Home FixingFixing Crisi di liquidità, casse vuote a giugno 2017 come nel 2015

Crisi di liquidità, casse vuote a giugno 2017 come nel 2015

da Redazione

San Marino, il Finanziamento estero? Già visto e previsto.

 

di Daniele Bartolucci

 

La liquidità dello Stato ridotta al lumicino non è una novità. Così come non lo è l’indebitamento verso l’esterno. La cosiddetta “operazione verità” innescata dal nuovo Governo va ricondotta e completata a ciò che il recente passato di San Marino ha generato in tal senso, perché è da tempo che le cose non vanno per il verso giusto e gli interventi finora approntati non si sono rivelati altro che “tamponi”. Lasciando da parte le polemiche politiche, è utile ricomporre il quadro della situazione, che vede una spesa corrente aumentare di anno in anno nonostante da più parti (per non dire tutte) arrivi l’indicazione di ridurla. Gli effetti si vedono nei bilanci dello Stato degli ultimi anni, accompagnati dalla cruda e dura realtà delle relazioni che li hanno accompagnati, del resto. Per chi se lo fosse perso, riportiamo uno stralcio della relazione della Commissione di Controllo della Finanza Pubblica all’ultima Legge di Bilancio, in cui viene esposto il problema, oggi esploso, della scarsa liquidità dello Stato. “La liquidità dello Stato mostra una preoccupante riduzione della disponibilità di cassa; si è passati, in pochi anni, a veder fortemente ridotta la somma a disposizione dello stato ed ammontante alla chiusura dell’esercizio ad € 32.936.925,21 di cui in parte vincolata; essa non potrà scendere al di sotto del vincolo costituito a garanzia di finanziamenti e/ o fideiussioni. L’alta liquidità degli anni passati”, ricordano i commissari, “che ha permesso di evitare il ricorso all’indebitamento oggi vede purtroppo una inversione, di cui se ne evidenzia tutta la preoccupazione, addivenendo a valori di mera sufficienza. Considerato anche l’accertamento dell’entrata per mutuo a pareggio di cui al Titolo IV dell’entrata “Entrate derivanti da accensione di mutui”, il trend di rapida contrazione espone lo Stato, in mancanza di correttivi sul medio periodo, al rischio shock sistemico”.

Shock sistemico, appunto. Quello che ora si cerca di evitare per giugno, quando la liquidità totale si ridurrà al livello critico di circa un milione di euro, mettendo a rischio gli stipendi pubblici (e tanto altro).

Una situazione pericolosissima, ma non è la prima volta che un Governo si trova ad affrontarla. Come ricordano il presidente Francesca Mularoni e gli altri membri della Commissione (Massimo Tumietto, Massimo Albertini, Michele Di Mario e Orsolina Muccioli), “l’effetto positivo della riserva di liquidità al dicembre 2015, si è raggiunto per effetto della immissione di liquidità pari a 29.898.000€ con apertura di linea di credito presso AASS e ceto bancario. In sostanza senza l’intervento pari 14.898.000 avvenuto il l dicembre 2015 (da parte del ceto bancario) e di 15.000.000 avvenuto in data 28 dicembre 2015 (da parte di AASS) la disponibilità di cassa di fine periodo

sarebbe stata pari a 3milioni circa”. Solo 3 milioni, un po’ come si paventa la situazione dei prossimi mesi.

Di qui la discussione, attuale, sulla possibilità di tamponare la falla ricorrendo ad un finanziamento esterno, indebitandosi. Anche questa una situazione non nuova, anzi, già realizzata negli anni ’90 con un prestito della Cassa Depositi e Prestiti di cui ancora oggi si pagano le rate. Una soluzione estrema, direbbe qualcuno pensando magari ai Paesi Ue che l’hanno dovuta percorrere (in primis la Grecia, ostaggio delle riforme imposte dalla “troika”), ma per la quale il Governo attuale non è accusabile di originalità. Già nella prima versione della suddetta Legge, il Segretario uscente Giancarlo Capicchioni aveva ammesso tra le possibilità anche questa strada nella sua relazione: “Come già illustrato nel Programma Economico 2017”, si legge infatti, “la liquidità dello Stato è oggetto di continuo monitoraggio da parte degli Uffici competenti, negli ultimi anni si è significativamente ridotta a seguito della crisi economico-finanziaria interna ed internazionale, che ha portato ad una forte riduzione delle entrate del bilancio dello Stato non sufficientemente compensata dalla diminuzione delle spese pubbliche”. Le soluzioni? “Resta prioritario per il 2017 individuare interventi per un ripristino graduale delle riserve”, spiegava Capicchioni come oggi ha fatto anche il suo successore Simone Celli. Ma non solo, perché, andrebbero valutate anche strade, “come suggerito anche dal Fondo Monetario Internazionale”, ovvero “l’accesso a finanziamenti esterni”. In che modo? “L’emissione di un prestito obbligazionario internazionale, per il quale è necessario prevedere un’apposita normativa e valutare attentamente gli aspetti tecnici e finanziari”, oppure “accensione di un finanziamento internazionale i cui costi di gestione potrebbero essere più contenuti visti gli attuali tassi di interesse, anche in questo caso una volta individuato un Istituto disponibile al finanziamento, vanno valutati attentamente i costi, la loro sostenibilità e le condizioni contrattuali richieste”.

Ovviamente “il reperimento di finanziamenti dovrebbe comunque prevedere una ristrutturazione del debito pubblico per chiudere i rapporti di finanziamento in essere che presentano tassi di interesse elevati rispetto al mercato”.

Non solo. Perché la stessa Commissione, valutando quello stesso Rendiconto Generale dello Stato, “raccomanda in primis di ridurre la spesa e di porre in essere tutti gli interventi utili al recupero dei crediti (residui attivi), e in subordine di attivarsi per l’emissione di debito pubblico nazionale e solo in ultima ipotesi di ottenere linee di credito, presso primarie istituzioni non private estere cui accedere per linee frazionate e sostenibili, per destinare le relative risorse finanziarie alla gestione di cassa”.

“In altri termini si raccomanda”, chiosa la relazione dei tecnici, “in ragione delle criticità derivanti dall’accendere linee gravose presso uniche controparti estere, di attenersi a mantenere il debito entro i confini nazionali e solo in subordine ad attenersi scrupolosamente a principi di frazionamento e sostenibilità nelle eventuale indebitamente per liquidità”.

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