Home FixingFixing San Marino, spending review: riduzioni sì, ma non per tutti

San Marino, spending review: riduzioni sì, ma non per tutti

da Redazione

I dati dell’UPECEDS degli ultimi cinque anni (2012-2016) mettono in luce una serie di tagli “non lineari” nel settore pubblico allargato tranne che per l’ISS.

 

di Alessandro Carli

 

La macchina pubblica, la “mamma-Stato”, ha ancora un peso molto, molto rilevante sia in termini di occupazione che in quelli di monte salari. Non si può quindi ancora parlare di vera spending review del settore pubblico, ma piuttosto di una dieta che ha fatto perdere più o meno una “taglia”.

Lo rivelano i dati “firmati” dall’Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica (UPECEDS) che, in due documenti diversi, “disegna” la curva del monte salari e l’andamento del numero dei lavoratori dipendenti del settore pubblico allargato per ente di appartenenza in un arco di tempo che copre gli ultimi cinque anni, ovvero dal 2012 al 2016.

 

MONTE SALARI IN CONTRAZIONE MA…


La “vera” revisione della spesa pubblica, quella che si è abbattuta con un taglio di poco meno di 5 milioni, è avvenuta tra il 2013 e il 2014 quando cioè è stata privatizzata l’AASFN, che pesava per poco meno di un milione e mezzo di euro.

Dal 2014 in poi l’ammontare complessivo delle retribuzioni lorde percepite dai lavoratori dipendenti pubblici è stato sforbiciato poco, con percentuali vicine allo “zero virgola”.

Nel quinquennio, complessivamente, il monte salari del settore pubblico allargato è stato abbattuto di poco più di sei milioni di euro, passando di fatto da 128.728.649 euro a 122.432.255 euro.

Zoomando gli ultimi tre anni (2014-2016), il totale ha fatto registrare, in ordine cronologico, le seguenti performance: 122.741.647 euro, 121.542.746 euro e, come detto, poco meno di 122 milioni e 500 mila euro.

In 36 mesi quindi l’ammontare complessivo delle retribuzioni lorde percepite dai lavoratori dipendenti è sceso di meno di 300 mila euro.

Andando a leggere i dati dell’ultimo lustro, è lo Stato (la Pubblica Amministrazione) che “bottina” più del 50% del monte salari del settore pubblico: 72 milioni e 796 mila euro nel 2012 (a fronte di un assegno complessivo di 128 milioni e 728 mila euro), 72 milioni e 272 euro nel 2013 (su un totale di 127 milioni e 349 mila euro), 67 milioni e 268 mila euro l’anno successivo quando il “complessivo” si era attestato a 122 milioni e 741 mila euro.

Sui 121 milioni e 542 mila euro del 2015, lo Stato ha pesato per 66 milioni e 594 mila euro mentre lo scorso anno, ad una crescita del “tetto” totale – cresciuto di poco meno di un milione (122.432.255 euro) – è conseguito un implemento di quasi 300 mila euro, portando il “monte” a 66 milioni e 780 mila euro.

La seconda voce, per peso, è rappresentata dal monte salari dell’Istituto per la Sicurezza Sociale (ISS) che, nei cinque anni analizzati, è cresciuto di oltre un milione. Nello specifico, l’ammontare complessivo delle retribuzioni lorde percepite dai lavoratori dipendenti è passato da 36 milioni e 80 mila euro del 2012 a 36 milioni e 75 mila euro l’anno successivo. Dopo la compressione del 2014 (35 milioni e 683 mila euro), nei due anni successivi è tornato a salire: 35 milioni e 846 mila euro nel 2015 e 37 milioni e 172 mila euro nel 2016.

Al terzo posto l’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblico (AASPL, che comprende anche i ‘Cantieri dello Stato’, ndr) che, dal 2012 al 2016, hanno realizzato una costante contrazione: 10 milioni e 204 mila euro nel 2012, poi a seguire 9 milioni e 326 mila euro (2013), 8 milioni e 251 mila euro (2014), 7 milioni e 904 mila euro (2015) sino ad arrivare poco più di 7 milioni e mezzo lo scorso anno.

Stesso andamento per l’AASS che nel quinquennio ha visto diminuire il monte salari da poco meno di 6 milioni e mezzo (2012 e 2013) a 6 milioni e 100 mila euro nel 2014, scendendo sotto i 6 milioni nei due ultimi anni: 5 milioni e 952 mila euro nel 2015 e 5 milioni e 894 mila euro nel 2016.

