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Francesco Messina, lo scultore amato anche da Quasimodo

da Redazione

“Le sue opere ci rivelano in quale direzione si va definendo l’arte”. In Piazza del Titano è tornato a risplendere il “Grande nudo di donna”.

Francesco Messina

 

E’ stato “svelato” in uno dei rari giorni di sole dello scorso dicembre, nel pomeriggio, con la benedizione del cielo che, quasi volesse omaggiare la grande arte di Francesco Messina, a “voluto” accarezza quel bellissimo corpo con un raggio di sole. Davanti alla Galleria della Cassa di Risparmio è tornata ad accogliere i visitatori il “Grande nudo femminile” del Maestro siciliano, considerato dalla critica tra i più grandi scultori figurativi del Novecento italiano insieme a Giacomo Manzù, Arturo Martini, Marino Marini e Felice Mina. Suoi difatti alcuni dei maggiori monumenti del Novecento italiano, come ad esempio Santa Caterina da Siena, collocata sul Lungotevere di Castel Sant’Angelo (che raffigura la cantante e attrice Maria Sole, utilizzata da Messina come modella); la Via Crucis di San Giovanni Rotondo e il famosissimo “Cavallo morente” della RAI.

La scultura “sammarinese” di Francesco Messina, così carica di echi dell’eredità classica greco-romana ed ellenistica, “si caratterizza”, ha scritto Carlo Carrà, per “un fare semplice e grandioso” e per un “procedimento idealistico e classico” in grado di dar vita a forme che restano come “immagini ideali”.

L’opera risale al 1967 ma venne acquistata dalla Cassa di Risparmio di San Marino nel 1982 per adornare la sua Galleria, nella quale poi l’Istituto per la Cultura, l’Arte e l’Economia della Cassa stessa ha organizzato una mostra antologica dell’artista – una delle ultime realizzate mentre l’autore era ancora in vita – tutta incentrata sui nudi femminili (16 luglio – 22 settembre 1994). Nella collezione della Fondazione San Marino sono conservati altri due bronzi di Francesco Messina, “Danzatrice araba” e “Fabrizia”. Allo Stato sammarinese lo scultore ha fornito il bozzetto per una moneta d’argento da 1.000 lire con l’immagine di San Benedetto nel XV centenario della nascita, emessa nel 1980.

Sull’importanza e sull’influenza che ha avuto nel mondo dell’arte a 360 gradi, due preziosissime “testimonianze”, quella di Giorgio de Chirico e quella di Salvatore Quasimodo. Il primo scrisse che “quello che cerca soprattutto Francesco Messina nella sua scultura è di raggiungere la bellezza dell’aspetto plastico con le forme giuste e finite; la finezza del modellato, il carattere risultante dall’osservazione acuta e dalla lunga elaborazione; il tutto unito ad eleganza e buon gusto; questi due fattori sono indispensabili ad ogni vero artista… A forza di lavoro, di polimento della forma, di acutezza plastica d’ogni angolo della scultura, le statue di Francesco Messina nascono come creazioni piacevoli a guardarsi, a toccarsi, a fiutarsi; hanno infatti anche un ‘buon odore’…”.

In quanto a Salvatore Quasimodo, “le sue opere ci rivelano in quale direzioni si va definendo l’arte di questo grande scultore. In quella sorta di purgatorio dove lo hanno relegato la maggior parte dei suoi esegeti con un verismo da distruggere e una tecnica da aggregare, Messina ha lungamente ragionato con i modelli dell’antica arte ellenica”.

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