Frontalieri più cari, gli Industriali non cambiano idea: “Non è una questione di percentuali. “Prendiamo atto della volontà del Governo di procedere, ma è la direzione sbagliata”.
“Lo sviluppo del nostro sistema economico non si ottiene facendo pagare alle imprese la mancanza di competenze del mercato del lavoro interno. Men che meno aumentando il costo del lavoro, che è già più alto rispetto ai nostri concorrenti italiani”. La posizione degli Industriali è dunque chiara e netta, e non si sposta di una virgola all’indomani delle dichiarazioni del Governo e in particolare della Segreteria di Stato per l’Industria, Artigianato e Commercio, Lavoro, Cooperazione e Telecomunicazioni. “Prendiamo atto della volontà di procedere con la scelta presente nel Progetto di Legge presentato nei giorni scorsi alle parti sociali”, fanno sapere da ANIS. Ma “tutti, secondo le proprie sensibilità, hanno bocciato questa proposta, perché va nella direzione opposta allo sviluppo e pone San Marino in una difficile condizione nei rapporti diplomatici con l’Italia, che è il nostro principale partner economico, e anche con l’Unione Europea. Sul versante italiano c’è già stato un esponente della maggioranza a mettere in guardia il Governo sammarinese da una tale proposta. Sul versante europeo, come ha spiegato la nota della Segreteria all’Industria, “gli aspetti relativi alla libera circolazione delle persone non sono ancora stati affrontati in sede negoziale”. Quindi nessuno ancora sa come l’Unione Europea reagirà a questa novità. Ma è facile ipotizzare un parere contrario, vista la palese discriminazione nei confronti dei cittadini europei”. E qui secondo ANIS c’è il nodo della questione: “Questo modo di affrontare una questione così importante per tutto il nostro Paese è profondamente sbagliato e rischia di produrre scontri e problemi, non certo sviluppo. Proprio su questi temi è stato istituito un tavolo tripartito, ma il Progetto di Legge è arrivato prima ancora che si cominciasse a discutere dell’argomento. Riteniamo che ciò sia paradossale in quanto contrario alla tanto sbandierata concertazione fra le parti. Il Governo colga quindi l’invito a ritirare la proposta e ascolti chi ogni giorno affronta le problematiche del mondo del lavoro. Perché la politica deve trovare le migliori soluzioni ai problemi, non crearne di nuovi”. Tornando al metodo: “Ci dicano anche qual è il reale obiettivo di questa legge, perché sicuramente non è lo sviluppo. E’ forse la piena occupazione dei sammarinesi? Questo è certamente un obiettivo condivisibile, ma raggiungibile solo con una formazione professionale mirata e di livello – meglio se accompagnata dall’orientamento già nelle scuole inferiori -, l’unico modo per ridurre il gap di competenze che c’è tra il mercato interno e quello a cui possono attingere i nostri competitor. Il sistema degli incentivi e delle agevolazioni, che può essere rivisto e migliorato, è comunque già voluminoso e, a parità di competenze, oggi nessuna impresa preferirebbe prendere un frontaliero piuttosto che un sammarinese. Il perché si scelgano frontalieri è dato dalla necessità di acquisire, in modo veloce ed immediato, competenze e professionalità che qui non ci sono! Ma se questo deve avere un costo maggiore, tutto ciò perde di significato.
E, a proposito di costi e di realtà, gli imprenditori sammarinesi già oggi devono operare in un contesto in cui il costo del lavoro è più alto rispetto a quello dei nostri concorrenti: rispetto ad esempio l’Italia, si va dal 9% nel settore metalmeccanico al 16,9% nell’edilizia. Nessun economista al mondo direbbe che per favorire lo sviluppo la ricetta sia quella di aumentare il costo del lavoro, semmai dovrebbe essere vero il contrario”. Insomma, per rispondere anche alle possibili modifiche proposte dal Governo, ANIS chiarisce che “non è quindi una questione di percentuali, ma di principio: il nostro sistema diventerà attrattivo quando permetteremo alle imprese di insediarsi e svilupparsi a San Marino a minori costi, in tempi più rapidi e con meno burocrazia per quanto riguarda forza lavoro e investimenti”. E attenzione, perché “fare il contrario significa chiaramente ottenere l’effetto contrario: nessuno vorrà venire e molti, probabilmente, se ne andranno”.