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“Leporello”, il coffee table a Tuttotondo

da Redazione

Febal Lab: il progetto firmato da Conti, Fratini, Frittelli e Mariani. “Ci interessava il rapporto che c’è tra le linee e lo sviluppo di una storia”.

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di Alessandro Carli

 

Lo studio dell’identità di un progetto di ricerca in ambito living è stato il “focus” su cui si sono “sfidate” le idee che hanno partecipato a Febal Lab 2017, il contest dei designer emergenti promosso da Febal Lab, brand del gruppo Colombini e che da quest’anno si è arricchito della presenza e collaborazione degli studenti del corso di Graphic Design, in aggiunta ai già presenti Interior e Industrial Design della Poliarte Accademia di design di Ancona. Alla base del “certamen”, il matching tra la creatività dei giovani e l’impresa. La necessità di far dialogare in maniera più stretta le idee e la sua potenziale “industrializzazione”.

“Conoscere in anteprima i nuovi progetti, discuterne con gli studenti, comprendere a fondo le idee alla base delle collezioni realizzate è per noi fonte di grande ispirazione” ha spiegato durante la premiazione Emanuel Colombini, AD dell’omonimo Gruppo.

Dopo aver presentato il terzo classificato – FFWD e il loro appendiabiti -, procediamo la risalita verso la vetta del podio con il gruppo Tuttotondo formato da Elisa Conti, Martina Fratini, Alessandra Frittelli e Andrea Mariani e che, grazie a “Leporello”, hanno ottenuto la “medaglia d’argento”. Nelle parole di Elisa Conti le pieghe del progetto.

 

Qual è stato il punto di partenza?


“Siamo partiti dal gruppo: per noi è importante la conoscenza, lo scambio. Siamo persone solari e giocose, e il nome ‘Tuttotondo’ sintetizza alla perfezione il nostro modo di vivere: è una metafora che richiama alla circolarità e al completamento di un insieme da ogni punto di vista”.

 

Qual è stato il vostro approccio al progetto?


“Sin dall’inizio abbiamo affrontato questo progetto con divertimento, cercando di coordinare le singole idee. Volevamo raccontare una storia che partisse dall’ingresso della casa e che arrivasse sino al soggiorno. L’abitazione di una persona è il suo biglietto da visita. Percorrendo il suo ‘spazio’, si ha modo di conoscerla meglio. Per sviluppare la linea ‘Leporello’ abbiamo impiegato circa tre mesi”.

 

Ed è stato premiato il tavolino. Il nome, Leporello, porta a Mozart…


“Un tempo il ‘Leporello’ veniva utilizzato come libricino su cui venivano appuntate le note dei viaggi. Il nostro tavolino ‘contiene’ un libretto. Il movimento delle pieghe tipico del Leporello ispira il particolare disegno del tavolino che unisce la superficie piana in marmo a una lamiera piegata e forata, concepita per essere adibita a portariviste. Il tubolare metallico fa da cornice all’oggetto completando il design essenziale e ricercato del complemento. Le linee pieghevoli, da segni tridimensionali di decoro, diventano elementi strutturali”.

 

Perché si siete concentrati su “questo” particolare del living?


“Ci siamo seduti attorno a un tavolo e abbiamo parlato tra di noi. Il segno grafico del Leporello è stato riportato su tutti gli elementi. Ci interessava il rapporto tra le linee e lo sviluppo di una storia. Il coffee table è un elemento fondamentale del living di oggi. Non è più solamente un luogo di relax, ma piuttosto uno spazio multitasking”.

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