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Neni Rossini: “La formazione è una necessità imprescindibile”

da Redazione

“Oggi, nell’economia della conoscenza, la competitività dialoga con l’innovazione”. Il convegno “La formazione è il futuro delle organizzazioni” di CCIAA, ANIS, IUS e UNAS è in programma il 16 febbraio.

Neni Rossini

 

di Alessandro Carli

 

Save the date: il Centro Congressi Kursaal, il 16 febbraio, ospiterà il convegno “La formazione è il futuro delle organizzazioni pubbliche e private, investimento che produce reddito”, un evento organizzato dalla Camera di Commercio della Repubblica di San Marino in collaborazione con ANIS, UNAS e IUS. In attesa dello svolgimento dell’appuntamento – che durerà tutto il giorno e sarà suddiviso in due parti, una di carattere generale, nella quale verrà spiegato l’importanza di fare formazione, quale tassello fondamentale per il futuro professionale e privato, rappresentando un investimento per ottenere un maggiore ritorno economico e umano e una invece più specialistica con workshop dedicati -, abbiamo rivolto alla dottoressa Neni Rossini, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Industria San Marino, una serie di domande sul “peso” che riveste oggi la formazione.

 

Il rapporto tra formazione e impresa sta diventando sempre più stretto…


“Nel tempo il ruolo della formazione ha aumentato visibilmente e costantemente la sua importanza. Ormai a nessuno sfugge come la formazione permanente durante tutto l’arco della vita lavorativa costituisca un asse strategico delle politiche economiche e delle politiche del lavoro e su questo fronte ANIS, al pari delle omologhe associazioni industriali dell’Europa, si è posta al fianco di tutti gli attori sociali, politici ed economici di San Marino. ‘Informa’, il ramo di Anis che si occupa specificamente di formazione, è ormai una realtà consolidata e riconosciuta nel nostro Paese da imprese, sindacati e Pubblica Amministrazione. Ne sono una dimostrazione le tante iniziative che hanno coinvolto partecipanti di diversa estrazione. Infatti già all’inizio del Duemila – quando ancora la ‘formazione’ non era così in auge – ANIS programma una serie di progetti e percorsi ad hoc, pensati per far crescere le persone che lavorano nelle imprese. Stiamo investendo moltissimo sulla riqualificazione delle competenze e sul capitale umano delle aziende associate, ma anche sull’innovazione”.

 

Negli anni il concetto di formazione è cambiato?


“Direi di sì, anche in virtù della crescita di competenze nei mercati. Quello che anni fa era un’ambizione o una parola, oggi è sempre più una necessità imprescindibile. Una volta si ragionava in un’ottica di ‘economia del fare’, quindi saper lavorare su una macchina, ad esempio. Oggi invece si ragiona – e si opera – all’interno di un’economia della conoscenza in quanto la competitività dialoga sempre di più con l’innovazione. I processi di cambiamento richiedono livelli altissimi di competenze, spesso ‘particolari’, mirate. L’impresa oggi è fatta di competenze e complesse procedure di coordinamento sia di ricerca e sviluppo sia per la progettazione, la fabbricazione e la commercializzazione dei prodotti. Strutture che lavorano a fianco e a supporto della parte produttiva”.

 

Purtroppo, forse anche per deficit culturale, talvolta la formazione viene vista solamente come una spesa…


“La formazione è un investimento. Chiaramente presuppone un costo economico – come ad esempio l’acquisto di un corso – ma anche un costo in termini di tempo e di energie. Nell’organizzazione di un’azienda, una quota di risorse va sempre data alla formazione in quanto dà sempre un ‘ritorno’ di valore. Dipendenti e professionisti non ‘formati’ rischiano di ‘bloccare’ la crescita dell’impresa. Sempre, e a maggior ragione in momenti di crisi, il patrimonio più prezioso delle aziende è costituito dalle persone che lavorano. La formazione può concretamente contribuire a realizzare i fondamentali obiettivi di sviluppo aziendale”.

 

Investire in formazione quindi ha ricadute positive sull’intera impresa?


“Le ricadute sono molteplici, anche perché oggi un’azienda è fatta di comparti ‘comunicanti’ e relazioni ‘fluide’. La prima è quella del ‘ritorno’ in azienda delle conoscenze acquisite, degli insegnamenti del docente. In secondo luogo, ma non per questo meno importante, c’è lo scambio di conoscenze e di esperienze con le altre persone che frequentano un corso. Confrontarsi significa arricchimento. Ogni persona fa parte di un team e quello che impara può diventare prezioso anche per altri. La formazione e il know-how acquisito, se fatto il maniera organica, può innescare un circolo virtuoso che coinvolge l’intera struttura aziendale”.

 

 

RENATO DI NUBILA: “UN LIVELLO DI APPARTENENZA PIÙ PRONUNCIATO È LA FORZA DI UN’ORGANIZZAZIONE MODERNA”


L’idea di tutto il convegno – un’idea progettuale e condivisa dalle imprese e dai formatori – ruota attorno alla costruzione di un modello trasferibile anche a San Marino.

“La crisi ha chiesto costi, tagli del personale e delle risorse – racconta il professor Renato Di Nubila, professore ordinario di Metodologia della Formazione e di Comportamenti organizzativi all’Università di Padova e moderatore, il 16 febbraio, del focus ‘Formazione è futuro – investimento e ritorno economico’ -. Anche sul Titano si è avvertito un appiattimento sul tema della formazione, che ha sofferto particolarmente la crisi”.

Formazione che, come rimarca il professore, “non è solamente tecnica o giuridica, ma anche comportamentale”.

Questa giornata di studi quindi vuole tracciare un nuovo orizzonte. “Il convegno – prosegue – ha l’obiettivo di aiutare le imprese e a guardare avanti. La crisi si supera con le persone: è il capitale umano a fare la differenza. Nel mio intervento citerò L’uomo artigiano’, il libro scritto da Richard Sennett che parla di ‘mani per pensare’. Essere artigiani significa pensare a quanto si può crescere migliorando le proprie abilità”.

Capitale umano che si declina, che dialoga costantemente con tre key-word: benessere, bellessere e appartenenza.

“Un livello di appartenenza più pronunciato è la forza di un’organizzazione moderna” conclude Renato Di Nubila. Occorre operare in un’ottica di “diritto di sentirsi in dovere”, il diritto che devono avere le persone di crescere, di vivere.

Il diritto a lavorare in un ambiente che dia soddisfazioni, il diritto al bisogno di affiliazione.

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