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San Marino, le pensioni “costano” troppo: saldo negativo di 46 milioni

da Redazione

Il numero record di ex lavoratori non è più sostenibile per due ragioni: le prestazioni erogate sono troppo generose rispetto a quanto versato e la ripresa occupazionale è ancora lenta. Da evidenziare che il trend di sofferenza prosegue da almeno cinque anni, già nel 2012 mancavano quasi 34 milioni di euro.

 

di Daniele Bartolucci

 

Il numero delle pensioni erogate è in continuo aumento, tanto che a fine 2016 si contavano ben 10.597 “assegni”, per un valore totale di 169.749.998 euro. Quasi 170 milioni per oltre 9mila pensionati, una cifra enorme e, purtroppo, insostenibile. Una situazione nota da tempo, ma su cui ancora mancano i giusti correttivi e più passa il tempo più si parla di riforma complessiva e strutturale, visto il deterioramento degli indicatori principali.

 

SOLO DUE LAVORATORI PER OGNI PENSIONATO


Il primo indicatore è ovviamente il rapporto tra lavoratori e pensionati: al 31 dicembre 2016 i lavoratori occupati erano 20.307, mentre i pensionati 9.035, per cui il rapporto tra occupati e pensionati è diminuito ancora (2,24), confermando un trend negativo che prosegue da diversi anni.

I fattori come noto sono diversi: in primo piano c’è l’aumento dell’aspettativa di vita, che non è in sé un dato negativo, ma lo diventa quando si va in pensione troppo presto e ci si garantisce un assegno pensionistico molto più alto (se non inizialmente, nel tempo, come numero di anni) di quanto si è versato durante gli anni di lavoro. E a San Marino il reddito medio da pensione si aggira sui 19.000 euro l’anno!

Poi c’è il capitolo entrate, ovvero chi contribuisce al sistema, i lavoratori: il numero degli occupati non regge il ritmo dei pensionamenti da diverso tempo, anche ora che ci sono timidi segnali di ripresa, il saldo positivo degli assunti non pareggia il numero dei nuovi pensionati, e infatti il rapporto si è deteriorato ancora di più.

 

LA NUOVA RIFORMA È QUASI PRONTA: A LUGLIO IN AULA?

 

Se in questo Consiglio Grande e Generale il tema principale è stato il sistema bancario e finanziario (comunque non esaurito), il prossimo potrebbe essere il sistema previdenziale, come annunciato dal Segretario di Stato Franco Santi nella risposta all’interpellanza del PSD.

La bozza di riforma, infatti, è attesa entro giugno (come da finanziaria 2016) e Santi ha ricordato che già “con delibera del CdS n. 26 del 20 febbraio 2017 il governo ha voluto dare continuità di azione al gruppo di lavoro di consulenti ed esperti del settore che avevano già elaborato alcune proposte nella passata legislatura, attraverso un nuovo mandato che potesse prendere spunto dalle innovative suggestioni e proposte contenute nel programma di governo della coalizione Adesso.sm. Ne fanno parte, come in precedenza, l’Avv. Alessandro Bugli, i Prof.ri Massimiliano Menzietti e Marco Micocci e il Dr. Raffaele Bruni”. Inoltre, “è stato conferito un ulteriore incarico ai Prof.ri Menzietti e Micocci per la predisposizione di un nuovo ed aggiornato bilancio tecnico attuariale ritenuto fondamentale per supportare adeguatamente il percorso di riforma che nei prossimi mesi la politica, unitamente alle parti sociali ed economiche, dovrà affrontare”. Questo perché, spiega Santi nella sua risposta, “la riforma pensionistica è una delle riforme strutturali che San Marino deve mettere in campo con l’obiettivo di rispondere adeguatamente a due particolari criticità: la prima riguarda la preoccupante situazione di deficit tra le entrare contributive e il costo delle prestazioni in uscita; la seconda riguarda la cosiddetta equità intergenerazionale e costituisce forse la sfida più difficile da raggiungere”. “Il nostro sistema pensionistico”, prosegue il Segretario di Stato, “come è noto, prevede una struttura a ripartizione con finanziamento a contribuzione definita e prestazione calcolata su base retributiva. Questo significa che le prestazioni pensionistiche vengono finanziate dai lavoratori attivi sulla base dei contributi versati. Un sistema che per essere in equilibrio, sulla base del tasso di sostituzione garantito al termine della carriera lavorativa e della percentuale di contributi versati, ha la necessità di basarsi su un determinato rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. Questo rapporto è notoriamente in disequilibrio da ormai 20 anni. In questo periodo il legislatore è intervento diverse volte per modificare i termini previsti dalla normativa previdenziale cercando di apportare innovazioni che fossero in grado di garantire sostenibilità e continuità al sistema. Purtroppo la crisi economica e la mancanza di coraggio delle precedenti riforme ha determinato il non raggiungimento di questi obiettivi e oggi, noi siamo chiamati ad intervenire nuovamente e con una certa urgenza”. Tempi celeri, dunque? “Entro questo mese di giugno, il governo sarà in grado di predisporre una prima relazione interlocutoria che intende dare il via al percorso di concertazione con le forze sociali ed economiche e naturalmente politiche. Si potrebbe prevedere un primo dibattito in aula per il mese di luglio, compatibilmente con i tempi e la numerosità degli argomenti da discutere”. E sul metodo, Santi annuncia che ci sarà partecipazione e ricerca di condivisione: “Il punto 4 del capitolo 8.8 del programma di governo della coalizione adesso.sm sarà oggetto, come tutte le altre proposte di modifica e di riforma, di analisi e confronto in ambito di concertazione con le parti sociali ed economiche”.

