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Editoriale: politica, al lavoro sul mercato del lavoro

da Redazione

I timidi e contrastanti, ma comunque positivi segnali di ripresa avvertiti dalle imprese sono la dimostrazione concreta che il sistema economico, seppure con moltissime difficoltà, ha reagito alla crisi. E vuole continuare a farlo. Sono indicatori che il Governo deve ascoltare e deve naturalmente incoraggiare attraverso scelte non più rinviabili.

 

di Alessandro Carli

 

I timidi e contrastanti, ma comunque positivi segnali di ripresa avvertiti dalle imprese sono la dimostrazione concreta che il sistema economico, seppure con moltissime difficoltà, ha reagito alla crisi. E vuole continuare a farlo. Sono indicatori che il Governo deve ascoltare e deve naturalmente incoraggiare attraverso scelte non più rinviabili. Una serie di azioni che siano allo stesso tempo mirate e tempestive.

All’interno di un articolato progetto strategico di sviluppo di medio-lungo periodo – sul quale è necessario che la politica si confronti realmente con le parti sociali – che deve avere come obiettivo quello di realizzare un Paese moderno, efficiente e attrattivo. In questo, un ruolo di estrema importanza lo riveste il mercato del lavoro: occorre ridefinire il sistema del collocamento per fornire risposte adeguate e in tempi rapidi.

Un tema, quello del lavoro, che l’Associazione Nazionale Industria San Marino nelle scorse settimane ha già rimarcato in occasione di un primo incontro con una rappresentanza del nuovo Governo. In quell’occasione ANIS ha inoltre ribadito l’importanza anche di una rivisitazione del sistema degli ammortizzatori sociali, che devono essere rimodulati in base alla sostenibilità economica e all’equità sociale: in estrema sintesi, vanno legati alla reale situazione reddituale, con l’auspicata introduzione dell’ISEE.

All’interno di un mercato del lavoro più al passo con i tempi e che sia coerente con le scelte che il Paese sta portando avanti (in relazione ai percorsi intrapresi sia con l’Italia che con l’UE), diventa necessario ripensare e semplificare l’attività delle imprese forensi in territorio, così come i distacchi dei lavoratori.

Altro elemento di non competitività, i giorni di festività in più rispetto all’Italia e ad altri Paesi. Sulla loro riduzione, c’è anche un ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale.

Se da un lato i lavoratori sono ben contenti di avere una manciata di giorni in più di vacanze rispetto all’Italia, dall’altro non lo sono le imprese che non possono permettersi di restare completamente chiuse per mantenere almeno le loro relazioni commerciali e per questo sono costrette a sostenere maggiori oneri.

L’industria rappresenta il volano economico del Paese, ma anche sociale, stante i livelli occupazionali che riesce a garantire.

Un asset strategico e imprescindibile che ha garantito la tenuta del sistema Paese.

E’ anche per questo che la politica, attraverso gli strumenti che le competono, deve mettere le imprese nelle condizioni migliori per poter lavorare e crescere.

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