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IAM srl: il “porta a porta” non deve spaventare

da Redazione

E’ un servizio, una “best practice”, che si inserisce in un percorso virtuoso, di sensibilità verso il territorio.

 

di Mattia Marinelli

 

Visto che entro i primi giorni di maggio, come previsto da road map, la raccolta di rifiuti “porta a porta” andrà a “coprire” anche gli ultimi Castelli di San Marino messi in “cartellone” per il 2017, vogliamo affrontare il discorso della raccolta differenziata, evitando le polemiche che si sono susseguite per diversi mesi, ma concentrandoci – del resto, è il nostro settore di competenza – di quello che per noi è il fattore più importante, quello centrale: il riciclo e il recupero, in particolar modo quello che riguarda le imprese. Lo vogliamo dire subito, in modo da fare chiarezza e allontanare le eventuali nuvole o i dubbi che a più persone sono balenati: tutti i COE (Codici Operatori Economici) non si devono affatto spaventare davanti al “porta a porta”. O perlomeno, non quelli che per molti anni hanno “usufruito” dei servizi pubblici di raccolta dei rifiuti e che, più o meno inconsapevolmente, hanno fatto ricadere questa “negligenza” (o forma di pigrizia) – a livello di costi – sulla collettività. Per le imprese che invece già differenziavano, il “porta a porta” è un passo in più in avanti. E’ un servizio, una “best practice”, che si inserisce in un percorso virtuoso, di sensibilità verso il territorio.

La nostra azienda, che conosce bene l’argomento e che vuole ricordare ai lettori (ai COE che hanno storto il naso quando si sono viste comunicare che il “porta a porta” avrebbe riguardato anche loro) che per questo servizio vengono impiegati (e impegnati) anche persone con una serie di fragilità sociali (questo aspetto per la IAM srl è importante: permettere alle persone di lavorare significa anche dare loro una dignità, un impiego e un interesse), proprio per “agevolare” le imprese del territorio a “differenziare”, recentemente ha acquistato alcuni contenitori dell’AASS dismessi e li ha riconvertiti per destinarli alla raccolta gratuita degli imballaggi. Giova ricordare che per imballaggi si intendono le bottiglie in plastica di acqua e bibite, i flaconi di detergenti e shampoo, i vasetti in plastica, le vaschette sagomate in plastica per le uova, le vaschette in polistirolo, i piatti, i bicchieri e le posate di plastica privi di avanzi di cibo e/o bevande e i sacchetti per alimenti. Come appare del tutto chiaro, parliamo di “rifiuti” molto comuni. Se una volta in tempi di vacche grasse, come si suol dire, “pagava Pantalone” (permettetemi questa frecciatina), dopo la crisi economica iniziata nel mondo nel 2008 e arrivata a San Marino più o meno l’anno successivo, le imprese hanno dovuto “chiudere i rubinetti” e cercare di ottimizzare le spese. Il “porta a porta” – e scusate il gioco di parole – comporta anche un risparmio. Mi spiego: una parte dei rifiuti, se differenziata, si può trasformare in una “risorsa” e quindi in un minor costo. Per agevolare la differenziata, il consiglio che do alle aziende è quello di posizionare, in alcuni luoghi strategici e di passaggio, gli Ecobox, strumenti versatili in grado di rendere la raccolta più semplice e intuitiva. E’ chiaro che il “porta a porta” chiede uno scarto culturale rispetto al passato e un abbandono di una “forma mentis” ma le ricadute che ha per il territorio sono innumerevoli e tutte positive. Ne traggono vantaggio le imprese, l’AASS (che si troverà a gestire meno volumi di rifiuti) e, naturalmente, l’ambiente.

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