Home FixingFixing Crescita economica a rilento e ancora molto disomogenea

Crescita economica a rilento e ancora molto disomogenea

da Redazione

Continua il trend positivo per Manifatturiero e Servizi, che aumentano ancora il proprio “peso” per quanto riguarda numero di imprese e di lavoratori occupati.

 

di Daniele Bartolucci

 

Un Paese a doppia velocità? No, a tripla, ma anche quadrupla se si guardano i numeri dei vari settori economici. San Marino una “piccola Europa” in tal senso: se è vero che tra i Paesi membri c’è una grossa differenza di “riprese”, con alcuni che viaggiano spediti e altri a rilento (vedi l’Italia), nella piccola Repubblica succede uguale. Ci sono settori che si stanno riprendendo bene (vedi il manifatturiero, che cresce sia come numero di imprese che come numero di dipendenti occupati), altri che hanno più difficoltà e altri ancora che vedono proseguire il trend negativo iniziato da ormai un decennio. Da rilevare l’inconsueta eccezione – stante i conti dello Stato – della Pubblica Amministrazione, che vede aumentare il numero dei dipendenti.

 

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BENE MANIFATTURA, MALE IL COMMERCIO


Nell’ultimo triennio il totale delle imprese è passato da 5.080 a 5.162, registrando anche un saldo positivo nel numero dei dipendenti occupati, che è salito dai 14.594 del 2014 ai 15.000 toccati a marzo di quest’anno. Purtroppo il dato che appare positivo è “sporcato” dalla statistica anno su anno: “Il totale delle imprese presenti ed operanti in Repubblica, al 31 marzo 2017, è pari a 5.162 unità registrando, rispetto al 31 marzo 2016, un decremento di 55 aziende (-1,1%)”, recita il comunicato dell’Ufficio Statistica. Quindi le analisi da farsi sono diverse, quella nel lungo periodo e quella sull’anno solare. In entrambi i casi si notano però elementi comuni. Ad esempio il settore manifatturiero è cresciuto rispetto all’anno scorso dell’1%, ma anche di 60 imprese rispetto al 2014. 60 nuove imprese che, per la particolarità del settore, si è tradotta anche in un aumento dei dipendenti occupati: dai 5.224 del 2014 si è arrivati agli attuali 5.595. Il manifatturiero si conferma quindi il settore trainante dell’economia sammarinese, assolvendo da solo più di un terzo di tutti i lavoratori dipendenti di San Marino. L’altro settore che genera numeri positivi è quello dei Servizi: +5% rispetto a marzo 2016 e 32 occupati in più rispetto al 2014.

Purtroppo i numeri non sono positivi per tutti: il Commercio ad esempio prosegue in territorio negativo (-4% nell’ultimo anno) e vede diminuire il numero dei dipendenti dai 2.603 del 2014 agli attuali 2.587. Va detto che la cifra non è così evidente, ma si somma purtroppo al numero di aziende “sparite” nello stesso periodo: si è passati da 1.188 a 1.131 imprese impegnate nel settore.

 

OCCUPAZIONE IN POSITIVO E AUMENTA ANCHE LA P.A.

Se è vero che al 31 marzo 2017 le forze di lavoro complessive sono pari a 21.852 unità di cui 12.022 maschi (55,0%) e 9.830 femmine (44,9%), è anche vero che rispetto al 31 marzo 2016 si evidenzia un incremento di 137 unità (+0,6%). In questo numero sono compresi anche i 1.796 lavoratori indipendenti (8,2%) e i 1.313 disoccupati totali (6,0%), di cui 993 sono disoccupati in senso stretto. Estrapolando da questa casistica i dipendenti del settore privato, che sono oggi 15.000, si evidenzia il “peso” dei lavoratori pubblici, che dopo essersi contratto nell’ultimo quinquennio, è tornato a risalire. Tanto che rispetto all’anno scorso ci sono 20 unità in più nella Pubblica Amministrazione e 11 nell’Istituto di Sicurezza Sociale. Numeri che dovrebbero un po’ meravigliare visto il clima da “tagli” che si respira a livello statale, ma che correggono di fatto la tendenza ad una riduzione del personale: nel 2014 lavoravano nella P.A. 2.205 persone, a marzo di quest’anno ce ne sono 2.276. Ovvero 71 persone occupate in più. E’ pur vero che il totale dei dipendenti della P.A. e degli Enti pubblici è diminuito nel triennio: da 3.817 a 3.743 (+0,9% nonostante le diminuzioni consistenti registrate nell’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblici). Eppure nel 2016 si era arrivati ad un livello molto più basso, di 3.692, con un record di “soli” 3.612 ad agosto 2016. Come e perché non si sia riusciti a mantenere quel livello di occupazione (e anche a ridurlo, come chiederebbe la spending review), potrebbe essere oggetto di una riflessione, anche al di là della stabilizzazione innescata nell’ultimo periodo con il primo Fabbisogno.

 

QUALIFICHE: SALGONO I DIPLOMATI


Per quanto concerne il grado di istruzione dei lavoratori dipendenti nel settore privato, il 32,5% degli individui possiede la licenza media inferiore, a cui fanno seguito il 32,4% di coloro che possiedono il diploma di maturità, l’8,9% ha un diploma di qualifica, mentre coloro che possiedono la licenza elementare e la laurea sono rispettivamente il 5,5% e il 7,3% degli individui, per finire, il 3,1% ha un diploma universitario. Diversa invece è la suddivisione per grado di istruzione dei lavoratori dipendenti del settore pubblico, dove il 25,1% degli individui ha la licenza media inferiore, seguito dal 23,6% che possiede il diploma di maturità, dal 17,1% che possiede il diploma di qualifica; i dipendenti in possesso della laurea rappresentano il 21,2% del totale; il 9,7% ha il diploma universitario, infine ci sono coloro che possiedono la licenza elementare con un valore del 1,0%.

Va ricordato, però, che la situazione è simile anche tra i disoccupati: tra quelli in senso stretto, infatti, il titolo di studio prevalente è il diploma di maturità (36,7% del totale), mentre la percentuale di disoccupati laureati è pari al 13,4% . Ben 133 di loro ha una laurea, ma non ha un lavoro stabile. Anche questo è un dato su cui andrebbe aperta una riflessione, che comprenda anche l’orientamento, però, perché bisognerebbe valutare titolo per titolo, ovvero riconoscere che alcune lauree hanno un “valore” diverso sul mercato del lavoro, rispetto ad altre. Così anche i diplomi di laurea e, ovviamente, quelli di maturità. Quelli più tecnici, infatti, sono molto richiesti nel contesto sammarinese, e spesso non ci sono. O meglio, non ci sono tra i disoccupati, motivo per cui si attinge all’estero. E’ il caso dei frontalieri, che rappresentano una risorsa per le imprese che vogliono svilupparsi. Ed è un dato di fatto che, al crescere del sistema (più imprese) cresca anche l’occupazione, ma in parallelo, cresce anche l’occupazione dei frontalieri: nell’ultimo anno sono aumentati dell 1,2%, raggiungendo la cifra di 5.258 lavoratori, pari al 28,1% del totale dei lavoratori dipendenti.

 

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