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Editoriale: Pdl sviluppo economico, è mancato il confronto

da Redazione

Eppure le occasioni, in questi primi mesi dell’anno, non sono affatto mancate: ci rifermiamo in particolar modo al tavolo tripartito che, per natura e finalità, “dovrebbe” vedere seduti tutti gli attori e sintetizzare le richieste e le osservazioni soprattutto di chi, ogni giorno, vive sul campo e sulla propria pelle le tante difficoltà. Di chi ha il reale polso della situazione. E invece…

 

di Alessandro Carli

 

Nell’ultima seduta del Consiglio Grande e Generale è stato portato in prima lettura (e in maniera abbastanza “forzata”) il Progetto di Legge “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico” sul quale la politica è andata avanti come un treno, scansando – in fase preliminare, quindi di analisi e elaborazione – quello che è stato tanto sbandierato in campagna elettorale e che dovrebbe essere la base di ogni rapporto, sia lavorativo che sociale: il confronto. Eppure le occasioni, in questi primi mesi dell’anno, non sono affatto mancate: ci rifermiamo in particolar modo al tavolo tripartito che, per natura e finalità, “dovrebbe” vedere seduti tutti gli attori e sintetizzare le richieste e le osservazioni soprattutto di chi, ogni giorno, vive sul campo e sulla propria pelle le tante difficoltà. Di chi ha il reale polso della situazione. E invece…

Entrando un po’ più nel merito e meno nel metodo, ci sembra che questo “muro al confronto” porti con sé una forma di presunzione, di “certezza” di aver fatto un buon lavoro quando invece, nella realtà delle cose, non è affatto aderente alla realtà di San Marino, come a più riprese sostenuto dalle organizzazioni sindacali e associazioni datoriali, cui va dato almeno il credito di conoscere concretamente il mondo del lavoro. Il Progetto di Legge, così com’è stato presentato, risulta confuso e di difficile applicazione e vede una riduzione consistente degli attuali incentivi legati all’occupazione e, parimenti, un inaccettabile incremento del costo del lavoro a fronte della liberalizzazione dell’assunzione dei lavoratori frontalieri. Una direzione diametralmente opposta a quella intrapresa dai Paesi europei, che si stanno impegnando invece a ridurre il costo del lavoro al fine di rilanciare gli investimenti delle imprese e i consumi interni. Non dobbiamo poi dimenticare le critiche venute dall’Italia al profilo discriminatorio verso tutti quei lavoratori che tutti i giorni vengono a prestare il proprio servizio sul Monte Titano.

Se le voci delle imprese e dei lavoratori si alzano in coro e dicono che l’impostazione del Progetto di Legge “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico” non è corretta, un esecutivo serio e consapevole dovrebbe quanto meno fermarsi, fare un passo indietro e aprirsi al confronto.

Non chiediamo che si cosparga il capo di cenere, ma semplicemente che abbia l’umiltà di ascoltare le indicazioni e le esigenze che provengono da chi poi deve avere a che fare con quel provvedimento.

Il rischio è quello di arrivare a un scontro.

Scontro che non aiuta mai, tantomeno in un momento così difficile e delicato in cui, invece, ci deve essere coesione per rilanciare il Paese.

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