Attualmente, infatti, solo alle aziende che consumano più di 2milioni mc/anno è permesso importare gas naturale da fornitori esteri.
SAN MARINO – L’approvvigionamento energetico è un tema importantissimo per le imprese, trasformandosi spesso in un fattore di competitività. Proprio per questo l’Associazione Nazionale Industria San Marino ha chiesto al Governo un incontro per discutere, quanto prima, della possibilità di accedere liberamente al mercato, in particolare per quanto riguarda il gas naturale.
Attualmente, infatti, solo alle aziende che consumano più di 2milioni mc/anno è permesso importare gas naturale da fornitori esteri. In Europa, e quindi per tutte le imprese che competono sul mercato con quelle di San Marino, tale soglia è stata fissata fin dall’anno 2000 in 200.000 mc/anno e la tendenza dell’UE, e in particolare dell’Italia, come palesa anche la “Strategia Energetica Nazionale 2017” presentata alla Camera il 1 marzo scorso, è quella di liberalizzare completamente il mercato, sia per le imprese che per gli utenti domestici.
Abbassare tale soglia a 200.000 mc/anno, come chiede ANIS da svariati anni, significherebbe quindi mettersi in linea con gli standard europei, anche se in grave ritardo rispetto ai nostri concorrenti, permettendo a molte aziende sammarinesi di poter accedere al libero mercato, riducendo di conseguenza i costi di approvvigionamento. Rimarrebbero comunque a favore dell’Azienda dei Servizi le tariffe relative al vettoriamento del gas in territorio.
A titolo di esempio, la stessa AASS paga il gas (dati medi dichiarati nella risposta all’interpellanza al Movimento Rete nei giorni scorsi) 0,2752 euro/mc, mentre la tariffa per le aziende è di 0,51 euro/mc.
Il prezzo pattuito dall’AASS potrebbe sicuramente essere ottenuto anche dalle imprese, e potrebbe forse essere ancora migliore se fosse data la possibilità, come chiediamo, di unirsi in consorzio come avviene ad esempio in Italia.
Restare ancorati al principio monopolistico attuale, quando tutta l’Europa sta operando in funzione della liberalizzazione del mercato, penalizza le imprese sammarinesi rispetto a quelle degli altri Paesi con cui ogni giorno devono competere. Questo limita ovviamente lo sviluppo, anche in termini di occupazione, e quindi gli investimenti in territorio. Proprio ciò di cui oggi, invece, San Marino ha veramente bisogno.