 

LA RISERVA TECNICA: “PATRIMONIO” DA TUTELARE


“Ulteriore elemento di riflessione che dovrà essere affrontato nel percorso di riforma”, ha annunciato Santi nella risposta all’interpellanza depositata il 13 giugno scorso, “è quello che riguarda la gestione della riserva tecnica dei fondi pensione che ad oggi ammonta a circa 415 milioni di euro. Riserva che va gestita con professionalità, con lungimiranza e comunque sempre in un’ottica complessiva di funzionamento del nostro sistema previdenziale anche attraverso un dettagliato e aggiornato bilancio tecnico attuariale che tenga conto di ogni variabile in gioco, da quelle occupazionali a quelle macro economiche”. Purtroppo questo enorme patrimonio rischia, ai corsi attuali, di venire intaccato nei prossimi anni, fino ad un suo azzeramento totale già entro una decina d’anni. Un rischio che San Marino non può correre. Anche perché, questa riserva, come ha spiegato anche Santi, “rappresenta da qualche anno anche uno degli elementi di tenuta e sicurezza del nostro sistema bancario”, ricordando che viene completamente parcheggiata nelle banche (sia che venga investita sia che venga lasciata liquida, resta sempre sul conto della banca, mentre il Fondiss lo può “togliere” dalle banche, come ha fatto, e lasciarlo sul proprio conto in Banca Centrale, ndr). “È naturale che il processo di riorganizzazione e consolidamento del nostro sistema bancario introduce ulteriori elementi di complessità per quanto riguarda le scelte che dovranno scaturire dal tavolo di concertazione sulla previdenza. Il nostro auspicio in questo senso, è che si possa ragionare insieme ad una soluzione sistemica che possa introdurre ulteriori elementi di garanzia per i fondi pensionistici e nello stesso tempo offrire soluzioni tecniche percorribili e vantaggiose in termini di investimento e redditività degli stessi”.

 

ALTRO GRAVE PROBLEMA: I CONTRIBUTI NON VERSATI


La crisi economica e i problemi di liquidità conseguenti, hanno creato un altro tipo di problema per i fondi pensione, ovvero i contributi non versati. “I crediti di dubbia esigibilità a Consuntivo 2016, risultano pari a euro 15.523.440,94”, ha scritto il Segretario Santi nella sua risposta. Il dato è ufficiale, quindi, e invariato rispetto a quanto si vociferava in ambiente sindacale a inizio anno. Essa comprende crediti classificati secondo un criterio temporale che include posizioni scadute da diversi anni. Inoltre, a titolo prudenziale, ricomprende anche posizioni iscritte da almeno 6 mesi.Tali posizioni sono già state trasmesse ai competenti organi deputati alla riscossione anche coattiva. Va comunque precisato che l’ISS da tempo accantona ogni anno un importo nella misura dello 0,5% sull’accertato dei contributi a copertura dei mancati versamenti previdenziali.

“La nuova amministrazione dell’ISS ha in programma lo svolgimento di una specifica analisi per valutare la solvibilità dei crediti ed eliminare quelli considerati totalmente inesigibili (tipicamente le aziende non più attive e senza nessuna interessenza con San Marino) e procedere al recupero di quelli ancora considerati esigibili mettendo in campo azioni conseguenti”, ha annunciato Santi. Per quanto riguarda le eventuali somme ritenute non più esigibili occorrerà modificare le poste di bilancio diminuendo l’importo dei crediti insieme a quella iscritta a fondo di riserva. In questa direzione si andrebbe a rispondere anche alle richieste dei sindaci revisori dell’ISS, rimuovendo i rilievi sollevati e che da tre anni non consentono la certificazione del bilancio dell’Istituto, proprio per la incongruenza di queste poste di bilancio. “Una riflessione particolare va fatta per quanto riguarda lo stesso fenomeno ma riferito al secondo pilastro. Infatti in questo caso non esistono modalità previste per legge di copertura di eventuali ammanchi contributivi causati dal mancato versamento delle imprese di quanto dovuto. Sarà uno dei tanti elementi di riflessione”, chiosa il Segretario di Stato alla Sanità, “che dovranno essere affrontati in ambito di concertazione della riforma previdenziale”. Una concertazione di cui non si è parlato nel Comitato per la Previdenza di lunedì 19 giugno e che, quindi, dovrebbe partire proprio nei prossimi giorni.

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