Home FixingFixing Discendiamo tutti dai pesci: abitudini appetiti, difetti e capacità comuni. Calamaro

Discendiamo tutti dai pesci: abitudini appetiti, difetti e capacità comuni. Calamaro

da Redazione

Dalla scienza, o meglio, dalla tecnica, invece, deriva il nome: ovvero dal greco kalamos, da cui nasce anche calamaio: tutto deriva dalla forma e dal liquido nero, simile all’inchiostro, utilizzato per difendersi.

calamaro 

 

di Daniele Bartolucci

 

Il Calamaro è uno dei cefaolopodi più comuni nei nostri mari e anche nelle nostre tavole. Gli “anelli” fritti sono una costante dei ristoranti tanto quanto quelli ripieni. Ma non è solo la pesca industriale ad essere interessata da questo gustoso e strano animale, perché anche i pescatori sportivi lo cacciano in grandi quantità, sia lungo la costa che in mare aperto. La tecnica del resto è abbastanza semplice, ma servono comunque accorgimenti fondamentali. Perché se è vero che l’esca va comunque proposta in profondità, dove staziona la preda, cambia di parecchio la montatura a seconda che si peschi dalla riva (a surfcasting) o dalla barca (bolentino o scarroccio).

In ogni caso, dopo decenni di esche vive “infarcite” di ami, l’esca preferita e più comune è la classica totanara artificiale. Ma non basta. Infatti questo animale caccia di notte e in profondità, per cui è preferibile un’esca luminescente (luci stroboscopiche o comuni starlight vanno benissimo). E poi c’è l’attrezzatura, perché non si sa mai che dimensioni abbiano.

Fin dall’antichità (Plinio) si narra di esemplari enormi, capaci di imbrigliare e affondare le navi (come in “Ventimila leghe sotto ai mari” e “Moby Dick”), ma solo di recente è arrivata la conferma scientifica.

Dalla scienza, o meglio, dalla tecnica, invece, deriva il nome: ovvero dal greco kalamos, da cui nasce anche calamaio: tutto deriva dalla forma e dal liquido nero, simile all’inchiostro, utilizzato per difendersi.

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