Tra gli interventi che devono essere messi in campo e sui quali gli Industriali da tempo spingono, soprattutto la messa in sicurezza del bilancio dello Stato e il passaggio all’IVA.
di Alessandro Carli
Sono davvero molti i punti in comune tra l’Associazione Nazionale Industria San Marino e Fondo Monetario Internazionale sullo stato di salute del Paese ma soprattutto sugli interventi che devono essere messi in campo, a partire dalla messa in sicurezza del bilancio dello Stato. “L’obiettivo – ha spiegato ANIS – è quello di raggiungere, e mantenere nel tempo, il pareggio di bilancio, al fine di evitare un ulteriore ricorso all’indebitamento che, al 31 dicembre 2015, ammontava già a 279 milioni di euro”.
Per gli Industriali occorre “pianificare una graduale ma determinata riduzione della spesa corrente (dal 90% al 70% in cinque anni), per recuperare le risorse necessarie agli investimenti strutturali decisivi per lo sviluppo del Paese”, ma anche aumentare le entrate e allo stesso tempo l’attrattività del territorio. Già, ma come? Attraverso modernizzazione, la snellezza burocratica e la semplificazione: poche regole e facili da applicare, così da attirare nuove economie e permettere alle aziende che già operano sul Titano di poter fare impresa.
Prioritario, sia per ANIS che per il FMI, è intervenire sul sistema bancario, trovando una soluzione equilibrata per i Non Permoning Loans ma anche consolidare l’intero settore, un comparto che è fondamentale per il sistema economico e in particolare per le imprese. In questo senso, rimarca ANIS, “è necessario che sia efficiente e messo nelle condizioni di operare al meglio, perché possa sostenere gli investimenti necessari alle aziende” ma anche per la loro operatività più ‘spicciola’, quella finanziaria), la riforma del sistema pensionistico, una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, l’alleggerimento della burocrazia per agevolare l’imprenditoria e lo studio e l’introduzione di un nuovo sistema di imposte indirette.
Tra segnali di timida ripresa, raccomandazioni e una fotografia analitica del sistema Paese, uno degli aspetti più importanti che sono emersi dall’incontro con la delegazione del Fondo Monetario Internazionale riguarda proprio quest’ultimo punto. In attesa del documento ufficiale – il Report consegnato alla stampa l’8 febbraio è stato definito “preliminare”: per quello ufficiale e definitivo si dovrà attendere la primavera -, il Capodelegazione del FMI Kazuko Shirono ha rimarcato con forza che per la Repubblica di San Marino “l’entrata dell’IVA è fondamentale”. Nel suo intervento, ha anche ipotizzato una data: fine anno. La raccomandazione quindi è quella di “partire ufficialmente” il 1° gennaio 2018.
“L’IVA – così ancora il Capodelegazione del FMI – contribuirà ad ampliare la base imponibile e a garantire una costante fonte di reddito per lo Stato. L’aliquota IVA dovrebbe essere tale da salvaguardare gli obiettivi di bilancio e la sostenibilità. Gli sforzi di riscossione delle imposte dovrebbero anch’essi essere potenziati per migliorare il rispetto degli obblighi fiscali e la relativa riscossione”.
Un’introduzione, quella della nuova imposta, che si inserisce anche nel processo di accordo di associazione all’Unione europea. Come hanno spiegato gli Industriali, “il sistema IVA permetterà alla Repubblica di compiere finalmente un passo decisivo nella direzione dell’allineamento normativo agli standard europei. Attraverso opportuni accordi, questo passaggio permetterebbe di favorire e semplificare gli scambi commerciali con l’Italia, con gli altri Paesi dell’Unione Europea e non solo.
Il sistema IVA – che di fatto per le imprese andrebbe a semplificare le procedure con un abbassamento dei costi – è anche quello che garantisce un maggiore e più equo gettito per l’erario”.
Sull’argomento, il Segretario di Stato alle Finanze Simone Celli ha evidenziato che “nel programma di Adesso.sm c’è la consapevolezza di una riforma delle imposte indirette attraverso meccanismi in linea con i nuovi modelli che si stanno elaborando nell’Unione Europea” ai fini “dell’ingresso nel mercato interno europeo”. A condizione però, ha rimarcato il Segretario di Stato, “di mantenere la competitività del sistema economico sammarinese”.
MONOFASE VERSUS IVA
Non vogliamo “avvitarci” su questioni su cui è facile prestare il fianco a sterili polemiche, ma una cosa va detta: nonostante la forbice di 5 punti tra IVA italiana e monofase sammarinese (a cui poi va aggiunta, nel conteggio, la SMaC Card), al consumatore molti prodotti costano più se acquistati sul Titano che in Italia.
In attesa di conoscere i progetti del nuovo Governo, sulla comparazione tra i due sistemi, e sul punto di “breakpoint” competitivo – ovvero su che percentuale di rincaro l’IVA diventa “meno vantaggioso” – San Marino Fixing la scorsa primavera aveva messo a specchio i due “regimi” (non senza un’alzata di scudi da parte di alcune categorie e associazioni, ndr), prendendo come aliquota quella annunciata a suo tempo dall’ex Segretario alle Finanze Giancarlo Capicchioni, ovvero del 10%.
In estrema sintesi, preso per semplicità di calcolo un valore di 100 euro per la “cessione beni standard”, avevamo calcolato che con un ricarico del 70%, il prezzo finale del prodotto con “Monofase al 17%” e “IVA al 10%” risultavano perfettamente identici, ovvero di 187 euro. Sotto il 70% di rincaro, il prezzo “ivato” conviene a chi acquista. Sopra invece no.