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Ernesto Teodoro Moneta, un Premio Nobel a San Marino

da Redazione

La sua fervida attività al centro di una mostra ospitata a Palazzo Valloni. Scrisse: “Amo d’antico affetto la vostra antica e gloriosa Repubblica”.

Ernesto Moneta 1

 

“Non sono fra gli illustri né fra i chiari scrittori italiani, ma amo d’antico affetto la vostra antica e gloriosa Repubblica, così grande nella piccolezza territoriale da essere preferita, come oggetto di studio, dai filosofi politici, ai più vasti imperi…”. Ernesto Teodoro Moneta (1833-1918), Premio Nobel per la Pace nel 1907, è “soggetto” di un percorso documentale allestito a Palazzo Valloni dagli Istituti Culturali e dalla Biblioteca di Stato.

Amico, oltre che di Garibaldi, anche dei grandi socialisti italiani come Filippo Turati e Anna Kuliscioff, di Leone Tolstoj, di Vilfredo Pareto, di Emilio De Marchi, di Edmondo De Amicis e di Scipione Borghese, con i quali intratteneva intense corrispondenze, sul Titano il suo nome si allaccia a quello di Felice Cavallotti, di Giuseppe Garibaldi e del sammarinese Telemaco Martelli.

A due mesi dalla morte dell’Eroe dei due mondi (e a cui San Marino dedicò un monumento, invitando Cavallotti alla commemorazione), il futuro Premio Nobel non poté essere presente ma inviò un messaggio d’occasione per l’inaugurazione dell’erma a Giuseppe Garibaldi avvenuto il 3 agosto 1882 (non il 31 luglio 1882).

Nella lettera Cavallotti si rammarica di non poter essere presente e di dover rinunciare, così, all’occasione di “incontrarsi con l’amico Teodoro Moneta, Apostolo della Pace, che veniva anch’egli in Repubblica per tale coincidenza”.

Racconta Pietro Franciosi: “Il Moneta […] fu ospite desiderato della famiglia Martelli dove noi giovani fummo fortunati di poterlo salutare e gustare per la prima volta la parola persuasiva, franca, semplice, gentile”.

Il nome di Moneta ritorna tra le carte di Telemaco Martelli, (1860-1933) notaio e procuratore, corrispondente per la Repubblica di San Marino de “Il Secolo” diretto proprio da Moneta.

Martelli sollecita Cavallotti, a nome della Deputazione per i Pubblici Spettacoli, in merito al permesso di rappresentazione di un suo lavoro teatrale in Repubblica. A tal proposito aveva interessato pure Moneta, per ottenere più celermente il permesso. Anche lui “scriveva nei fogli teatrali, i soli dove i liberali potessero esprimere il loro pensieri”.

Ernesto Teodoro Moneta compare tra le personalità interpellate dal comitato sammarinese di redazione del “Numero Unico” celebrativo dell’inaugurazione del Palazzo Pubblico nel 1894. Con molta probabilità fu coinvolto da Telemaco Martelli. Successivamente, favorì la fondazione di una Società Internazionale per la Pace in San Marino, costituita il 21 aprile 1905 con lo scopo di propagare idee per la prevalenza della ragione e del diritto sulla forza brutale ed educare sentimenti umanitari per la cessazione della guerra, sostituendovi nelle vertenze internazionali le soluzioni arbitramentali.

Nell’occasione la cittadinanza fu coinvolta ed invitata a partecipare alle varie manifestazioni pubbliche organizzate per l’evento. Per conseguire gli scopi il comitato della Società poteva pubblicare, promuovere conferenze e convocare congressi. Vennero eseguiti entrambi gli obiettivi. Infatti dall’8 ottobre 1905 a tutto il 1908 la Società pubblicò la rivista mensile “La voce della Pace” alla quale collaborarono illustri personalità straniere e sammarinesi. Scrive Moneta nel primo numero della rivista: “M’immagino che molti, meravigliati diranno: Perché una Società per la Pace nel vostro paese? La Repubblica di San Marino non è già per se stessa la migliore e più efficace società di propaganda di Pace che essi possono desiderare? Dall’alto del vostro Titano quindici secoli d’indipendenza non dicono più eloquentemente d’ogni più bel discorso le virtù della Pace e i benefici che ridondano ai governi e ai popoli che le sono fedeli? […]Fate della storia della vostra Repubblica la base della vostra azione pacifista”.

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