E la Centrale del Latte amplia la gamma: ecco alcune novità particolarmente ghiotte.
Conoscere l’origine dei prodotti alimentari è fondamentale non solo per una scelta libera e consapevole al momento dell’acquisto, ma soprattutto per avere informazioni corrette sulle materie prime e quindi sulla sicurezza alimentare.
L’approvazione nell’autunno scorso del decreto interministeriale ed autorizzato dall’Unione Europea, con il quale dall’inizio del 2017 in Italia si introduce l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte UHT (a lunga conservazione) e dei prodotti lattiero-caseari, avvalora la scelta fatta dal Consorzio Terra di San Marino di identificare le produzioni di qualità del territorio.
“L’indicazione d’origine è una garanzia in più per ciò che mangiamo, per la salute dei consumatori, che dialoga con il tema della sicurezza , una tutela per i prodotti del territorio. Senza dimenticare che per creare qualità, la filiera necessita di professionalità serie e preparate, con ricadute quindi in termini occupazionali”.
L’etichetta con le indicazioni geografiche dei prodotti caseari garantisce ai consumatori più trasparenza, soprattutto per i derivati del latte (come yogurt, burro e latticini). Devono essere inseriti il “paese di mungitura”, ovvero il nome del paese nel quale è stato munto il latte, il “paese di condizionamento”, quindi il nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato” e il “paese di trasformazione”, cioè il nome della nazione nella quale il latte è stato trasformato.
La nuova normativa – voluta fortemente dall’Italia – di fatto va ad affiancare quella sul latte fresco e sui prodotti derivati, e completa quindi le direttive europee sugli alimenti “nati” dalle mucche.
Dalle “restrizioni”, naturalmente, sono esclusi i prodotti Dop e Igp in quanto già da tempo devono sottostare ai relativi disciplinari.
Qualche numero quindi, giusto per dare una “dimensione” – se non visiva, perlomeno indicativa – al settore del latte a lunga conservazione: in Italia tre cartoni di latte UHT su quattro sono stranieri. Inoltre la metà delle mozzarelle vengono “realizzate” con caglio che proviene dall’estero.
Nel 2015 i consumatori italiani hanno acquistato circa 48 litri di latte a testa. Il consumo dei formaggi in Italia invece è stato stimato in poco meno di 21 chilogrammi a persona. Si pensi che i francesi, sempre per quel che concerne il formaggio, sfiorano i 26 chilogrammi”.
Finalmente i consumatori italiani potranno sapere con certezza se il latte e i suoi derivati che consumano siano o meno di provenienza italiana. Nella Repubblica di San Marino il latte fresco commercializzato è solo quello proveniente dagli allevamenti presenti in territorio, così come – per le produzioni lattiero casearie – viene utilizzato solo il latte degli allevamenti sammarinesi.
La Cooperativa Agricola Latte Sammarinese – Centrale del Latte di San Marino ha recentemente ampliato la propria offerta, aggiungendo al “paniere” due prodotti realizzati con il latte del territorio e presentati in anteprima in occasione dell’ultima fiera agricola. Il primo è il “Fiore”, il primo formaggio realizzato con caglio vegetale – e quindi adatto anche ai vegetariani (“Il caglio che viene utilizzano non proviene – come da tradizione – dallo stomaco del vitello, bensì da un fiore, il cardo” ha spiegato a Fixing il Presidente Ugo Bonifazi) ma anche indicati per le diete ipocaloriche. Il secondo invece il “Cuore di ricotta”, versatile e leggera, ideale in cucina per mantecare primi piatti, per ripieni di paste e torte salate e per gustose ricette dolci. Un “formaggio” (anche se esistono filosofie diverse sul definire la ricotta un formaggio) privo di conservanti e particolarmente consigliato perché fonte di naturale di calcio, elemento indispensabile per rinforzare e mantenere la salute delle ossa in ogni fase della vita come la crescita, la gravidanza, l’allattamento e l’età matura.