Il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia all’assemblea ANIS tra economia, famiglie ed Europa.
di Alessandro Carli
“Italia e San Marino sono una famiglia comune”. Anche grazie ai dialoghi e ai contatti creati all’interno di BusinessEurope – nel quale i due Stati sono rappresentati dalle rispettive Associazione Industriali, Confindustria Italia a Associazione Nazionale Industria San Marino – il Presidente Vincenzo Boccia, nel suo discorso in occasione dell’assemblea ANIS, ha spesso parlato di un’area comune, dimostrando di conoscere il tessuto imprenditoriale del Titano.
Nella sua analisi, Boccia ha toccato diversi temi, anche e soprattutto di carattere europeo. A partire dalla grande crisi iniziata nel 2008. “Certi Paesi hanno saputo reagire meglio: sono quelli che hanno saputo varare una serie di riforme, ma anche quelli più industrializzati, quelli cioè in cui opera un’industria forte”. Dopo aver ricordato che “il Regno Unito è passato da un’economia legata ai servizi a una di stampo più industriale”, il Presidente di Confindustria si è soffermato sulla politica economica di un Paese, che dovrebbe “dare la priorità alla questione legata alle imprese”.
Non è mancato lo sguardo sul Vecchio Continente. “Il mercato dell’Unione europea è il più ricco del mondo”, nonostante non manchino “una serie di criticità”. Per Boccia è necessario avere “una visione lunga e larga”, quindi proiettarsi nel “medio termine” e “pensare alla grande”. Tra le parole pronunciate con una certa cadenza, “condivisione”, “essere ottimisti”, “crescita”.
“Essere ottimisti è una categoria della volontà, la fiducia invece è una categoria della ragione” ha spiegato alla platea.
“Confindustria non è più come una volta, quando era difensore di interessi – ha proseguito -. Oggi deve essere vista come rappresentante di interessi. Dobbiamo essere un ponte tra gli interessi del Paese e quelli delle persone”. Altre parole-chiave, “contaminazione” e “visione”. Parla di “larga industria”, Vincenzo Boccia, nella quale ritroviamo, oltre alla manifattura, anche i servizi e le costruzioni. “In ogni comparto c’è la capacità di attrazione di ricchezza. Più crescono le imprese, più cresce il Paese”.
Secondo Boccia l’idea è quella “di un’industria 4.0 per una società 5.0, inclusiva e aperta, che ritorni ad avere attenzione ai fondamentali dell’economia reale cioè all’impresa”. Un errore da non fare, questo il suo ammonimento, riguarda la separazione tra l’impresa e la famiglia. “Se un’azienda assume una persona, le ricadute si avranno anche sulla famiglia”. “Le imprese – ha rimarcato – sono uno degli asset fondamentali dell’economia reale”.
Boccia ha poi lanciato un grido di allarme. “Ci sono tentativi di indebolire l’industria europea per conquistare il mercato europeo”. Come contrastare questa deriva? Con un’Europa unita. “Le nostre imprese vivono in Italia ma il loro centro nevralgico è in Europa, è lì che dobbiamo essere più incisivi e per questo abbiamo consolidato i rapporti con le confindustrie europee, a partire dal rafforzamento della nostra voce in Business Europe”, non dimenticando di ricordare la relazione buona con la confindustria tedesca.
Sul futuro, Boccia spiega che bisogna “puntare sulle imprese ad alto valore aggiunto”. Il paradigma deve cambiare: non più “resistere” ma “reagire”. Ma per farlo occorre che tutti gli anelli della catena economica siano forti: imprese e banche.
“L’impegno della politica deve essere quello di agevolare le imprese”, quindi mettere in campo una serie di strumenti volti a “rendere le aziende più competitive, a partire dal costo del lavoro” e “dai giovani”.
Un altro cambio di passo riguarda poi le relazione: anche in questo caso, si deve passare dal “conflitto” al “confronto”, si deve “uscire dalle tattiche” ed “entrare nelle strategie”. Occorre poi intervenire “sui fattori e non sui settori”. “L’industria è una questione massiva: per uno Stato deve diventare un ‘Progetto per il Paese’. Se l’economia reale è il salute, i benefici ricadranno su tutto il Paese”. Non sono mancati i riferimenti all’Italia. “Stiamo vivendo gli effetti delle riforme varate qualche anno fa. Riforme che non devono essere depotenziate”. Serve poi una politica “forte”, che sia “in grado di dare i tempi”, ma anche tutta una serie di riforme strutturali per “inviare i prodotti nel mondo”, e avere “costi competitivi”. Boccia poi è tornato a parlare di San Marino. “Dobbiamo essere collaborativi e interagire, essere reciprocamente attrattivi”.