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“Giornata della memoria”, il messaggio degli Eccellentissimi Capitani Reggenti

da Redazione

Il messaggio degli Ecc.mi Capitani Reggenti in occasione della “Giornata internazionale della memoria” .

 

Il 27 gennaio si celebra la Giornata Internazionale della Memoria.

La data scelta per commemorare ogni anno le vittime dell’Olocausto ricorda l’ingresso, il 27 gennaio 1945, delle forze alleate nel campo di concentramento di Auschwitz, che svelò al mondo l’orrore del genocidio nazista. Una delle pagine più terribili della storia dell’umanità, sicuramente la più difficile da dire e da concepire anche perché quell’immane tragedia si consumò nel cuore dell’Europa, negando quei valori e principi che sono i cardini della sua cultura e della sua civiltà.

Non possiamo e non dobbiamo sottrarci al dovere della memoria, perché, come disse Primo Levi, dimenticare significa negare. Negare il sacrificio delle tante vittime innocenti di una ferocia inaudita, negare il cammino di persecuzioni e di sofferenze da loro subite. Ma anche negare un punto di svolta del nostro recente passato e uno dei momenti fondativi del nostro presente. Dalla esperienza della profondità del male che un essere umano può infliggere al proprio simile, dalla coscienza della fragilità degli argini morali, religiosi e civili costruiti a difesa dalla barbarie, scaturì infatti l’esigenza e la volontà di riedificare su più solide basi di reciproco rispetto e di solidarietà la convivenza tra uomini e popoli.

Ma affinché questa giornata non risulti essere una mera celebrazione formalistica, in un epoca che troppo facilmente tende a dimenticare il passato e vede scomparire gli ultimi testimoni, sopravvissuti al dramma della deportazione e della reclusione, occorre sempre e di nuovo interrogarsi sul senso di una memoria da trasmettere di generazione in generazione.

La memoria della Shoah richiede ad ogni generazione uno sforzo per non rimuovere le immagini dell’orrore e della brutalità e per cercare di comprendere come e perché sia stato possibile giungere allo sterminio pianificato di sei milioni di persone, coniugando barbarie e razionalità scientifica.

La memoria ha un senso se, coltivata pensando al presente e al futuro, rappresenta un monito a reagire con fermezza contro ogni forma di discriminazione e di demonizzazione verso il diverso e lo straniero e ad assumerci appieno la responsabilità di un silenzio e di un’indifferenza che anche oggi, come allora, contribuiscono a consolidare persecuzioni e violenze.

Abbiamo il dovere di adoperarci per rafforzare una cultura di autentico rispetto della dignità e dei diritti di qualunque essere umano, indipendentemente dalla razza, etnia, religione e cultura. Cultura che – siamo convinti – rappresenta lo strumento più efficace per contrastare quegli atteggiamenti di radicalizzazione della diffidenza e dell’odio che trovano un più fertile terreno di coltura proprio nei momenti di crisi, quando più profonde e diffuse sono insicurezza e paura per il futuro.

Con questo spirito, plaudiamo alle iniziative promosse in Repubblica in occasione del Giorno della Memoria, invitando la nostra popolazione a non dimenticare la grande umanità di cui, in quel difficile contesto, seppero dar prova i Sammarinesi, affinché la loro testimonianza possa rappresentare un esempio e un monito per il nostro presente e per il nostro futuro.

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