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San Marino, ANIS: “Siamo noi l’economia reale, vogliamo essere ascoltati”

da Redazione

Ceccato al Governo: “Scelte che cambieranno San Marino, serve più condivisione”. “Occorre un progetto per il Paese, ma una parte di esso non sembra affatto disponibile”.

 

di Daniele Bartolucci

 

“Serve un progetto per il Paese dove tutti ne facciano parte e tutti contribuiscano per lo sviluppo del sistema”. Stefano Ceccato, Presidente ANIS, ha ribadito con forza anche all’Assemblea del 14 giugno la posizione degli industriali sammarinesi. Una proposta similare a quella lanciata dal Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, “ma la verità”, ha ammesso Ceccato, “è che le altre componenti della nostra società non sembrano disponibili a condividere questo percorso. Spero che il ‘Patto di scopo’ proposto dal Presidente Boccia possa trovare un terreno più fertile del nostro. Ma noi non ci arrendiamo!” ha arringato i presenti. “Molte di queste riforme saranno impopolari e anche la politica – tutta – non deve accontentare solo il proprio elettorato di riferimento ma deve ragionare con una visione d’insieme e di prospettiva. Agire diversamente – questo sì – sarebbe da irresponsabili”, ha chiosato Ceccato riferendosi ad alcuni esponenti della maggioranza che probabilmente non hanno digerito le critiche dei giorni scorsi su banche e legge sviluppo. E di sviluppo ha parlato più volte Ceccato nel suo intervento, oltre alla normativa che il Governo vuole modificare: “Senza riforme strutturali, coordinate in un piano di sviluppo complessivo, il Paese non può andare avanti, e questo si vede anche nei numeri dell’economia sammarinese. Ancora di più se li confrontiamo con i Paesi più virtuosi”, ha avvertito, specificando che tra gli interventi prioritari vi sia ovviamente il risanamento del Bilancio dello Stato, con la riduzione della spesa pubblica e un “serio piano di privatizzazioni”, per non dover ricorrere all’indebitamento estero, considerato “un rischio enorme”, dato che si “perderebbe la nostra sovranità”. Inoltre, la P.A. va resa più efficiente ed efficace, in tal senso “va utilizzata come guida la classifica Doing Business,”. E qui entra in gioco la burocrazia, “la prima grande operazione che vede tutti d’accordo. E credo che anche i nostri ospiti italiani ne sappiano qualcosa. Il sistema non sostiene e non aiuta le imprese, e la burocrazia troppo spesso intralcia incomprensibilmente la loro operatività, determinando un ingiustificato spreco di tempo e risorse. Faccio un esempio sicuramente noto a molto di voi. Fare collaudi o manutenzioni ai macchinari o agli impianti è un fatto ordinario, normale, quasi quotidiano in un’azienda. Un’operazione che richiederebbe tempi d’intervento immediato. A San Marino, se l’impresa incaricata è forense si trasforma in un vero e proprio calvario. Una montagna di carta che siamo costretti a richiedere e produrre a: Ufficio Industria, Ufficio del Registro, Camera di Commercio Italiana e Camera di Commercio di San Marino, Inps, Iss, Ufficio del Lavoro e Centro per l’impiego. Non è normale! Sono anni che proponiamo insistentemente delle semplificazioni senza trovare risposte concrete. E mentre noi continuiamo a produrre documenti e incartamenti, il mondo viaggia alla velocità di un’email. Anzi, alla velocità di una PEC. Già, perché San Marino non ha ancora la posta certificata, né la firma digitale. Per non parlare delle fatture: l’Italia ha appena aperto al mercato del B2B la fatturazione elettronica, che in prospettiva sostituirà quella cartacea, con evidenti risparmi. Noi invece, proprio verso l’Italia, siamo ancora costretti alla fattura con timbratura a secco”. “E così l’Industria 4.0”, ha rincarato la dose Ceccato: “Le nostre aziende sono da sempre votate all’innovazione, uno dei fattori determinanti per rimanere sui mercati. Ma senza un’infrastruttura di TLC all’avanguardia, il 4.0 resta un miraggio”. “Altro tema caldo è l’approvvigionamento energetico: non è più procrastinabile la possibilità per le nostre aziende di rivolgersi all’esterno per l’approvvigionamento, in una logica di libero mercato e superando l’attuale monopolio