azienda, poco incisivo sul proprio bilancio e sulla propria competitività.
Molto più incisive saranno invece le modifiche che si stanno ipotizzando nell’assestamento di bilancio, dove pare verranno inseriti altri aumenti, che potrebbero penalizzare le imprese, direttamente (tasse) e indirettamente (imposte ai cittadini, che ne ridurranno la capacità di spesa e quindi i consumi). Nel mentre, c’è tutto il capitolo degli incentivi, che come da iniziale impostazione, verranno in generale ridotti e distribuiti secondo nuove – e pare più complesse – modalità.
ASSESTAMENTO, ANIS: “PRIMA DI AUMENTARE LE TASSE, SI RIDUCA DAVVERO L’ENORME SPESA CORRENTE”
“Prima di aumentare le tasse, si riduca la spesa corrente”. Questo è l’invito che ANIS ha rivolto al Governo all’indomani dell’incontro della settimana scorsa sull’assestamento di Bilancio. Per correttezza, al momento in cui il giornale va in stampa, è in corso un altro incontro tra le parti, dove il Governo dovrebbe accogliere alcuni suggerimenti degli Industriali e non solo, ma non è chiaro se lo farà né in che termini. Al momento, quindi, la bozza presentata la scorsa settimana, fa testo. E di questa, il commento di ANIS è abbastanza chiaro. “Pur trattandosi di un testo ancora non definitivo nel quale sono state recepite alcune nostre osservazioni tecniche ma che non contiene nessun intervento di riduzione della spesa corrente. Di fronte alla necessità di riequilibrare i conti pubblici, sarebbe infatti questa la strada migliore e prioritaria, prima di cercare di reperire maggiori risorse dal sistema economico e dai cittadini. Infatti si ipotizza una patrimoniale sugli strumenti finanziari detenuti all’estero ed addirittura il ripristino della minimum tax per le imprese. Restano invece, tra la prima e la seconda bozza, alcuni elementi ormai certi, tra cui l’acquisto di immobili da parte di stranieri, il contributo dello 0,5% a carico dei dipendenti pubblici e il riequilibrio dell’imposizione sui redditi da pensione, seppur limitato a quelle più alte. Il principio in questo caso è condivisibile, soprattutto per correggere l’anomalia di quanti percepiscono una pensione più alta del loro ultimo stipendio. Questo però non esime il Governo dal formulare, con urgenza, la riforma strutturale del sistema previdenziale, che oggi non è più sostenibile. E’ in questo ambito che il mondo imprenditoriale auspica venga riformato anche il tetto alle pensioni, che attualmente penalizza il nostro sistema, in quanto poco attraente verso manager e imprenditori. Allo stesso modo, il tetto agli stipendi pubblici ha l’effetto – negativo – di allontanare i migliori professionisti, soprattutto in settori vitali come la sanità. Settori dove il limite dei 100 mila euro ci pone fuori dal mercato delle competenze, condannandoci alla mediocrità”. Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, “fermo restando che interventi strutturali andranno comunque apportati con altre Leggi singole, la nostra proposta è quella di introdurre elementi di stimolo allo sviluppo economico dalla riduzione delle festività, all’ampliamento dell’orario di apertura degli uffici pubblici”. E proprio riguardo al personale, invece, “palesiamo la nostra perplessità rispetto all’intervento che il Governo ha ipotizzato sulle società a partecipazione statale: si vorrebbe ricondurre tale ambito a quello del settore pubblico, obbligando tali società a utilizzare gli stessi criteri e le stesse modalità. Se è condivisibile l’ampliamento di queste prerogative agli Enti del settore pubblico allargato e quindi anche alle Aziende Autonome, non è comprensibile il motivo per cui ciò avvenga anche per le società private, che operano come tali sul mercato”. “In ogni caso”, rilevano dall’ANIS, “anche tale intervento non appare portatore di chissà quali risparmi (anzi, con tali vincoli è più probabile che tali società subiscano dei danni), per cui tutto resta legato unicamente a nuove tasse, che andranno a penalizzare direttamente il tessuto economico. Economia che invece andrebbe sostenuta con maggiori investimenti e, almeno, con un più convinto sostegno da parte del Governo”.