Gli altri settori, al netto delle “uscite” (AASFN) e delle “entrate” (Poste e Telecomunicazioni), hanno incidenze minime: l’Università da un milione e 608 mila euro del 2012 è salita a un milione e 740 mila euro nel 2013 per poi scendere a un milione e 485 mila euro nel 2016, il Comitato Olimpico Nazionale Sammarinese da un milione e 657 mila euro cinque anni fa a un milione e 257 mila euro nel 2016, l’Autorità per l’Aviazione Civile e la Navigazione Marittima da 88 mila euro del 2012 a 92 mila e 500 euro lo scorso anno.

 

DIPENDENTI PUBBLICI PER ENTE DI APPARTENENZA

 

Sebbene il totale dei lavoratori dipendenti del settore pubblici allargato, in cinque anni, sia diminuito di 417 unità (da 4.109 a 3.692), da dicembre 2016 a marzo 2017 si è registrata un’inversione di tendenza, con il numero della “forza lavoro” che ha raggiunto le 3.743 unità.

Soffermandoci più dettagliatamente sul periodo 2012-2016, vediamo che “emergono” contrazioni non uniformi.

L’Ente che racchiude il maggior numero di dipendenti è quello della Pubblica Amministrazione che in un lustro ha avuto una contrazione di 117 unità. Da una media di 2.323 lavoratori del 2012 si è passati a 2.260 nel 2013, 2.205 nel 2014, 2.185 nel 2015 e 2.206 nel 2016.

Ma già a marzo 2017 – quindi in concomitanza con il nuovo esecutivo – il loro numero era salito a 2.276. In tre mesi quindi l’aumento è stato abbastanza significativo.

L’Istituto per la Sicurezza Sociale, nell’arco di un lustro, ha avuto poche oscillazioni: i 1.050 dipendenti del 2012 erano diventati 1.035 l’anno successivo per poi scendere stabilmente sotto le mille unità nei tre anni dopo (989 nel 2014, 979 nel 2015 e 986 nel 2016).

Riduzioni più consistenti all’interno dell’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblici (AASPL), con una media che è scesa da 423 lavoratori nel 2012 lavoratori nel 2012 a 302 lo scorso anno. La riduzione è stata costante: nel 2013 impiegava 423 persone, diventate poi 362 nel 2014 e 316 nel 2015.

Anche l’Azienda Autonoma per i Servizi ha “disegnato” una linea complessivamente discendente, eccezion fatta per il quasi equilibrio tra il 2012 e il 2013 (rispettivamente 214 e 215 persone a busta paga). Già nel 2014 il loro numero era di 203 dipendenti, diventati 316 nel 2015 e infine 302 nel 2016.

Meno personale anche all’Università (40 erano nel 2012 e nel 2013, 35 nel 2014, 32 nel 2015 e 30 nel 2016) mentre il Comitato Olimpico Nazionale Sammarinese registra un sostanziale equilibrio: i 10 lavorati impiegati al CONS del 2012, dopo una discesa nel 2013( 8) confermata anche negli anni successivi (2013 e 2014), sono cresciuti di un’unità (9 in tutto) nel 2015 e nel 2016.

A marzo 2017, rivela il documento dell’UPECEDS, sono tornati ad essere quelli del 2012: 10.

Un capitolo a parte lo dedichiamo alla Centrale del Latte e all’Azienda Autonoma Filatelica Numismatica, entrambe “privatizzate”.

La prima nel 2012 contava 15 dipendenti statali, diventati 16 nel 2013 e poi ridiscesi a 15 nel 2014 e nel 2015.

La seconda invece, diventata poi Ufficio Filatelico e Numismatico, quand’era ancora AAFN aveva poco meno di 35 lavoratori dipendenti al servizio.

 

NESSUNA DIFFERENZA TRA UOMINI E DONNE


In termini assoluti, i “tagli” hanno coinvolto uomini e donne in egual misura.

Nel 2012 le donne “statali” erano 2.455, diventate 2.407 nel 2013, 2.309 nel 2014, 2.2727 nel 2015 e 2.275 nel 2016 (a marzo 2017 però il numero era già risalito, toccando quota 2.327, quindi superando di fatto i dati registrati nel 2014, ndr).

Gli uomini invece da 1.654 (2012) sono scesi a 1.610 nel 2013, 1.508 nel 2014, 1.458 nel 2015 e 1.421 nel 2016. A marzo 2017 invece sono risultati essere 1.416.

La spending review sulle persone, nel lustro preso in considerazione, non ha fatto distinzioni di genere: più o meno 200 dipendenti in meno per “categoria”.

Nei primi tre mesi del 2017 il nuovo governo invece si è mosso diversamente.

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