statale. Vogliamo semplicemente essere messi nelle stesse condizioni di competitività dei nostri concorrenti italiani ed europei. Come per l’annosa questione dell’IVA che, oggi, viste le criticità del Bilancio dello Stato, sarebbe stato un bene introdurre, come previsto, dal 1 gennaio del 2016. Per quanto ci riguarda era una necessità già da tempo evidenziata, visto che l’IVA è il linguaggio che parlano tutti i nostri interlocutori all’estero. Ma è proprio sul versante fiscale che l’IVA rappresenta un passo in avanti ,che una parte del Paese non vuole fare, verso equità e competitività. Ma è un passaggio ineludibile e attendiamo risposte tempestive dal Governo”. Inoltre “se vogliamo parlare di sviluppo occorrono altri interventi, quali, ad esempio, l’estensione del lavoro occasionale a tutte le attività economiche, la praticabilità del lavoro interinale, la riduzione del numero delle festività – oggetto anche di un dimenticato ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale – al fine di recuperare capacità produttiva, la detassazione e la decontribuzione sui premi di risultato corrisposti ai lavoratori così come quella degli straordinari, la possibilità di lavorare per i pensionati, ovviamente a certe condizioni”. Insomma, le riforme sono tante, ma soprattutto sono note: “Lo sviluppo del Paese ha bisogno quindi di una visione di insieme condivisa e dove tutti concorrono per il raggiungimento dello stesso obiettivo. E’ ciò che abbiamo fatto con il ‘Progetto per San Marino’, dove abbiamo messo nero su bianco le nostre proposte che con piacere abbiamo ritrovato in tutti i programmi elettorali, facendoci ben sperare per il futuro. Ma quell’ottimismo oggi sta svanendo e sinceramente ci siamo stancati di sentirci dire che abbiamo ragione. Ora occorre tradurre in pratica questi buoni propositi e occorre fare in fretta”. Di qui l’appello conclusivo: “Un piccolo Paese come San Marino può venire schiacciato in queste dinamiche interne o esterne, oppure può costruirsi un ruolo da protagonista. La nostra secolare tradizione di libertà e democrazia ha un grande valore nel contesto internazionale. Come ha un grande valore la spinta all’innovazione, al design e alla qualità, che sono i pilastri su cui si basa la nostra economia manifatturiera. Un’economia che può competere sui mercati internazionali senza timori, a patto che venga sostenuta dal Paese, che deve – tutto – fare uno sforzo ancora maggiore in questa direzione. La politica deve comprendere che il futuro di San Marino dipenderà sempre più dall’economia reale e quindi da quanto saremo competitivi fuori dai nostri confini. Non possiamo accettare scelte diverse che non vadano in questa direzione e anzi rischino di farci fare un passo indietro. Oggi siamo di fronte a scelte che cambieranno San Marino e non possiamo permetterci, tutti, che queste siano superficiali o dettate da personalismi. Ribadiamo con fierezza il valore delle nostre imprese ma con grande senso di responsabilità continueremo a mettere a disposizione la nostra esperienza e le nostre idee. Ed è con questa forza che pretendiamo di essere ascoltati e coinvolti, insieme a tutte le componenti della società, prima che queste decisioni vengano prese, affinché siano realmente condivise e rafforzino il sistema economico e sociale di San Marino. Come abbiamo detto, siamo parte di un sistema e oggi l’obiettivo prioritario è quello di metterlo in sicurezza e ridargli credibilità, ripristinando quella fiducia persa negli ultimi anni. State sicuri, contrasteremo tutte le iniziative che vanno nella direzione opposta, con la stessa determinazione con cui chiediamo le riforme e i progetti condivisi. È il momento di mettere da parte le divisioni e di impegnarsi a costruire un progetto che superi le attuali difficoltà e guardi veramente al futuro, che rafforzi e non metta in discussione la sovranità di San Marino e permetta a tutto il Paese, finalmente, di sfruttare tutte le sue grandi potenzialità. Siamo convinti di poter correre molto più velocemente e, senza peccare di presunzione, tornare ad essere uno dei paesi migliori in cui vivere e fare impresa”.

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